Viaggio a Monteviasco, dove la pace e un silenzio segreto costano solo 1452 gradini nella natura

Non ci sono strade e le macchine, a Monteviasco, non possono arrivarci. Quando è attiva e in funzione c’è una teleferica che ti porta fin su, altrimenti puoi raggiungere questo piccolo borgo isolato dal tutto il resto del mondo solo scarpinando lungo una mulattiera di fine Ottocento. Una vota arrivato ti troveresti nell’affascinante solitudine che solo un villaggio immerso nella natura e con dieci appena abitanti può regalarti.
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Rubrica a cura di Kevin Ben Alì Zinati
13 Novembre 2020

Monteviasco è un paesino medievale che si appoggia sul fianco di una delle colline delle Prealpi Varesine. Qui abitano sì e no una decina di persone e non esistono macchine perché non ci sono strade che ti portino alle sue soglie. C’è una funivia, anzi una teleferica con cui gli abitanti trasportano su merci e rifornimenti ma da qualche anno non è più in funzione. I lavori di restauro e revisione procedevano a rilento, poi uno dei tecnici perse la vita durante un intervento e le autorità impacchettarono cabina e stazione bloccando tutto. Monteviasco fu così ricatapultato indietro nel tempo, a quando l’unico collegamento con il resto del mondo era la sua mulattiera, una scarpinata di 1452 gradini fatta di sassi e alberi.

La secolare e affascinante solitudine è una dei pochi abitanti che ancora oggi popolano Monteviasco. Fin da quando se ne ha memoria o testimonianza scritta, il borgo è sempre stato un rifugio per piche anime. A metà ‘700 non arrivavano a 300, solo quando Napoleone proclamò il suo Regno d’Italia, gli abitanti potevano guardarsi attorno e contare quasi fino a 500 altri compaesani. Da qui in poi la sua popolazione è andata sempre in decrescendo, lasciando più spazio al silenzio.

Se lo cerchi su una cartina, vedrai che il piccolo Monteviasco si trova lì li con la Svizzera. Un destino geografico che travagliò non poco la sua vita. Come successe per molti altri territori, anche il piccolo borgo entrò nel calderone di quelle aree che, per ragioni strategie o di prestigio, vennero coinvolti nelle numerose guerre giuridiche e burocratiche per la definizione dei confini: al punto che non mancarono sgarbi, a volte anche violenti, ai danni dei pascoli ora degli italiani, ora degli svizzeri.

Gli storici sono concordi che l’origine di Monteviasco si possa far risalire alla preistoria, viste le diverse incisioni rupestri databili all’età del bronzo ritrovate sulle sue rocce. E trovano conferme anche le storie sugli insediamenti di popolazioni celto-liguri da cui con il tempo, prese forma il paese. A volte, però, la storia è più affascinante se si tiene conto anche della sua parte leggendaria, tramandata dalla tradizione orale e popolare.

E allora ecco che Monteviasco nascerebbe da quattro soldati di stanza a Milano, rifugiatasi nella solitudine delle Prealpi Varesine per sfuggire al processo e al sicuro arresto per i loro crimini. Qui trovarono monti e terreni, campi da coltivare, pascoli e acqua, ma non trovarono le donne. Così decisero di rapirle dai paesini limitrofi, approfittando dell’assenza degli uomini del paese, sugli alpeggi con le greggi. Quando scoprirono il “ratto”, parenti e abitanti si mossero in massa verso Monteviasco decisi a riprendersele ma le ragazze garantirono per i quattro malviventi e per le loro buone intenzioni e restarono a Monteviasco come loro spose.

Oggi il borgo medievale non ha perso il suo volto. I sassi sul terreno e le pietre degli edifici trattengono ancora l’umidità dell’aria, che si riempie dell’odore del legno dei balconi. La chiesa, posta al centro del villaggio, ha un’unica navata e due cappelle, tutto attorno ci sono mulini, ponti su ruscelli e natura incontaminata. Se non ti ha convinto tutto quello che ti ho raccontato, ti tocca andarci e poi farmi sapere cosa ho dimenticato.

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Giornalista fin dalla prima volta che ho dovuto rispondere alla domanda “Cosa vuoi fare da grande”. Sulla carta, sono pubblicista dal altro…