
L’uva ursina (Arctostaphylos uva-ursi), chiamato anche kinnikinnick, è un arbusto sempreverde della famiglia delle brughiere, che cresce ampiamente nelle zone settentrionali dell'Europa, dell'Asia e del Nord America, nei boschi rocciosi e sabbiosi e nelle aree aperte. Ha steli legnosi che sono spesso lunghi 1,5-1,8 metri. Le radici si sviluppano dal fusto e la pianta si diffonde, formando un'ampia e massiccia copertura del terreno. I fiori, che si aprono all'inizio della primavera, possono essere di colore bianco, rosa o con la punta rosata; hanno la forma di una campana a bocca stretta e sono portati in piccoli grappoli all'estremità dei rametti. Le bacche sono rosse.
La parola uva-ursi significa ‘uva dell'orso‘ perché gli orsi amano molto questo frutto, che nei secoli è stato apprezzato anche dall'uomo. Le popolazioni indigene, per esempio, hanno utilizzato la pianta uva-ursi e le sue bacche per metodi di guarigione tradizionali. Bisogna però fare attenzione, perché sono presenti anche elementi leggermente narcotici, motivo per cui la reputazione e le tradizioni d'uso dell'uva ursina sono cambiate e fluttuate nel tempo. Oggi è spesso alla base di integratori, disponibili sotto forma di capsule di estratti di erbe.
I benefici dell’uva ursina sono principalmente dovuti alla sua composizione chimica unica, che comprende acido tannico, ursolico, gallico e vari flavonoidi. Sono poi presenti alcuni oli essenziali, resina, idrochinoni, tannini e glicoside fenolico arbutina.
Attraverso la moderna ricerca scientifica, i ricercatori hanno scoperto che l’uva ursina è ideale per combattere le infezioni alle vie urinarie, grazie alla presenza di diverse sostanze chimiche, tra cui l'arbutina e l'idrochinone. L'erba contiene anche tannini che hanno effetti astringenti, aiutando a stringere le mucose del corpo e a contrastare eventuale diarrea. A sua volta, aiuta a ridurre l'infiammazione e combattere le infezioni. L'uva ursina è comunemente usata anche come diuretico naturale e come rimedio contro la stitichezza.
Come anticipato, l’uva ursina contiene composti chimici, che non hanno solo benefici, ma possono provocare anche effetti collaterali, come nausea, vomito, febbre, brividi e vertigini. L'idrochinone in uva-ursi può causare tossicità epatica se consumato in eccesso. Inoltre, le donne incinte e che allattano non dovrebbero consumarne senza consultare il proprio medico poiché è ossitocico e dannoso. È poi sconsigliata a chi soffre di problemi renali.
Per questioni di sicurezza, dovresti prendere l'uva ursina solo per brevi periodi, non più di 5 giorni, sotto la supervisione di un medico. Dosi prolungate possono causare effetti collaterali anche gravi, tra cui danni al fegato, agli occhi, all'apparato respiratorio, fino ad arrivare a insorgenza di convulsioni e morte.
L’usa ursina si utilizza principalmente per preparare degli infusi (con foglie secche), dei decotti (che prevede l’uso di foglie in polvere) e di macerati freddi (una preparazione meno ricca di tannini e più indicata a chi ha problemi gastrointestinali). Il metodo di assunzione più comune, però, è attraverso intergratori.
Fonte | Humanitas