Le foreste sono importantissimi alleati contro la crisi climatica: è vero, ma vanno gestite bene

Due recenti studi incentrati sui boschi europei dimostrano che per sfruttare seriamente le foreste contro il Climate Change servono pianificazione e una gestione attiva.
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Gianluca Cedolin 25 Novembre 2022

Gli alberi e le foreste sono un alleato importante contro la crisi climatica e ambientale in corso, per la loro capacità di assorbire le emissioni di CO2, di far crescere ecosistemi, di abbassare le temperature. Anche per questo vengono spesso proposti come soluzione ai problemi ambientali, a volte anche con una discreta dose di populismo: della serie, piantiamo un miliardo di alberi, continuiamo a emettere come prima e tutto andrà bene.

Non è proprio così: primo, perché non basta solamente assorbire più gas serra per fermare il riscaldamento globale, ma bisogna soprattutto smettere di produrne.

Secondo, soprattutto, perché non basta piantare gli alberi. Bisogna farlo con attenzione, prendersene cura, insomma le foreste vanno monitorate e gestite perché diventino complici nelle strategie di adattamento, mitigazione e decarbonizzazione. A questo proposito, l'Ansa ha recentemente citato due studi, usciti entrambi quest'anno su Science Direct, uno nella sezione Science of the total environment e l'altro in Agricultural and forest meteorology.

Entrambi, in modi diversi, si sono occupati dei boschi europei, sottolineando l'importanza della loro gestione attiva.

Una recente ricerca ha analizzato l'andamento di una piantagione artificiale di pino laricio in Calabria in base a sei diversi scenari di gestione forestale e tre diversi scenari climatici. Con la premessa secondo cui «la gestione delle foreste potrebbe svolgere un ruolo strategico nell'adattamento delle foreste mediterranee», gli scienziati hanno concluso che «la gestione esercita maggiori effetti sul carbonio sequestrato dalle piantagioni di pino laricio rispetto al solo cambiamento climatico e che il Climate Change e la gestione sono in gran parte indipendenti. Pertanto – si legge nello studio – adeguate strategie selvicolturali potrebbero aumentare i potenziali stock di carbonio e migliorare le condizioni delle foreste, con effetti positivi a cascata sulla fornitura di servizi ecosistemici nelle piantagioni di pino mediterraneo».

Il secondo studio valuta l'impatto dell'intensità e della frequenza nel taglio degli alberi sulla capacità delle foreste di assorbire la CO2. Recentemente abbiamo visto l'esempio della foresta amazzonica, la più importante foresta pluviale del mondo, che ha cominciato a emettere più CO2 di quanta ne catturasse a causa della deforestazione, degli incendi e della scarsa tutela.

Per questo, scrivono gli scienziati, «con l'aumento della concentrazione atmosferica di CO2 e il riscaldamento, le foreste gestite mostrano sia una maggiore capacità produttiva sia una dimensione potenziale maggiore del carbonio immagazzinato rispetto alle foreste non gestite, purché il diradamento e la raccolta degli alberi siano di intensità moderata».