Istamina: cos’è, in quali alimenti si trova e perché può scatenare un’intossicazione alimentare

Se non indicato espressamente, le informazioni riportate in questa pagina sono da intendersi come non riconosciute da uno studio medico-scientifico.
Tra gli alimenti che contengono istamina, è soprattutto il pesce a esserne una fonte notevole, essendo sottoposto più frequentemente a trattamenti di conservazione. Vale lo stesso discorso per alcuni salumi come i salami e lo speck e altre verdure come le melanzane, i pomodori e gli spinaci.
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Gaia Cortese 23 Dicembre 2020

Se anche tu sei allergico a qualcosa, probabilmente avrai sentito parlare degli antistaminici e più nello specifico dell’istamina, una sostanza che il tuo corpo produce in presenza di un allergene. In poche parole, facendo da mediatore chimico in alcune reazioni dell’organismo, l’istamina ha il compito di mettere in allerta il corpo se riconosce qualcosa di estraneo e quindi di potenzialmente pericoloso. Se i livelli di istamina sono molto alti possono comparire delle reazioni allergiche, ecco perché in alcuni casi si ricorre all’assunzione di antistaminici.

L’istamina è contenuta anche in diversi alimenti, e se non c’è un equilibrio tra assunzione e liberazione di questa sostanza (ad opera di un enzima detto diaminossidasi), possono presentarsi alcuni sintomi di allergia. In caso di intolleranza all’istamina, infatti, l’enzima appena citato non riesce a svolgere la sua funzione in modo corretto: da qui la comparsa di specifici sintomi come crampi addominali, dolori allo stomaco, diarrea, prurito e orticaria, mal di testa, asma e difficoltà respiratorie, tachicardia e vertigini, irritazione e prurito agli occhi.

Alimenti ricchi di istamina

L’intossicazione da istamina è quindi un’intossicazione alimentare, causata dall’ingestione di istamina contenuta in specifici alimenti: alcuni di questi contengono istamina in seguito ad alcuni trattamenti a cui sono stati sottoposti, altri invece consentono al tuo organismo di rilasciare questa sostanza una volta ingeriti.

La formazione di istamina all’interno degli alimenti avviene perlopiù in condizioni particolari che permettono la crescita di aminoacidi liberi, microrganismi e batteri quindi in tutti quei trattamenti a cui vengono sottoposti degli alimenti come la stagionatura, la fermentazione, la maturazione e la prolungata conservazione in magazzino.

Tra questi compaiono alcuni formaggi, il salame e lo speck, il pesce, i frutti di mare, i crauti e il lievito, ma anche alcune verdure come pomodori, melanzane e spinaci, tra i condimenti anche il ketchup, la salsa di soia e l’aceto, mentre tra gli alcolici il vino rosso e lo spumante.

Nello specifico, se conservato male o per troppo a lungo, è proprio il pesce che può mettere a rischio la salute essendo molto ricco di istamina. Spesso gli alimenti imputati sono i pesci marini della famiglia Scombridae: non solo lo sgombro, ma anche la palamita, la lampuga e varie specie di tonno. Difatti, l’intossicazione da istamina viene chiamata anche sindrome sgombroide, pertanto vale la pena fare davvero attenzione a tutte queste varietà di pesce, a cui se ne aggiungono anche altre di famiglie diverse, come il tonno, le sardine, le alici, le aringhe in scatola e occasionalmente i salmoni.

Ci sono poi tutti gli altri alimenti che liberano istamina una volta ingeriti: tra questi ci sono le fragole, l’ananas, il cioccolato, le noci, i funghi e l’alcool.