bullismo

L’illusione del potere: l’identikit del bullo, cosa accade a chi ne è vittima e come si previene il fenomeno

Oggi è la giornata mondiale contro il bullismo: un fenomeno molto pericoloso, soprattutto tra i ragazzi più giovani. Si tratta di dinamiche che esistono da sempre, ma che negli ultimi anni si sono evolute, grazie anche a Internet che ha amplificato la portata dei danni causati da comportamenti vessatori e dannosi. Ma cos’è esattamente il bullismo, chi è davvero un bullo e come puoi capire se tuo figlio ne è vittima?
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Sara Del Dot 7 Febbraio 2019
Intervista al Dott. Michele Facci psicologo e direttore della collana di Psicologia divulgativa Reverdito

Insulti, minacce, intimidazioni, violenza, prese in giro, lacrime, isolamento, solitudine, silenzio. Sono solo alcune delle parole che possiamo ricondurre sotto il grande fenomeno del bullismo, quell’insieme di comportamenti volti a danneggiare una persona più debole per sentirsi più forti.

Con il bullismo, purtroppo, hanno a che fare ogni giorno migliaia di bambini e adolescenti in tutto il mondo. Si tratta di un fenomeno che esiste da sempre e che, con il passare del tempo, non ha fatto che modificarsi ed evolversi, senza mai riuscire a essere realmente arginato. Anzi. Negli ultimi anni si è progressivamente assistito a un ampliarsi del raggio di azione di comportamenti dannosi nei confronti degli altri. All’improvviso anche le persone che non avrebbero mai avuto il coraggio di infierire fisicamente su qualcuno, hanno trovato una valvola di sfogo. Grazie a Internet, infatti, è diventato possibile prendere parte a meccanismi di scherno e intimidazione rimanendo comodamente seduti sul divano di casa, protetti da uno schermo luminoso che può farci arrivare ovunque senza andare da nessuna parte.

Così, anche il bullismo cambia, evolve. Diventa più pervasivo, e quindi più pericoloso. Rompe gli argini di qualsiasi forma di rispetto, viene perpetrato verso coetanei, su compagni più giovani, verso minoranze etniche, persone omosessuali o sovrappeso, ma anche da studenti nei confronti dei loro stessi professori. E se tutto questo finisce in Rete, l’umiliazione può diventare insopportabile.

Il parere dell'esperto

Ma quali sono esattamente le dinamiche del bullismo? Cosa accade alle vittime, come può un problema del genere essere gestito in modo efficace dalla collettività? E chi sono i bulli, perché hanno bisogno di comportarsi in questo modo? Per rispondere a queste domande, noi di Ohga le abbiamo poste al dottor Michele Facci, psicologo e direttore della collana di Psicologia divulgativa Reverdito.

Che cos’è il bullismo?

Per definire un fenomeno come “bullismo”, occorre che si tratti di una serie di azioni fisiche, verbali e psicologiche ripetute nel tempo a danno di una vittima. Queste vessazioni devono essere perpetuate nel tempo, e non rappresentare un caso isolato, ad esempio una singola presa in giro. È proprio il ripetersi di comportamenti di questo genere che fa in modo di poter parlare di bullismo, quando è possibile identificare un bullo e una vittima. Queste dinamiche sono le stesse che caratterizzano il fenomeno del cyberbullismo, con l’unica differenza che questo avviene all’interno della Rete, tramite chat, blog, forum e social network. Le forme di bullismo possono essere di diverso tipo, ad esempio si possono distinguere in dirette o indirette. Quelle dirette possono essere parole offensive, prese in giro o atteggiamenti violenti. Il bullismo indiretto viene invece perpetrato tramite l’isolamento, facendo in modo che la vittima non abbia amici parlando male di lei ecc. E funziona così anche online: ci vuole poco a togliere una persona da un gruppo, a prenderla in giro alle sue spalle, a farle terra bruciata intorno.

Cosa accade a una vittima di bullismo?

L’impatto psicologico sulle vittime di bullismo può essere molto diverso. Se parliamo di bullismo per così dire “tradizionale”, una volta che la vittima torna a casa e si trova tra le mura domestiche con la sua famiglia, a quel punto si sente al riparo, protetta, riesce a ritrovare la sua serenità. Al massimo, sarà a disagio al pensiero di dover tornare a scuola il giorno dopo, ma in quel momento sta bene. In questo senso, il cyberbullismo è molto più pervasivo, perché raggiunge la vittima sempre e comunque. Una vittima rimane vittima attraverso il telefono, il computer, i videogiochi. Non riesce a trovare momenti di recupero e finisce col sentirsi completamente impotente, anche per quanto riguarda la possibilità di chiedere aiuto ai genitori o ad altri adulti, perché avrà l’impressione di non essere compresa. Per quanto riguarda i segnali, ce ne sono diversi a cui prestare attenzione: sicuramente nelle vittime di bullismo si riscontra un’alterazione dell’umore, dell’appetito, dell’equilibrio sonno-veglia e un possibile abbassamento del rendimento scolastico, ma anche comportamenti strani come il non voler più andare a scuola, trascorrere tutta la notte davanti al pc per tenere controllate le offese a suo danno. Quando un genitore comincia ad avere un sospetto fondato, è importante che affronti il discorso con il figlio in maniera molto chiara, facendogli capire che non è solo, che una via di fuga c’è. Creare rete è indispensabile, sia come intervento che come prevenzione.

E il bullo, invece? Quali sono le sue caratteristiche?

Capita che il bullo sia una persona che è stata a sua volta vittima di comportamenti vessatori in passato, che ha sofferto, si sente debole e ha bisogno di utilizzare queste modalità per essere notato. In questo caso, è come se fosse convinto di non avere nient’altro da dare agli altri. Inoltre, il bullo è sempre un leader, anche nelle dinamiche di gruppo. Il “branco” fa parte del concetto di bullo, perché se hai un branco che ti sostiene senti di avere più potere. Proprio perché il fenomeno spesso affonda le proprie radici in una fragilità profonda, sono proprio i bulli i primi a dover essere aiutati, ed è importante concentrarsi su di loro per arginare il problema. Le ricerche ci dicono che è molto difficile tracciare un quadro standard, perché il bullismo si trova in tutte le scuole, in tutte le età e in tutte le famiglie. Sicuramente è possibile affermare che chi ha avuto una buona educazione affettiva ed emotiva è meno esposto a questo genere di atteggiamenti, ma il fenomeno ha moltissime sfaccettature. Dipende anche molto dalla fascia d’età, ad esempio nelle fasce più giovani come quelle delle scuole medie è più facile riscontrare un bullismo al femminile, per il semplice fatto che le ragazze sono più sviluppate dei maschi ed è un’età in cui vogliono essere al centro dell’attenzione, ma non è una differenza chiara. Fornire dei dati in questo senso è molto complicato, soprattutto perché il grosso del fenomeno è sommerso, molti non ne parlano, stanno zitti, e dal punto di vista statistico non è possibile avere dei dati reali e veritieri.

 Cosa si può fare per prevenire fenomeni o episodi di bullismo?

È fondamentale educare i bambini alle emozioni, sin dalla scuola materna. Magari facendo in modo che imparino a prendersi cura di qualcuno di più debole, come ad esempio un animale o anche una pianta. È importante far capire ai bambini sin da piccoli cosa sono le emozioni e cos’è l’empatia. Per quanto riguarda il cyberbullismo il discorso è lo stesso: bisogna mettere in pratica un’educazione emotiva pervasiva, unita però in questo caso anche all’educazione alla cittadinanza digitale, perché la prevenzione si esercita anche con l’educazione all’uso degli strumenti che si hanno a disposizione e alla cultura.