La Sacra di San Michele, un simbolo di cultura e mistero che unisce l’Italia all’Europa

Nella bassa Val Susa, ai piedi del monte Pirchiriano e costruito su uno sperone roccioso appartenente al gruppo del Rocciavré nelle Alpi Cozie sorge la Sacra di San Michele, un’abbazia storica che dal 1994 è diventata ufficialmente simbolo del Piemonte. E la sua storia, fitta di cultura e fascino, inizia poco prima dell’anno Mille d.C, si intreccia con i monaci benedettini per arrivare fino a Papa Giovanni Paolo II.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Rubrica a cura di Kevin Ben Alì Zinati
2 Ottobre 2020

Quando ti trovi nella bassa Val Susa, ai piedi del monte Pirchiriano, prova ad alzare gli occhi verso l’alto. Lì sopra, su quello sperone roccioso alto sì e no mille metri appartenente al gruppo del Rocciavré nelle Alpi Cozie, la bellezza della montagna si mescola al fascino misterioso e antico della Sacra di San Michele. Forse non lo sapevi ma la Sacra è un luogo di grande cultura: ha ispirato “Il nome della Rosa” di Umberto Eco, è anche uno dei luoghi più iconici e maestosi d’Italia e, nel 1991, ha ospitato il pellegrinaggio di Papa Giovanni Paolo II. La Sacra è un luogo magico la cui storia, però, inizia molti anni fa, sotto il culto di San Michele.

Un ponte per l’Europa 

La Sacra venne costruita sulla sommità del monte Pirchiriano tra il 983 e il 987 d.C attorno alla figura di San Michele. Il culto dell’Angelo si era già diffuso in Italia e in particolare in Puglia dove, sul promontorio del Gargano, nel V secolo venne consacrato il più antico e più famoso luogo di culto micaelico dell’occidente: il Santuario di San Michele a Monte Sant’Angelo.

In breve tempo il culto si espanse per tutta l’Europa arrivando fino in Francia, dove tra il 708 e 709 un altro santuario dedicato all’Angelo, anch’esso su un promontorio, venne ribattezzato poi Mont-Saint-Michel. Il culto dell’Arcangelo Michele arrivò in Val Susa tra il V o VI e ispirò la fondazione dell’abbazia sullo sperone roccioso del monte Pirchiriano. Dal 987 d.C., la Sacra qui occupa il suo posto al centro di una via di pellegrinaggio lunga oltre duemila chilometri che unisce l’Europa occidentale da Mont-Saint-Michel a Monte Sant’Angelo.

L’epoca aurea

Dopo il dominio dei Longobardi e il passaggio di testimone ai Franchi di Carlo Magno, nell’888 d.c. i Saraceni invasero le Alpi occidentali e stazionarono per circa un’ottantina d’anni, tenendo sotto controllo anche la Sacra. Solo sul finire del X secolo iniziò la sua seconda vita, quando un discepolo di San Romualdo, San Giovanni Vincenzo, cominciò qui la sua vita eremitica.

Attorno all’anno mille, invece, il conte Ugo di Montboissier, un nobile signore dell’Alvernia, avviò i lavori di costruzione dell’abbazia: era giunto a Roma per chiedere l’indulgenza al Papa il quale gli prospetto due opzioni, un esilio di 7 anni o l’edificazione di un monastero. Il progetto venne affidato a cinque monaci benedettini e grazie a loro l’abbazia entrò nella sua fase più florida, trasformandosi in un punto di sosta per pellegrini di alto livello sociale, una sorta di centro culturale internazionale.

Un’epoca d’oro che vide la sua fine attorno al 1380, quando la Chiesa abolì la figura dell’abate monaco sostituendola con quella del commendatario. Fu proprio uno di questi, il cardinale Maurizio di Savoia, che nel 1622 convinse Papa Gregorio XV a cancellare il monastero che, a quel tempo, dava ospitalità solo a tre monaci. Dopo quasi 600 anni, il potente ordine benedettino abbandonò la Sacra.

Cambio di direzione 

La Sacra di San Michele restò così abbandonata per oltre due secoli finché nel 1836 fu il re Carlo Alberto di Savoia a ridare splendore al monumento. La sua idea fu tanto semplice quanto vincente: grazie alla collaborazione con Antonio Rosmini, fondatore dell’Istituto della Carità, fece stabilire alla Sacra la congregazione che, nell’agosto dello stesso anno, vengono nominati dal Papa Gregorio XVI come gli amministratori della Sacra e delle superstiti rendite abbaziali.

Insieme ai Padri Rosminiani con il tempo divenne importante anche la collaborazione con un gruppo di Ascritti rosminiani, anch’essi membri dell’Istituto della Carità.

E oggi?

La Sacra di San Michele è uno dei luoghi più iconici d'Italia grazie alla sua storia e ai panorami mozzafiato che sa regalare. Non è un caso che una legge regionale, nel 1994, l'abbia ufficialmente etichettata come il simbolo del Piemonte. Ma come ti accennavo all’inizio di questo breve approfondimento, oggi è un luogo di alto profilo culturale. Non solo perché è stata la meta di un pellegrinaggio di Papa Giovanni Paolo II ma anche perché è sede di numerose mostre e concerti di profilo internazionale. Questo perché nel suo passaggio attraverso i secoli, la Sacra non ha perso nemmeno un centimetro del suo fascino.

Questo articolo fa parte della rubrica
Giornalista fin dalla prima volta che ho dovuto rispondere alla domanda “Cosa vuoi fare da grande”. Sulla carta, sono pubblicista dal altro…