L’economia circolare spiegata ai bambini

Quando si ha a che fare con i bambini quello che funziona sempre è dare il buon esempio. Si possono insegnare ai più piccoli i principi dell’economia circolare? Sì. Basta mostrare loro come un qualsiasi oggetto possa essere riparato prima di essere gettato nella spazzatura. A partire, perché no, dai loro giocattoli. Quest’anno l’economia circolare è anche il tema principale della campagna di sensibilizzazione M’illumino di meno.
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Gaia Cortese 1 Marzo 2019

Spiegare l’economia circolare ai bambini potrebbe essere più semplice di quanto non si creda. Da dove iniziare? Da un giocattolo. Noi “grandi” siamo abituati a prendere, produrre e a buttare. Pensiamo solo ai telefoni cellulari. Acquistiamo l’ultimo modello convinti di aver fatto un ottimo affare e di non doverci pensare per un po’ di tempo, fino a quando non esce il modello con prestazioni superiori, con una tecnologia più avanzata, una fotocamera migliore e chissà quale altra novità. E finiamo per gettare via quello vecchio (ancora funzionante), per acquistarne uno nuovo.

Quando parliamo di giocattoli le cose non cambiano molto. Una macchinina usata da un po’ di tempo, magari un po' consumata e senza una ruota, viene facilmente buttata via e sostituita da una nuova di zecca. Provare a ripararla? Chi lo fa più? Tutto quello che però viene gettato via si aggiunge ad altri rifiuti, e ad altri ancora, senza una reale soluzione per uno smaltimento corretto e non inquinante. Un modello di economia, chiamato lineare che non funziona. Cosa fare quindi?

I principi dell'economia circolare

Basta provare a dare un’occhiata a cosa succede in natura e da lì prendere spunto. Il modello ciclico della natura, dove nessuna risorsa viene sprecata, funziona: per questo bisogna iniziare ad adottare un modello di economia circolare. I prodotti di oggi potrebbero diventare le risorse future. Se infatti venissero progettati per essere smantellati e riutilizzati, potrebbero essere restituiti ai produttori in ottica di un riciclo o di un riutilizzo. Alcune aziende lo stanno già facendo, ma se davvero lo facessero tutte all’unanimità, abbracciando il modello di economia circolare, allora sì che avremmo prospettive più rosee in tema di salvaguardia dell’ambiente.

L’aspetto positivo di tutta la questione è che di economia circolare se ne parla sempre di più, cosa che fino a qualche anno fa, non accadeva. Anche il gruppo musicale di Elio e le Storie Tese ha dedicato un brano a questo tema. “Sono stufo di produrre di consumare, di creare dei rifiuti e se invece producessi, consumassi meno rimettessi tutto in circolo. Non si può continuare con il lineare è meglio un’economia circolare!” sono i primi versi del testo della canzone, un modo per far arrivare il messaggio, anche in modo accorto, ai bambini un po’ più grandicelli.

Riprogettare i prodotti, gli imballaggi e i vari componenti in ottica di un riutilizzo è un passo decisivo per interrompere il ripetersi di un modello di economia che non funziona più e non ci dà prospettive e orizzonti migliori rispetto al presente. Ma torniamo ai giocattoli e vediamo di dare ai bambini, non solo parole e concetti, ma veri e propri esempi da imitare.

La Comunità di Sant'Egidio e Rigiocattolo

Dal 1998, ogni mese di dicembre la Comunità di Sant'Egidio organizza in numerose città italiane un'iniziativa di vendita di giocattoli usati: il Rigiocattolo. Nei mesi precedenti all'iniziativa vengono raccolti i giocattoli usati nelle scuole e nei quartieri della città; lo scopo è quello di coinvolgere i bambini e di raccogliere la maggior quantità possibile di giocattoli per dargli una seconda vita.

C'era una volta un giocattolo, poi lo hanno abbandonato ed ora è un rigiocattolo.

Un giocattolo deve essere riutilizzato perché i materiali plastici con cui è costruito sono generalmente inquinanti, e per questo bisogna farlo vivere il più possibile; perché nel momento in cui viene gettato via tra i vari rifiuti, finisce in un inceneritore o in una discarica, e inevitabilmente inquina l'ambiente. L'iniziativa si ripete ogni anno: non solo perché sono stati raccolti più di settemila giocattoli, ma perché è sorprendente quanto i bambini rispondano con entusiasmo a questo progetto di solidarietà. E di economia circolare.