La paura del rifiuto: i consigli per affrontarla

La paura del rifiuto si manifesta come un’eccessiva preoccupazione per situazioni in cui si potrebbe essere esposti a critiche o al rifiuto. È una strategia di sopravvivenza, ma può anche diventare un ostacolo al proprio benessere mentale. Vediamo allora come la si possa attenuare.
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Dott.ssa Samanta Travini Psicologa Psicoterapeuta
27 Maggio 2023 * ultima modifica il 27/05/2023

La paura del rifiuto è caratterizzata da una intensa preoccupazione per situazioni, reali o presunte, in cui si è esposti al rifiuto o alle critiche. Ciò comporta una iper-vigilanza rispetto ai segnali sociali e una estrema sintonizzazione sugli stati emotivi altrui.

I principali comportamenti

In contesti sociali, come gruppi o conversazioni, coloro che temono il rifiuto provano uno stato di allarme. Ciò li rende iper-sensibili a qualunque cenno di disapprovazione.

La conseguenza di questa iper-sensibilità è il generarsi di un circolo vizioso che peggiora l’interazione. Infatti, la forte aspettativa di essere rifiutati spinge la persona a mantenersi distante e silenziosa. Questo genera nell’altro una reazione speculare di distanza. A quel punto, la persona che teme il rifiuto leggerà la distanza dell’altro come la prova di non essere apprezzata aumentando il grado di ritiro dalla relazione.

In chi teme il rifiuto, la sofferenza dell’altro è causata dalla propria inadeguatezza e, pertanto, è interpretata come un rifiuto. In tal senso il nucleo del problema sembra essere la difficoltà di generare spiegazioni alternative allo stato emotivo dell’altro.

Da dove deriva

Il timore di essere rifiutati può essere considerato un adattamento psicologico volto a prevenire l’esclusione dal gruppo.

Infatti il bisogno di appartenenza ha giocato, e gioca, un ruolo fondamentale nella sopravvivenza della specie. Esso nasce dalla necessità degli esseri umani di formare gruppi che facilitino la sopravvivenza. I gruppi, infatti, possono condividere cibo e risorse, fornire mutua assistenza nella crescita dei figli e aumentare la capacità di difesa dalle minacce.

Non sorprende, quindi, che il timore di essere giudicati negativamente sia uno dei timori maggiormente provati dall’essere umano. In un ambiente ostile, come le foreste in cui vivevano i nostri progenitori, il giudizio negativo poteva significare esclusione dal gruppo ed esporre la persona al pericolo.

In questa ottica, la sensibilità al rifiuto ha il preciso scopo di garantire buoni rapporti con gli altri membri della comunità. Infatti, l’iper-vigilanza ai segnali sociali permetterebbe di individuare precocemente indizi che predicono un rifiuto e di mettere in atto adeguate strategie di sopravvivenza.

Come affrontare la paura del rifiuto

Di seguito alcuni semplici consigli per far fronte al rifiuto (reale o temuto) da parte degli altri.

  • Fai una lista dei tuoi fallimenti, un promemoria visivo del fatto che, nonostante quelli, sei ancora in pista, a provarci. Il rifiuto non ti ha uccisa. Anzi, accanto ai fallimenti, metti poi i tuoi successi: ti ricorderanno che i rifiuti ti hanno portata anche verso cose positive.
  • I rifiuti sono solo delle battute d'arresto temporanee. Non definiscono l'intera tua vita, ma ne fanno parte come tutte le cose negative. Vai avanti e vedrai che troverai il modo per superarli e collezionare, al contrario, i tuoi successi.
  • Sfidare la tua paura e metterti alla prova è un ottimo modo per usare i rifiuti come personale metodo di crescita. Rimettiti in sella subito dopo essere caduta.
  • Guarda il rifiuto da un altro punto di vista. Il rifiuto può anche essere accaduto perché tu non volevi realmente quella persona, quella situazione, quel lavoro. Sai che puoi fare o avere di meglio, e dunque non ti sei fermata a quel che avevi davanti. Renditi padrona del tuo destino e decidi tu che nome dare alle cose: se capisci che il rifiuto non viene dall'esterno, ma da dentro di te, saprai che sei stata tu a prendere in mano le redini della situazione. Farà meno male e ti renderà sicura.
  • Usa il rifiuto per crescere. Avere un altro punto di vista non significa comunque non riconoscere le tue responsabilità. Cercale, trovale e se puoi cambia ciò che è andato storto. Così ammetterai candidamente i tuoi errori, e potrai migliorarti.
  • Impara a semplificare e definire le tue emozioni. Cosa ti provoca il rifiuto? Cos'è quel dolore al petto? Probabilmente un misto di vergogna, orgoglio ferito, aspettative infrante. Ma una volta che avrai dato un nome ad ognuna di queste cose, quel groviglio che ti pesa si scomporrà, permettendoti di sentirti subito più leggera e più forte.

Come elaborare un rifiuto

Il primo passo per superare un rifiuto è accogliere il dolore. Concederci il tempo per stare male, ci aiuta ad elaborare il rifiuto, a farcene una ragione.

Cercare di “non pensarci” o, al contrario, continuare a rimuginare sul rifiuto ricevuto, non fa altro che peggiorare la situazione. Lottare con il dolore, cercare di evitarlo, farà durare la nostra sofferenza ancora di più.

Infine, dopo esserci concessi di stare male, lasciamo andare il dolore investendo attenzioni ed energie verso qualcosa di utile che possa arricchire la nostra vita: un interesse, un hobby, un’amicizia.

Cerchiamo di rendere questo rifiuto una crescita personale, chiediamoci: cosa ho imparato da questo rifiuto?

Possiamo imparare attraverso l’esperienza dolorosa, che non possiamo piacere a tutti, oppure un rifiuto può rivelarci qualcosa di utile su di noi.

Laureata in psicologia clinica dello sviluppo e neuropsicologia, si occupa di sostegno psicologico per individui, coppie e famiglie con particolare attenzione altro…