Isterie di massa: ecco alcuni celebri episodi in cui un gesto banale nascondeva un reale disturbo

Se non indicato espressamente, le informazioni riportate in questa pagina sono da intendersi come non riconosciute da uno studio medico-scientifico.
Una risata, un singhiozzo, una voglia irrefrenabile di ballare. Ci sono stati casi dove queste azioni quasi insignificanti erano in realtà sintomi di forme di isteria di massa. Furono contagiate decine, o addirittura, centinaia di persone. In un paio di episodi, le conseguenze purtroppo furono tragiche.
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Giulia Dallagiovanna 12 Novembre 2018

Fine settembre 2001, Stati Uniti. Un gruppo di persone attende l'autobus vicino alla fermata. A un certo punto, uno di loro nota uno zaino dimenticato su una panchina. Si scatena il panico e, senza alcun motivo, quasi tutti si convinceranno di aver visto un uomo di origine araba abbandonare volontariamente la borsa e poi fuggire. Ma questo non è mai accaduto. Si tratta di un caso di isteria di massa.

Non è una storia vera, ma nei giorni successivi all'attentato alle Torri gemelle di New York, si registrarono molti episodi simili. Diversi individui convinti di aver respirato sostanze tossiche dopo aver aperto una busta o di aver visto presunti terroristi piazzare ordigni in luoghi affollati. Sono conseguenze sociopsicologiche di un grande stress.

Si definisce isteria di massa proprio un disturbo che colpisce un insieme di persone a stretto contatto. Da un giorno all'altro, tutte saranno convinte, ad esempio, di avere la stessa malattia, di provare gli stessi dolori o di vedere lo stesso pericolo. Nel medioevo succedeva spesso nei conventi, più tardi diventò un fenomeno che colpiva i lavoratori nelle fabbriche. Oggi succede soprattutto dopo eventi traumatici come l'11 settembre. Ma sono stati registrati alcuni episodi che ancora oggi rimangono inspiegabili: atteggiamenti isterici iniziati come gesti banali, le cui conseguenze sono state anche tragiche.

La piaga del ballo

Era il luglio del 1518 quando una donna, Frau Troffea, iniziò a ballare per le strade di Strasburgo. Nulla di male, in apparenza, ma dopo una settimana non aveva ancora smesso. Nel frattempo, un centinaio di persone si erano unite a lei. Le autorità non capivano quello che stava succedendo, ma si convinsero che si trattasse di una sorta di "febbre del ballo" che si sarebbe esaurita da sola. Non solo, costruirono una pista di legno e ingaggiarono musicisti e ballerini esperti per guidare i partecipanti.

Dopo qualche giorno fu evidente che non si trattava di un divertente passatempo. I più deboli di cuore furono colpiti da attacchi cardiaci e ictus e alcuni di loro morirono. Ma questo non fermò i danzatori, diventati ormai 400, che proseguirono nonostante affaticamento, caviglie rotte e femori fratturati. Si calmarono solo a fine settembre e i feriti dovettero essere ricoverati.

Alcuni medici dell'epoca attribuirono l'assurdo comportamento a un'intossicazione da segale cornuta, che causerebbe spasmi e movimenti scoordinati e incontrollabili. Ma per avvelenare così tante persone, ne sarebbe servita una quantità davvero elevata. Sicuramente però la passione per il ballo non c'entrava nulla. Alcuni documenti infatti riportano testimonianze di persone che pregavano di smettere di danzare. Gli studiosi sono sempre più sicuri, quindi, nell'affermare che si trattasse di un'isteria di massa, provocata forse dalla fame e dalla povertà che affliggevano la popolazione.

La risata della Tanzania

Il 30 gennaio del 1962, quando la Tanzania si chiamava Tanganyika, tre ragazze in una scuola femminile del villaggio di Kashasha iniziarono a ridere. Non c'era stato nessun evento scatenante: non una battuta, né una scena comica. Però non riuscivano a smettere. Anzi contagiarono le compagne. Nel giro di poche settimane, più della metà delle studentesse dell'istituto ridevano per ore, o anche per giorni, senza riuscire a seguire le lezioni. S'interrompevano per qualche tempo e poi ricominciavano. La scuola chiuse per mesi.

Alcune ragazze, tornate a casa, contagiarono anche il loro villaggio. Fra aprile e maggio più di 200 persone furono colpite da una risata interminabile. Molti di loro provavano dolori, singhiozzavano e avevano il fiato corto, ma non potevano smettere. Poi, così com'era iniziata, l'epidemia di riso finì.

È probabile che in questo caso l'isteria di massa fosse dovuta alla recente indipendenza del Paese. I ragazzi, soprattutto quelli delle fasce più povere, venivano mandati a scuola da genitori disposti a fare mille sacrifici, pur di regalare un futuro migliore a figli, in uno stato finalmente autonomo. Ma questo provocò un forte stress negli studenti che a un certo punto divenne insostenibile.

Il singhiozzo di Danvers

Pochi anni fa, nell'agosto del 2012, a un ragazzo di Middleton, nel Massachussets, venne il singhiozzo. Da un fatto banale, però, divenne un disturbo cronico e fu accompagnato anche da tic vocali. Piano piano, nella sua scuola altri studenti iniziarono a mostrare gli stessi sintomi. Non solo, ma nella vicina città di Danvers un altro istituto superiore fu messo di fronte allo stesso fenomeno. Il ministero della Salute del Massachussets avviò un'indagine.

Fu presa in considerazione l'ipotesi di intossicazione da tossine, visto che entrambe le scuole ospitavano laboratori di cosmetica o di carpenteria. Scartata quella, alcuni genitori proposero un disordine neuropsichiatrico dovuto a un'infezione da streptococco. Vennero consultati 2600 metri e scandagliati i due edifici alla ricerca di qualunque sostanza tossica potesse esserci. Non si trovò nulla.

Il Post riporta un parere del sociologo neozelandese Robert Bartholomew, secondo il quale si trattava di una manifestazione collettiva di "disturbo di conversione". Una forma di isteria di massa, cioè, dove le persone con particolari problemi psichici sviluppano sintomi di malessere fisico, che a prima vista sembrano simili a quelli di una malattia neurologica. Le più colpite tendono a essere le ragazze durante l'adolescenza. In questo caso, l'unico fattore di stress a cui è possibile ricondurre l'epidemia è la fusione delle due scuole che sarebbe avvenuta poco tempo dopo.

Le streghe di Salem

Danvers forse non la conosci, ma se ti dico Salem? Esatto, è la stessa città diventata tristemente famosa per il processo alle streghe. Tutto cominciò con due ragazzine, Elizabeth Parris e Abigail Williams, che nell'inverno del 1691 iniziarono a mettere in atto comportamenti strani. Si nascondevano dalle altre persone, strisciavano invece di camminare e a un certo punto smisero di parlare. Non ci volle molto perché in una comunità rigorosamente puritana si iniziasse a parlare di stregoneria.

La prima ad essere indicata fu una schiava indigena, Tituba Indians, che spesso si occupava delle due bambine. Ma non fu impiccata. Scelse di confessare e di accettare l'esilio da una cittadina che, in realtà, non era la sua. Il vero problema sorse quando il contagio iniziò a diffondersi e altre ragazze iniziarono a mostrare gli stessi disturbi. Una donna diede in pasto a un cane una focaccia impastata con la segale e l'urina delle vittime del "malocchio", ma l'animale non individuò la strega.

Così, iniziarono una serie di accuse sommarie e che partirono dal popolo, mentre i giudici dei tribunali per un po' di tempo rimasero a guardare. Le ragazzine furono incalzate a dire i nomi di chi aveva scagliato la maledizione e, probabilmente, influenzate a nominare soprattutto persone che il resto della popolazione voleva eliminare. Le dita furono puntate soprattutto contro donne, spesso povere e che vivevano ai margini della società, oppure che avevano esercitato una qualche forma di potere che aveva dato fastidio al resto degli abitanti.

A questo punto, intervenne la giustizia. Iniziarono i processi, le interrogazioni e le torture. Più di 200 donne furono arrestate e 19 di loro vennero giustiziate. L'isteria si calmò solo nel settembre del 1692, quando i pastori della zona si espressero contro una raccolta di prove insufficiente e sommaria.

Naturalmente, nessuna strega aveva scagliato un incantesimo su ragazzine che probabilmente furono vittime di un'isteria di massa. Salem infatti era un villaggio al confine con le terre dei nativi americani. L'ultimo avamposto cristiano prima delle tribù di peccatori. Non solo, ma in quegli anni le guerre e i continui scontri fra indigeni e coloni aveva portato a dimenticare in parte le rigide regole puritane. Gli abitanti si sentivano così lasciati soli in una terra straniera, abbandonati anche da Dio. Da quel momento, iniziarono a vedere ovunque il diavolo.