In Thailandia i macachi vengono usati per raccogliere le noci di cocco: Peta ne denuncia lo sfruttamento per la terza volta

Per otto mesi, dal dicembre 2021 al luglio 2022, PETA Asia ha condotto un’indagine, la terza del genere, sull’industria tailandese del cocco e ha scoperto che le scimmie incatenate sono costrette a trascorrere lunghe ore arrampicandosi su alti alberi per raccogliere pesanti noci di cocco.
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Roberto Russo 15 Dicembre 2022

Il cosiddetto latte di cocco è un alimento che trova sempre più estimatori, anche da noi. Eppure, al di là delle sue caratteristiche nutrizionali, consumare latte di cocco, in particolare quello prodotto in Thailandia, potrebbe avere risvolti etici non indifferenti. Secondo un report di PETA Asia, infatti, in Thailandia si usano i macachi per raccogliere le noci di cocco.

Non è la prima volta che People for the Ethical Treatment of Animals denuncia la situazione: quello di quest'anno, infatti, è il terzo rapporto della ONG su questo sfruttamento. A seguito delle prime rilevazioni, il governo thailandese come anche i raccoglitori di cocco, avevano comunicato di non utilizzare più i macachi per la raccolta dei frutti, invece nel corso di ispezioni effettuate tra dicembre 2021 e luglio 2022, sono state individuate 57 operazioni in cui gli animali sono stati maltrattati.

Per la raccolta delle noci di cocco vengono usati macachi nemestrini settentrionali (Macaca leonina, noti anche come macachi dalla coda di maiale settentrionale), la cui specie è ritenuta ad alto rischio di estinzione nel medio periodo.

Perché si usano i macachi per raccogliere il cocco?

Le palme da cocco possono essere alte anche 20/30 metri e raggiungere i frutti può essere complicato. Gli esseri umani non solo devono arrampicarsi sugli alberi, ma devono usare anche strumenti rudimentali (spesso aste sulla cui punta ci sono coltelli) per raccogliere le noci. Inoltre queste, cadendo, potrebbero finire addosso ai raccoglitori e far loro del male. Un bravo operaio può riuscire a raccogliere poche decine di noci al giorno.

(Attenzione: il filmato seguente contiene immagini forti e potrebbe urtare la sensibilità)

I macachi, invece, sono più veloci, agili, e riescono a raccogliere anche un migliaio di noci al giorno. Convenienti, dunque. Ma a che prezzo? Lo sfruttamento dei macachi inizia fin da piccoli, quando vengono strappati alla loro famiglia. I cuccioli selvatici vengono catturati con reti: una pratica illegale in Thailandia, ma non sembra avere conseguenze legali il farlo. L'addestramento, inoltre, può essere molto violento.

Una volta terminato l'addestramento, gli esemplari vengono venduti ai raccoglitori. Spesso i macachi devono sopportare morsi, punture e ossa rotte. Non solo: vengono tenuti alla catena, in gabbie e in condizioni igieniche inesistenti. Ricordiamo che i macachi  sono animali sociali che vivono in branchi: tenerli da soli, in gabbia, è forse ancora più doloroso per il loro benessere psico-fisico degli abusi fisici. Come se questo non bastasse ad alcuni esemplari vengono tolti i canini, per evitare che mordano gli esseri umani.

“Condannate a una vita dura per raccogliere noci di cocco tutto il giorno, queste scimmie sensibili non possono passare del tempo con le loro famiglie o provare gioia” (Jason Baker, vicepresidente PETA Asia)

In genere i macachi lavorano una decina di anni e poi vanno “in pensione”. E qui la tragedia non finisce: alcuni, infatti, secondo il report di Peta passeranno il resto della loro vita in cattività, probabilmente legati; altri saranno liberati nella foresta, il che vuol dire condannarli a morte certa, visto che per tutta la vita sono stati dipendenti dagli uomini e non sanno procurarsi il cibo da soli.

Ricordiamo che la Thailandia è il nono paese al mondo per produzione di cocco e terzo per l’esportazione. La Peta invita tutti a non acquistare latte e crema di cocco dalla Thailandia finché l'industria non si impegnerà a spezzare queste catene.