L’interpretazione e il significato dei sogni secondo Jung

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Jung non sarebbe stato d’accordo con l’espressione “fare un sogno”, perché sognare è un’attività dell’inconscio, pertanto fuori controllo. “Vedere un sogno” sarebbe più corretto, una sorta di spettacolo teatrale attraverso il quale comprendere alcuni aspetti della psiche.
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Gaia Cortese 28 Aprile 2023

Perché si sogna? E ha senso attribuire un significato a un sogno? Secondo quanto sosteneva Carl Gustav Jung, psicologo e psicoanalista svizzero,  “l’esperienza ci mostra che i sogni si sforzano sempre di esprimere qualcosa che l’io non sa e non capisce”. Ed è proprio attraverso il pensiero di Jung che si può avere un parziale idea del significato del sogno, o almeno ci proviamo.

Carl Gustav Jung definisce il sogno come “…un frammento di attività psichica involontaria che è cosciente quel tanto che gli occorre per essere riprodotto in stato di veglia. Tra i fenomeni psichici il sogno è quello che forse offre il massimo di elementi irrazionali. … I sogni in cui logica, morale, ed estetica si combinano in maniera soddisfacente sono una eccezione. Di regola il sogno è una creazione singolare e strana, caratterizzata da molte cattive qualità: l’assenza di logica, una dubbia moralità, una conformazione sgradevole ed un evidente controsenso o assurdità. Per questo lo si liquida volentieri come qualcosa di sciocco, privo di senso e di valore”.

“Che cos’è dunque il sogno? Il sogno è un prodotto dell’attività psichica inconscia durante il sonno. In questo stato la psiche è ampiamente sottratta alla nostra volontà conscia. Con il minuscolo residuo di coscienza che ci è rimasto nello stato onirico, possiamo soltanto percepire ancora cosa accade; però non siamo in grado di dirigere il corso dei fenomeni psichici secondo i nostri desideri e le nostre intenzioni, e così siamo anche privati della possibilità di ingannarci. Il sogno è un processo involontario basato sulla attività autonoma dell’inconscio, ed è altrettanto sottratto alla nostra volontà quanto per esempio il processo fisiologico della digestione. Abbiamo quindi a che fare con un processo psichico assolutamente obiettivo, dalla cui natura possiamo trarre conclusioni obiettive sull’effettivo stato di chi sogna".

Secondo Jung un dialogo sul sogno consente un'apertura a riflessioni, spunti, conoscenze su noi stessi e sul mondo. Questo è l’elemento fondamentale del sogno: il dialogo attraverso le immagini oniriche.

Pertanto, a differenza di quanto sosteneva Freud, Jung non ha mai pensato che il sogno potesse essere solo un “appagamento camuffato di un desiderio nascosto", bensì qualcosa di più complesso; Jung non ha mai pensato che nel sogno  l’inconscio "si travestisse", o fosse costituito da parti nascoste o ambigue, ma tutt'al più che si manifestasse attraverso simboli e archetipi.

I sogni sono indipendenti sia dalla volontà che dalla coscienza.

Secondo Jung nel sogno sono presenti sia elementi della psiche individuale sia elementi della psiche collettiva, quindi elementi personali, ma anche elementi culturali.

Anche per questo motivo Jung associa l'idea del sogno a una sorta di teatro, dove ogni personaggio (cosa o persona) è un elemento del palcoscenico psichico dell’individuo. Per fare un esempio, anche sognare una specifica persona non significa che si sta sognando specificatamente di quella persona, bensì di qualcosa che ci riguarda, che parla di noi, perché cose e persone sognate sono parti della nostra psiche.

Infine, secondo Jung il sogno è un prodotto autonomo e significativo dell’attività psichica. Ciò significa che non siamo noi a sognare, ma sono le immagini del sogno che ci "vengono a trovare" durante la notte. Per questo motivo l'espressione "fare un sogno" con Jung perde un po' di significato e sarebbe da sostituire con l'espressione "vedere un sogno".