La rabbia è una delle emozioni di base, un’emozione universale, che appartiene all’esperienza umana comune e condivisa a prescindere dall’età, dalla cultura e dall’etnia di appartenenza. La funzione adattiva della rabbia risiede nell’istinto di difendersi per sopravvivere nell’ambiente in cui ci si trova e nel rispondere a un’ingiustizia, un torto subito o percepito, alla percezione della violazione dei propri diritti. La rabbia è un’emozione che si manifesta negli individui e in alcuni casi porta all’attuazione di agiti, mentre in altri è repressa o inibita in termini di espressione e agiti comportamentali.
La rabbia è uno stato affettivo intenso che si attiva nell’individuo in risposta a stimoli sia interni sia esterni e alla loro interpretazione cognitiva. È un processo che segue alcune fasi (inizio, durata, attenuazione) cui si accompagnano modificazioni fisiologiche e comportamentali che hanno spesso una funzione di adattamento dell’individuo all’ambiente.
Come tutte le emozioni a valenza edonica negativa o positiva, anche la rabbia può essere funzionale e avere appunto una funzione adattiva. La funzione adattiva della rabbia o collera risiede nell’istinto di difendersi per sopravvivere nell’ambiente in cui ci si trova e-o nel rispondere a un’ingiustizia-torto subito o percepito, alla percezione della violazione dei propri diritti.
Numerosi sono i motivi per cui è possibile perdere la calma, per esempio quando consideriamo un’altra persona responsabile per averci procurato un danno, un fastidio; oppure, se non dovessimo trovare un responsabile diretto è possibile arrabbiarsi con se stessi. Spesse volte ci arrabbiamo con le persone a cui siamo più legati, come i genitori, i coniugi, in quanto proprio da loro ci aspettiamo di essere capiti e ascoltati, ma questo non si verifica sempre.
Le emozioni di base, fra cui la rabbia, hanno una base innata e una funzione adattiva, tuttavia possono diventare causa di sofferenza quando la loro intensità è molto elevata e si protrae nel tempo. La rabbia diviene disfunzionale per la persona se la sua manifestazione ne compromette le relazioni sociali o la spinge a compiere azioni dannose verso sé, gli altri, oppure verso cose. Lo stato emotivo e la relativa sofferenza sono determinati dal significato che la persona attribuisce agli eventi, infatti, come già anticipato, la persona prova rabbia nel momento in cui percepisce e dunque interpreta un determinato evento come un torto subito o una violazione dei suoi diritti.
Le tipologie di reazione alla rabbia sono tante e diverse, alcuni la interiorizzano, tenendosi dentro ogni rancore, altri cercano di non pensare all’oggetto della rabbia e altri ancora la sfogano con parole o comportamenti molto spesso inadatti alla situazione in cui si trovano. Infine ci sono gruppi di soggetti che stanno male per il fatto di pensare costantemente alla situazione o alla persona che genera ira, mantenendo sempre viva questa emozione.
Una delle convinzioni più diffuse è che la rabbia sia un’emozione negativa, in qualche modo nociva per noi in quanto porta inevitabilmente ad uno stato di malessere. In realtà la rabbia è un’emozione come tutte le altre ed in quanto tale ha un valore importante ed una sua utilità. Il suo scopo è quello di aiutarci a percepire un’ingiustizia e di conseguenza a fronteggiarla, quindi ha l’obiettivo di fungere da segnale in particolari circostanze, come avviene ad esempio per la paura nel momento in cui ci troviamo di fronte ad un pericolo.
La rabbia è diversa dall’aggressività: queste due esperienze sono decisamente differenti. Innanzi tutto la rabbia è un’emozione e può essere provata in differenti situazioni e con diversi livelli di intensità. Ad esempio possiamo essere arrabbiati con il marito o la moglie perché non ha fatto la spesa come stabilito, piuttosto che essere arrabbiati nei confronti di una persona che tratta con crudeltà un animale. L’aggressività invece riguarda un comportamento messo in atto per colpire qualcosa o qualcuno. Può essere un comportamento fisico come picchiare o spingere qualcuno piuttosto che verbale come nel caso degli insulti rivolti contro la persona con la quale si è arrabbiati. Quindi se la moglie non va a fare la spesa come stabilito e tocca a noi farlo possiamo provare rabbia nei suoi confronti, ma se la insultiamo per questo o la maltrattiamo fisicamente stiamo attuando un comportamento aggressivo. È importante fare questa distinzione perché nella maggioranza dei casi l’emozione di rabbia sperimentata non è seguita da un comportamento aggressivo.
Allora la domanda che ci si può porre a questo punto è: come mai alcune persone si arrabbiano più spesso o con maggiore intensità rispetto ad altre?
Questo tipo di persone non sono persone a cui capita più frequentemente di trovarsi in situazioni che suscitano rabbia ma hanno una maggiore propensione a trovare nelle situazioni che vivono, caratteristiche che suscitano la rabbia. Dipende cioè da come interpretano le situazioni e da che significato danno loro. Ad esempio se qualcuno ci supera nella coda alla cassa del supermercato possiamo pensare che l’abbia fatto di proposito e voglia fare il furbo e quindi ci arrabbiamo oppure possiamo pensare che non ci abbia visto e quindi non irritarci.
La rabbia scatta nel momento in cui la nostra interpretazione della situazione o del comportamento altrui ci porta a considerarli spiacevoli, ingiusti, intenzionali, evitabili.
In linea generare quindi si può parlare di una rabbia disadattiva, disfunzionale o patologica, quando appunto crea sofferenza individuale, oppure compromette le relazioni sociali e spinge a compiere azioni dannose verso persone o cose o se stessi.
Bisogna imparare a gestire la rabbia quando questa diventa un malessere cronico e perde il suo ruolo di liberazione occasionale, dovuta a stress o eccessiva emotività.
Quando, tuttavia, si tratta di un malessere cronico e ormai consolidato è necessario l’aiuto di uno psicologo, che ti aiuterà a capire il valore e il significato che si dà alle diverse situazioni della vita, cosa fa arrabbiare e come ci si sente quando noi stessi o qualcosa in cui crediamo viene messo in discussione.
L’altra faccia della rabbia è quella funzionale e costruttiva. Quella che ci spinge ad affermare ciò che pensiamo o desideriamo, a difendere i nostri diritti e valori quando vengono calpestati. Potremmo definirla come una riserva di energia, che se espressa in maniera funzionale, ci consente di raggiungere i nostri obiettivi ed essere rispettati. La rabbia aiuta a essere determinati e motivati, a patto che si riesca a incanalarla. La versione positiva di un comportamento aggressivo è un comportamento assertivo. Le persone assertive sono in grado di affermare i propri bisogni e diritti in maniera chiara, senza scivolare in atteggiamenti passivo-aggressivi, senza rinunciare ai propri bisogni e confrontandosi in modo sano con gli altri.
Il prerequisito essenziale è definito “alfabetizzazione emotiva”. Questa espressione indica l’abilità di identificare la comparsa di un’emozione, comprenderne il significato personale ed esprimerla in modo coerente al contesto. La buona notizia è che con un po’ di allenamento si può imparare a riconoscere e gestire le emozioni.