La savana brasiliana del Cerrado sta soffrendo quanto la Foresta amazzonica: i dati che allarmano

Spesso passa in secondo piano, ma anche la savana del Brasile è soggetta da anni a una deforestazione pericolosa. Iniziare ad accendere i riflettori è il primo passo. Il secondo è fermare questa rischiosissima tendenza.
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Sara Polotti 7 Gennaio 2023

In Brasile esiste la savana. Crescendo in zone tropicali e subtropicali, il suo bioma sopravvive bene in diverse regioni del Brasile, che si estende longitudinalmente dal Nord al Sud dell'America Latina. Non vi è però solo una savana: ve ne sono almeno tre, che prendono nomi diversi a seconda delle specie vegetali che le ricoprono.

A Nord, verso Est, si estende per esempio la "Caatinga", una savana chiamata "foresta bianca" e caratterizzata da arbusti spinosi, cactus e acacie, che sopravvivono all'aridità del territorio.

A Sud, invece, vi è il "Campo", erboso e ampio, un mix tra le distese uruguaiane e la pampa argentina.

Questa premessa è necessaria per addentrarci in una notizia preoccupante che riguarda il "Cerrado", una savana arborata che si trova attorno a Brasilia.

La deforestazione del Cerrado

Il Cerrado

La savana del Cerrado, che si trova appunto nella zona di Brasilia, è grande quanto Inghilterra, Francia, Germania, Italia e Spagna insieme. Una zona enorme, coperta da arbusti, foreste e differenti specie vegetali e caratterizzata da un clima tropicale sia umido che secco. Secondo l'associazione FAIRR, questa savana possiede il bioma più esteso dell'America Latina, secondo solo a quello della Foresta Amazzonica, e per quanto riguarda la biodiversità è tra i territori più importanti del Pianeta: secondo il WWF, il 5% di tutte le specie viventi trova casa proprio qui.

Allo stesso tempo, rappresenta la savana tropicale più minacciata al mondo.

La deforestazione

Per quanto il Cerrado non riceva la stessa attenzione riservata all'Amazzonia, anche questo territorio è devastato dalla deforestazione. Le cause, sempre secondo il WWF, sono da ricercare indietro nel tempo, a partire dagli anni Cinquanta. Fu infatti in questo periodo che le industrie iniziarono a sfruttare la savana brasiliana per la produzione di soia e per gli allevamenti bovini, portando negli anni alla perdita di metà della vegetazione originaria.

Le stime sono estremamente preoccupanti: entro il 2030, a quanto pare, il Cerrado avrà perso decine di milioni di acri di piante originarie, lasciando così morire allo stesso tempo numerosissimi organismi animali. E tutto questo è frutto non solo della deforestazione ufficiale voluta dall'industria della soia (la cui richiesta aumenta sempre di più), ma anche e soprattutto della deforestazione illegale.

Anche i dati più recenti non fanno ben sperare: secondo la stampa brasiliana, la deforestazione è aumentata del 25% in un solo anno, dal 2021 al 2022.

La sorveglianza è stata possibile grazie a un sistema satellitare che monitora la salute dei bacini idrici, Prodes, che in collaborazione con l'IMPE (l'Istituto di ricerche spaziali del Brasile) ha condotto una ricerca comparativa delle immagini. In termini di estensione? La savana distrutta tra il 2021 e il 2022 comprende un'area pari a 10.689 chilometri quadrati.

Le conseguenze

Le conseguenze di questa deforestazione andranno a impattare non solo, quindi, il clima, privando il Pianeta di un polmone verde esteso, importante ed efficientissimo (che, distrutto, non consentirà di raggiungere gli obiettivi climatici del 2030, secondo WWF); ma anche la biodiversità, dal momento che il taglio delle foreste implica la distruzione di habitat naturali importantissimi per molte specie animali.

Nel Cerrado, infatti, trovano casa 200 specie di mammiferi, 860 di uccelli, 180 di rettili, 150 di anfibi, 1.200 di pesci e 90 milioni di insetti.