Inquinamento luminoso: come è regolato in Italia?

Nonostante le varie proposte, non esiste una legge nazionale sul fenomeno. Molte regioni, comunque, si sono attrezzate per provare a regolamentarlo.
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Gianluca Cedolin 15 Maggio 2020

Lo scorso 9 marzo la Corte di Cassazione ha stabilito che il gestore di una discoteca all'interno del parco naturale Migliarino San Rossore Massaciuccoli (in Toscana) ha compromesso la salvaguardia dell'area protetta diffondendo “emissioni luminose, costituite da luci colorate che si alternavano a luci bianche”. In sostanza, la Cassazione ha evidenziato l'impatto negativo sull'ambiente, sugli animali e anche sull'uomo dell'inquinamento luminoso prodotto dal locale. Una sentenza che potrebbe fare giurisprudenza, soprattutto per il fatto che non esistono leggi specifiche a livello nazionale sull'inquinamento luminoso. Se qui ti abbiamo parlato di cosa sia l'inquinamento luminoso, adesso vogliamo capire come viene regolamentato in Italia.

Tra la fine del secolo scorso e l'inizio degli anni 2000 sono state emanate diverse leggi regionali che stabiliscono dei criteri per limitare l'inquinamento luminoso (la prima è stata approvata dal Veneto nel 1997). Queste leggi, diverse da regione a regione, stabiliscono dei limiti massimi di emissioni luminose artificiali notturne, individuano gli enti e le istituzioni responsabili del controllo (i comuni, le Arpa) e impongono delle opere di prevenzione, come l'efficientamento di impianti non a norma. A questo proposito, ti consigliamo di consultare il sito dell'organizzazione Cielobuio, che raccoglie tutti i regolamenti e le leggi che riguardano l'inquinamento luminoso.

A livello nazionale, invece, nonostante le varie proposte arrivate in Parlamento, non esiste una legge che regolamenti l'inquinamento luminoso. Puoi trovare, sempre su Cielobuio, anche i progetti di legge che si sono susseguiti negli anni. Sarebbe importante avere una legge nazionale con criteri rigidi, per combattere un tipo di inquinamento molto pericoloso.