
Agli esami usavi sempre la stessa penna o indossavi sempre un capo specifico? Oppure ti è mai capitato di pensare a una persona e poco dopo di vederla o di ricevere un suo messaggio? Questi sono esempi di apofenia, la caratteristica della nostra mente che ci fa associare due eventi che nella realtà non hanno alcun collegamento. La tendenza è del tutto naturale e innocua, tranne nel caso in cui sia l'unico modo attraverso cui interpretiamo in mondo.
Dal greco "apo" cioè "senza" e "phénein" ovvero "mostrare", il termine apofenia è stato coniato per dare un nome alla tendenza a percepire pattern e significati dove non ci sono. Dagli anni '50 in cui il fenomeno è stato identificato per la prima volta, l'apofenia è stata osservata anche in soggetti sani che semplicemente sovrastimavano la propria capacità di interpretazione della realtà.
Quindi, creare connessioni che non esistono, rilevare collegamenti tra eventi o oggetti in modo immotivato. L'apofenia è un'attitudine del cervello umano, un bias cognitivo che attuiamo perché inconsciamente abbiamo bisogno di sicurezza. Ciò può materializzarsi in associazioni come la credenza in superstizioni o in eventi pseudo-magici come "se indosso questa maglia, la mia squadra del cuore vincerà la partita" oppure "se sogno un certo numero e lo gioco al lotto vincerò".
Siamo programmati per riconoscere schemi e trovar loro un significato perché si tratta di un'abilità che ci ha permesso la sopravvivenza in quanto specie. La nostra mente la attua perché abbiamo bisogno di sentire di avere un controllo su ciò che ci accade evitando così quella sensazione di insicurezza che proviamo quando non riusciamo a darci una spiegazione.
L'apofenia avviene maggiormente nelle persone insicure ma è anche collegata alla creatività e molte creazioni artistiche si basano su questo fenomeno. Quando, però, si verifica troppo di frequente e diventa il modo principale con il quale interpretiamo il mondo, potrebbe essere il segnale di una psicosi.
Un caso particolare di apofenia è la pareidolia, ovvero la percezione di forme riconoscibili in stimoli visivi vaghi o casuali. Questo accade, per esempio, quando vedi un volto o un sorriso in oggetti inanimati o figure familiari nel cibo o nelle nuvole. Alla base della pareidolia, c'è la medesima volontà di dare significati a oggetti o eventi che ne sono privi, come accade per l'apofenia.