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L’Europa ha trovato l’intesa per le rinnovabili negli edifici, ecco cosa prevede l’accordo

La presidenza svedese del Consiglio Europeo ha siglato un accordo nella notte per aumentare il contributo degli Stati Europei sul tema delle rinnovabili dal 2030. Vediamo insieme cosa prevede il pacchetto di norme per edifici e settore dei trasporti.
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Mattia Giangaspero 30 Marzo 2023

Ci sono volute 15 ore di negoziato, ma alla fine ne è valsa la pena. Le istituzioni dell'Unione Europea hanno siglato un accordo fondamentale per continuare il processo di transizione energetica verso le fonti rinnovabili. L'annuncio dell'intesa trovata è arrivato dalla presidenza svedese dell'Ue e la Commissaria all'energia europea Kadri Simson ha commentato così: "Abbiamo raggiunto un compromesso ambizioso. La nuova direttiva rinnovabili è un passo importante nella realizzazione del Green Deal e del RePower Eu"

Il relatore del testo Markus Pieper, europarlamentare tedesco del Ppe, invece ha dichiarato come grazie al provvedimento il contributo obbligatorio delle rinnovabili sale dal 32% previsto dalla Commissione con il pacchetto clima del 2021 al 42.5% attuale.  Tra gli altri elementi dell'accordo secondo Pieper, c'è l'accelerazione dei permessi. "La produzione di energia da biomassa resterà rinnovabile al 100%. "Un buon giorno per la transizione energetica dell'Europa"

Ecco cosa prevede la Direttiva Ue sulle rinnovabili?

Partiamo dal presupposto che l'intesa trovata dall'Ue sul Renewable energy directive, in tarda notte, dovrà essere ancora ratificata da Europarlamento e Consiglio Ue, prima di essere recepita per legge.

Il pacchetto per le rinnovabili è molto articolato e all'interno sono presenti punti fondamentali per la transizione, ma che non sono completamente vincolanti. Infatti ci sono anche "scorciatoie". Unico obiettivo prefissato soddisfacente riguarda gli edifici. Infatti è previsto che dal 2030 le energie rinnovabili dovrebbero contribuire al 49% dell'energia utilizzata dagli edifici. Passando invece al capitolo trasporti, gli Stati membri potranno scegliere o di proseguire verso la strada delle rinnovabili, dimostrando che il consumo finale annuo del settore dei trasporti indica che il 29% dell'energia provenga dalle rinnovabili.

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Oppure potranno optare verso la strada della riduzione dei consumi: -14.5% di emissioni di gas a effetto serra ogni anno dal 2030. Inoltre è stato indicato come bisognerà contribuire nel settore dei trasporti con il 5.5% di biocarburanti avanti, quindi ottenuti non da materie prime di origine alimentare, e da carburanti sintetici. Il contributo dell'idrogeno a basse emissioni (cioè fatto con il nucleare) sarà conteggiato come rinnovabile. L'accordo prevede criteri più stringenti per la produzione di energia da biomasse, che restano tuttavia conteggiate come rinnovabili. Ultimo aspetto molto importante, un po' come il punto sugli edifici, è che tutti gli impianti rinnovabili esistenti o che verranno costruiti saranno considerati come di "interesse pubblico prevalente"

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