deforestazione Amazzonia

In Colombia il motore della deforestazione dell’Amazzonia sono gli allevamenti illegali (più della coltivazione di coca)

Uno studio realizzato dall’Università di Tolima ipotizza che la prima causa della deforestazione dell’Amazzonia in Colombia sia l’allevamento illegale del bestiame. Un’attività che potrebbe essere legata alla criminalità organizzata.
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Maria Teresa Gasbarrone 22 Febbraio 2023

La prima causa della deforestazione che sta distruggendo l'Amazzonia in Colombia non sarebbe la coltivazione di cocaina, ma gli allevamenti illegali di bestiame. A lanciare l'allarme è stato uno studio dell'Università di Tolima pubblicato su Scientific Reports.

Secondo il report le aree per l'allevamento rappresentano la maggior parte della superficie deforestata, mentre la coltivazione della coca, l'ingrediente base della cocaina, ne rappresenta solo un sessantesimo.

La premessa

Lo studio, guidato dal docente universitario Paulo Murillo-Sandoval, nasce con l'obiettivo di "esaminare – si legge sulla rivista – come l'allevamento illegale di bestiame e la coltivazione di coca stiano determinando il cambiamento della copertura forestale negli ultimi 34 anni (1985-2019)".

D'altronde negli ultimi anni la deforestazione in Amazzonia ha assunto dimensioni sempre più allarmanti, nonostante la strategia colombiana per la conservazione della foresta sia incentrata sulla lotta alla produzione di coca.

"Vogliamo finalmente sradicare questa narrativa secondo cui la coca è il motore della deforestazione", ha dichiarato Sandoval.

Le domande a cui lo studio si pone di rispondere sono due:

  1. Le attività illecite (allevamento di bovini e coltivazione di coca) determinano modelli di cambiamento del territorio nell'Amazzonia colombiana?
  2. In che modo i regimi politici dell'Amazzonia colombiana, come le politiche agrarie o la guerra alla droga sono correlati all'espansione delle attività fondiarie illecite?

Il fallimento della lotta alla coca

Gli studiosi hanno analizzato come le varie attività illegali abbiano contribuito alla deforestazione dell'Amazzonia nel Paese: "Si stima che – si legge nel report oltre il 40% della deforestazione a livello mondiale sia legata ad attività illegali". Tra queste ci sono "l'agricoltura commerciale, la produzione di materie prime come la carne bovina, il legname tropicale, la palma da olio, la soia, nonché la coltivazione di colture illecite come la coca".

Oltre il 40% della deforestazione a livello mondiale à legata ad attività illegali. Tra queste ci sono la coltivazione di cocaina, ma anche la produzione di materie prime agro-alimentari

Sebbene le tecnologie di osservazione della Terra offrono la capacità di monitorare i cambiamenti nell'uso del suolo associati a queste attività, "è difficile – spiegano gli autori del report – identificare e caratterizzare chiaramente come "illeciti" specifici cambiamenti nell'uso del suolo".

La tesi di fondo dello studio è che il contrasto alla coltivazione di coca non sia determinante per contrastare la deforestazione, ma anzi che l'attuale politica stia producendo esiti paradossali, connessi all'allevamento di bestiame e a usi illeciti del terreno.

Cocaina
Piantagione di coca in Bolivia

Il legame con il narcotraffico

Nello specifico nel report si sottolinea come mentre durante il conflitto colombiano (1984-2011) tra il governo della Colombia (GoC) e le Forze Armate Rivoluzionarie di Colombia (Farc) – il cui ruolo nella coltivazione e commercializzazione della coca è noto – l'allevamento di bestiame è rimasto fermo a livelli contenuti, con l'attenuarsi dei conflitti si sia fin da subito registrata una rapida espansione dei terreni utilizzati per l'allevamento.

La deforestazione per gli allevamenti è esplosa nel 2017 dopo un accordo di pace tra il governo colombiano e le Farc (Forze Armate Rivoluzionarie di Colombia)

Il fenomeno è cresciuto sempre di più fino a esplodere con la firma dell'accordo di pace stipulato tra il governo e le Farc. "Nel 2017 – si legge nel report – la deforestazione ha raggiunto il livello record di 219.973 ettari (543.565 acri), con un aumento del 23% rispetto all'anno precedente".

La lotta alla coca favorisce l'allevamento illegale?

Secondo gli autori, mentre il governo era intento a condurre la battaglia con i coltivatori di coca, il vero motore della deforestazione, l'allevamento di bestiame, ha fatto sue intere aree dell'Amazzonia.

Ha contribuito a questo fenomeno il vuoto normativo esistente nella regolamentazione fondiaria colombiana rispetto all'attività di allevamento. Carlos Devia, ingegnere forestale dell'Università Javeriana di Bogotà, che non ha partecipato allo studio, ha spiegato al Guardian come mentre per ottenere il riconoscimento dei loro atti gli agricoltori devono dimostrare che il 75% dei loro appezzamenti è produttivo, per gli allevatori le cose sono molto più semplici: "Si possono avere 100 ettari di terreno e buttarci dentro 10 mucche, mentre per le patate o il mais solo un ettaro richiederebbe un anno di grande lavoro", ha spiegato Devia.

Le ipotesi dei legami tra attività illegali

Secondo gli studiosi di Tolima il già citato accordo del 2016 "ha segnato l'inizio di nuovi usi del territorio, come l'allevamento di bestiame, promossi dai cartelli della droga e dai grandi proprietari terrieri che cercano di trarre vantaggio da politiche fondiarie più favorevoli".

Una sfida fondamentale per comprendere i motori della deforestazione rimane quindi la mappatura solida della conversione tra foreste, coltivazioni di coca e allevamenti di bestiame.

Da una parte infatti – osservano i ricercatori – la persistenza di coltivazioni di coca può avere due spiegazioni. Può infatti indicare che gli agricoltori rispondono agli elevati profitti economici derivanti dalla coltivazione della coca o che le misure di controllo messe in atto dal governo sono inefficaci. Dall'altra, la rapida espansione di allevamenti di bestiame potrebbe convalidare l'ipotesi dell'esistenza di mercati fondiari illegali e speculativi.

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