Lo scioglimento del permafrost porterà alla luce sostanze nocive e malattie antiche

Sepolto sotto lo strato permanente di ghiaccio che caratterizza le zone dell’Artico, un vero e proprio calderone di elementi dannosi per la salute e l’ambiente, tra cui anche alcune antiche malattie. Lo scioglimento del permafrost potrebbe liberarli tutti. Con conseguenze catastrofiche.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Sara Del Dot 25 Giugno 2019

Il permafrost si sta sciogliendo. Si tratta dello strato di ghiaccio permanente che caratterizza il terreno nelle zone dell’Artico, casa di numerose specie animali e parte integrante dell’ambiente su cui le popolazioni che abitano quei luoghi hanno imparato a vivere e a coltivare.

La sua progressiva sparizione, dovuta ai cambiamenti climatici e in particolare al surriscaldamento globale, però, è imminente e potrebbe portare con sé conseguenze tragiche. E non solo per gli uomini e gli animali che vivono in quei luoghi, che sarebbero costretti a migrare e spostarsi abbandonando il loro habitat naturale alla ricerca di nuove ambientazioni in cui vivere. Lo scioglimento di questo particolare tipo di terreno, infatti, potrebbe riportare in superficie elementi che pensavamo ormai scomparsi ma che invece erano soltanto sepolti in attesa di tornare fuori.

È il risultato della ricerca condotta tra la Siberia e l’Alaska da Sue Natali, membro del "Woods Hole Research Centre" nel Massachusetts, che ha stimato che il temuto scioglimento potrebbe raggiungere il 70% ancora prima del 2100. E le conseguenze potrebbero essere catastrofiche. Sepolte sotto il permafrost, infatti, sono diverse le sostanze pericolose in attesa di riemergere dai ghiacci in cui sono state incatenate per tutto questo tempo.

Sto parlando di fossili, emissioni di metano, 1,6 milioni di tonnellate di mercurio tossico e anche malattie antiche come l’antrace. Per non parlare di quella che la scienziata ha definito una vera e propria “bomba di carbonio”, consistente in circa 1500 miliardi di tonnellate di carbonio, appunto. Si tratta del doppio della quantità dell’elemento attualmente presente in atmosfera, tutto perfettamente conservato sotto il ghiaccio ma che, grazie alla sua progressiva scomparsa, potrebbe essere rilasciato nell’ambiente, il 10% direttamente sotto forma di anidride carbonica, il che aumenterà l’inquinamento atmosferico in modo considerevole e soprattutto pericoloso.