
Tra spaventose alluvioni, caldo anormale ed estesi incendi, l'estate del 2021 sta diventando un manifesto degli effetti della crisi climatica, e del futuro che ci attende: se non interveniamo subito e drasticamente per fermare l'emergenza, gli eventi climatici estremi e catastrofici aumenteranno sia in frequenza sia in violenza, distruggendo ecosistemi, paesaggi, vite umane. La Noaa, l'agenzia federale statunitense che si occupa di oceanografia e climatologia, ha rilevato a luglio 2021 una temperatura media globale di 16,73 gradi combinando quella terrestre e quella oceanica, un record mai raggiunto in 142 anni di misurazioni.
Il caldo anormale (abbiamo ritoccato anche il primato di temperature europeo, con i 48,8 gradi di Siracusa) ha agito da catalizzatore per i tantissimi, devastanti incendi che stanno sconvolgendo il mondo, dal Sud Italia alla Turchia, passando per la Grecia, la California e addirittura la Siberia, dove un fronte di fuoco lungo 2mila chilometri sta causando danni gravissimi e altissime emissioni di CO2. I cambiamenti climatici non sono gli unici responsabili dei roghi, certo: «Degrado, consumo insostenibile, deforestazione, mancata gestione, abbandono sono tutti ingredienti per incendi devastanti – denuncia il Wwf -. Innescati alle mani scellerati di piromani o da quelle criminali di piccoli e grandi interessi, gli incendi si trasformano in un istante in veri e propri mega fires».
Ma per quale motivo roghi dolosi e non si trasformano in giganteschi incendi impossibili da controllare? Ecco che qui interviene la crisi climatica, come ha chiarito sempre il Wwf: «Quasi tutti gli habitat che si tratti di foreste, di steppe, di praterie, di savane, risentono in maniera significativa dai cambiamenti prodotti dal riscaldamento del pianeta – si legge sul sito dell'organizzazione ambientalista –: cambiamenti nel ciclo delle piogge, nella quantità di acqua e umidità presente nel terreno, nell’energia dei venti, nelle frequenti siccità, nell’inaridimento, nella progressiva desertificazione che avanza nel pianeta al ritmo di 11 milioni di ettari l’anno». Se la frequenza, l'estensione e la violenza degli incendi sono aumentate nell'ultimo secolo, dunque, i responsabili siamo noi. E siamo noi anche gli unici a poter intervenire per fermare il disastro.