La direttiva europea sulla plastica monouso è entrata in vigore, ma in Italia manca il decreto

Sta prendendo una piega grottesca la vicenda del recepimento della direttiva Sup da parte dell’Italia: secondo alcune indiscrezioni, il decreto legislativo dovrebbe arrivare a ottobre. E mentre il ministro della transizione ecologica Cingolani continua a trattare con la Commissione Europea, tra gli operatori del settore regna l’incertezza.
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Federico Turrisi 5 Luglio 2021

Come saprai, sabato scorso (cioè il 3 luglio) è entrata in vigore la direttiva Sup (Single-Use Plastics), di cui su Ohga abbiamo parlato a lungo. Ebbene, ti starai chiedendo: che cosa è cambiato qui in Italia da quella data? La risposta è… niente! Sì, hai capito bene. Perché del decreto legislativo che dovrebbe recepire la direttiva non si è vista l'ombra. O meglio, la bozza dello schema di recepimento circola da tempo, ma giace ancora sulla scrivania del ministro della transizione ecologica Roberto Cingolani.

Il governo italiano ha infatti deciso di posticipare l'applicazione della direttiva perché vuole prima risolvere alcune questioni con la Commissione Europea. Il nostro Paese infatti ha chiesto di inserire alcune deroghe nel decreto di recepimento della direttiva europea; e precisamente vuole "salvare" i prodotti monouso (come piatti, posate, contenitori per alimenti e bevande eccetera) realizzati con plastiche biodegradabili e compostabili conformi allo standard europeo EN 13432, e anche quelli in carta che presentano una piccola percentuale di plastica (laddove non sia possibile ricorrere ad alternative riutilizzabili). Il motivo? Semplice, si tratta di settori in cui l'industria italiana è leader sul mercato.

Qualche settimana fa il ministro Cingolani aveva annunciato di avere trovato l'accordo con Bruxelles. Ma ufficialmente non è arrivato alcun via libera dell'Unione Europea. E anzi, secondo alcune indiscrezioni trapelate dal ministero della transizione ecologica, il decreto legislativo non dovrebbe vedere la luce prima del mese di ottobre. Risultato, in attesa che il confronto Italia-Ue trovi una risoluzione, le aziende italiane non sanno ancora come posizionarsi e proseguono con il business as usual.

Insomma, nei supermercati troveremo ancora piatti e stoviglie in bioplastica compostabile (e anche quelli in plastica convenzionale fino a esaurimento scorte). Non dobbiamo comunque immaginarci una sostituzione one-to-one dei prodotti in plastica banditi dalla direttiva. Quello che occorre è un cambiamento culturale, una transizione verso un modello di economia circolare, un superamento della logica dell'usa e getta. Se sostituiamo il prodotto monouso in plastica tradizionale con un analogo prodotto monouso compostabile, non avremo fatto molta strada. Molto sta anche a noi cittadini, con le nostre scelte quotidiane.