Quante volte hai sentito parlare di bullismo e cyberbullismo? Queste forme di violenza sono le più diffuse tra giovani e giovanissimi: come riporta il Ministero della Salute, gli atti di bullismo subìti a scuola sono più frequenti tra gli 11 e i 13 anni e nelle ragazze, mentre, il cyberbullismo è in crescita in ragazze e ragazzi della stessa fascia d'età. Dal monitoraggio a cui hanno contribuito il Ministero dell’Istruzione e l’Università di Firenze, il 25,3% degli studenti e delle studentesse è stato vittima di bullismo, mentre il 7,9% ha dichiarato di aver subito violenze per via telematica (invio di messaggi offensivi o diffusione di foto o video inerenti comportamenti imbarazzanti della vittima). Entrambi i fenomeni decrescono con l'avanzare dell'età ma i danni psicologici rimangono a volte anche per tutta la vita. Come si può intervenire?
La prevenzione è la migliore arma di contrasto secondo Giovanni Maria Vecchio, professore di Psicologia dello Sviluppo e dell’Educazione all’Università di Roma 3. Nella pratica significa educare i bambini già dalla scuola elementare all'empatia e alla prosocialità, ovvero, allo sviluppo di comportamenti generosi volti a fare del bene agli altri senza avere nulla in cambio. Da quest'idea è nato il progetto di ricerca CEDISMA, versione per i bambini della scuola primaria del progetto CEPIDEA – Competenze Emotive e Prosociali per l’Intervento sui Disturbi Esternalizzanti degli Adolescenti. In sostanza, i bambini seguono lezioni di prosocialità e laboratori in aggiunta alle lezioni ordinarie. I partecipanti non saranno solo i bambini che già manifestano comportamenti sbagliati ma tutta la classe perché il bullismo nasce e cresce dove c'è un clima di indifferenza, anche da parte dei compagni.
I programmi scolastici così modificati e messi in pratica in alcune scuole di Roma comprendono lezioni che mirano alla gestione delle emozioni, alla comunicazione, all’empatia e al senso civico nei bambini e negli adolescenti. Tra le attività proposte, scrivere una lettera a un amico che si trova nei guai, per stimolare nel bambino l'abilità di mettersi nei panni degli anni, oppure identificare un’emozione e descrivere le situazioni che la scatenano. Sono state anche proposte situazioni verosimili in cui, ad esempio, un alunno chiede a un suo amico aiuto per fare uno scherzo a un altro alunno, da qui la sfida è trovare il modo per dire di no magari convincendolo che non è una buona idea.
Il progetto a prevenzione del bullismo finora ha avuto buoni risultati. I promotori hanno notato una riduzione drastica dei comportamenti aggressivi, una maggiore capacità della classe nel mantenere relazioni positive ma anche un miglioramento di profitto. Questo non fa che confermare che la prevenzione sia, come spesso accade, l'arma migliore.