Lo smart working può essere comodo, ma è anche fonte di stress: come lo puoi combattere

Ci siamo dovuti abituare in tanti e molto rapidamente a una modalità di lavoro che in Italia non veniva ancora utilizzata in modo così diffuso: il lavoro da casa, o lavoro agile. Da un lato i vantaggi si notano subito: maggiore flessibilità e più tempo per stare con la propria famiglia. Ma ci sono diversi aspetti negativi che possono crearti problemi.
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Dott.ssa Samanta Travini Psicologa Psicoterapeuta
29 Maggio 2020 * ultima modifica il 12/06/2020

Negli ultimi due mesi, il Coronavirus ha imposto un grande cambiamento nelle vite di molti lavoratori, costringendoli a riadattare la propria quotidianità entro i confini delle mura domestiche ed è scattato per tanti l’obbligo di ricorrere allo smart working.

Cos'è lo Smart Working

Per “smart working” si intende il lavoro da casa. Ciò che si faceva in un ufficio davanti al computer, si continua a fare da remoto. Si utilizza il computer personale o quello dato dall’azienda, lavorando le stesse ore e mantenendo sempre i contatti con i propri colleghi e il proprio capo tramite app per videochiamate. Questo metodo di lavoro è del tutto nuovo e si è lo si è dovuto in pratica con tempestività, senza domandarsi se potesse funzionare o meno.

Quali cambiamenti comporta?

Il lavoro agile rappresenta un fenomeno in grado di agire favorevolmente sull’autonomia e la flessibilità propria del lavoratore facilitandone la qualità di vita lavorativa (in termini di senso di soddisfazione lavorativa ed efficacia) che comporterà un aumento della performance con conseguente aumento della produttività.

Tuttavia, lo smart working, può comportare svantaggi o difficoltà:

  • Gestione del tempo: lavorando da casa, si può incorrere nella difficoltà di non riuscire a separare in maniera netta e chiara ciò che è lavoro e ciò che è casa, comportando così il rischio di non darsi un adeguato limite di tempo nello svolgimento dell’attività lavorativa.
  • Isolamento: lavorando da casa, in aggiunta ad un periodo in cui è richiesto un isolamento, non si facilitano gli aspetti sociali della vita lavorativa, utili per il benessere del lavoratore.
  • Motivazione: non essendoci un controllo esterno dell’operatore, il lavoratore avrà una motivazione esclusivamente interna che se si esaurisce, comporterà un abbassamento della prestazione lavorativa.
  • Fattori personali e contestuali: sul livello di prestazione lavorativa, giocano un ruolo fondamentale il senso di responsabilità personale, la tendenza o meno a procrastinare, le aspettative e le credenze dei familiari o conviventi verso il lavoratore che lavora da casa e la qualità dell’ambiente lavorativo.

L'impatto sulla salute mentale

È stata svolta una ricerca che ha coinvolto oltre 2.000 lavoratori italiani che al momento stanno lavorando da casa per il lockdown per capire come lo smart working stia impattando sulla salute mentale dei lavoratori. Tra gli intervistati:

  • Il 46% afferma di sentirsi più ansioso e stressato per il proprio lavoro rispetto a prima, ma anche di lavorare di più, con il 48% degli intervistati che ammette di lavorare almeno un'ora in più al giorno – il che equivale ad almeno 20 ore (quasi 3 giorni) in più al mese
  • Il 46% dei lavoratori italiani si sente più ansioso o stressato perché lavora da casa.
  • Il 48% dei lavoratori italiani ha lavorato più ore da casa.
  • Il 18% ha riscontrato un impatto negativo sulla propria salute mentale.
  • Il 16% teme che la propria azienda possa licenziarlo al termine del lockdown.

A questo si aggiunge il desiderio di dimostrare ai propri capi che si merita il proprio lavoro: il 16% si sente preoccupato che il datore di lavoro lo licenzi, mentre il 19% si sente ansioso e si chiede se la propria azienda sopravviverà.

Questo periodo di lavoro a distanza obbligatorio ha iniziato a offuscare i confini tra il tempo del lavoro e il tempo libero, rendendo difficile staccare la spina. La ricerca ha rivelato che il 22% dei lavoratori si è sentito spinto a rispondere più rapidamente e ad essere disponibile online più a lungo del normale. Il 22% dei lavoratori ha cominciato a iniziare le giornate in anticipo, lavorando dalle 8 alle 20.30, mentre il 24% è ora solito terminare la giornata lavorativa anche dopo le canoniche 8 ore. Attualmente i lavoratori si sentono pressati dal dover essere costantemente disponibili, ciò ha portato il 21% di loro ad ammettere che faticano a staccare la spina a fine giornata, mentre il 36% ammette che queste nuove aspettative consolidate li hanno portati a "fingere” ogni tanto di essere occupati mentre lavorano da casa.

Mentre lo stress e l'aumento delle ore lavorative legati alla situazione attuale dipingono un quadro negativo, ci sono dei risvolti positivi, il 50% dei lavoratori afferma che questo periodo ha permesso loro di trascorrere più tempo con i propri figli e le proprie famiglie. L'11% dei lavoratori concorda anche sul fatto che questo periodo di quarantena ha avuto un impatto positivo sulle loro relazioni personali. Questo periodo di quarantena ha anche fornito ai lavoratori l'opportunità di mangiare più sano (27%) e di fare più esercizio fisico (14%).

Come riconoscere i segnali di stress

Lo stress del bilanciare vita e lavoro può presentarsi con i seguenti sintomi:

  • Irritabilità̀/irrequietezza/conflittualità
  • Senso di costrizione e ansia
  • Iperattivazione
  • Difficoltà di concentrazione
  • Difficoltà di memoria
  • Isolamento/chiusura
  • Affaticamento, mancanza di energia
  • Disturbi del sonno
  • Aumento del consumo di alcol, tabacco, psicofarmaci

Comprendere che alcune reazioni sono “normali” in condizioni di stress acuto consente innanzitutto di “normalizzare” ciò che sta accadendo e di inquadrarle in una spiegazione logica. Il fatto che siano “normali” non significa però che non si debba porvi rimedio.

Perché la situazione è difficile?

Alcuni fattori sono legati all’emergenza dell’epidemia, ad esempio:

  • senso di vulnerabilità e mancanza di sicurezza (“Neanche in casa mia mi sento al sicuro…” o “Anche facendo la spesa posso essere stato contagiato…”);
  • sentirsi responsabili di molte cose contemporaneamente  ("Avrò usato bene i dispositivi di sicurezza? Ho preso davvero tutte le precauzioni? Avrò contagiato i miei cari?”);
  • problemi relativi al controllo e all’auto-efficacia (“È tutto inutile, sono in balia degli eventi, non posso fare nulla”).

Altri fattori sono invece legati allo smart working nelle condizioni di costrittività di questi giorni:

  • stravolgimento dei confini: in casa è difficile mantenere un proprio spazio senza l’invasione degli altri, mentre fuori casa i confini sono rigidissimi;
  • convivenze forzate e gestione dei conflitti: implicano una reattività negativa e un aumento delle conflittualità intra-familiari;
  • negoziazione tra coniugi del tempo da dedicare ai figli: (ancora più stressato del normale) apre questioni che vanno al di là dell’organizzazione quotidiana;
  • nevrosi da iper-connessione: uso eccessivo della strumentazione a distanza;
  • allentamento dell’intimità e pubblico e privato che si confondono: le webcam aprono finestre sulle nostre case;
  • gestione delle relazioni a distanza forzate: separazione dai colleghi, amici, conoscenti, senso di isolamento e socialità ridotta, con conseguente aumento e riattivazione delle nostre  “ansie da separazione”.

9 consigli utili

  1. Mantieni le routine e gli orari abituali come se ci si dovesse recare presso il proprio luogo di lavoro: non alzarti più tardi del solito, fai colazione come d’abitudine e vestiti adeguatamente (non rimanere in pigiama!).
  2. Scegli un ambiente consono allo svolgimento dell’attività lavorativa, sia in termini di minimizzazione delle distrazioni che in termini di confort prevedendo, dove possibile, una buona luminosità e un arredamento ergonomico (seduta ergonomia, tappettino per il mouse con poggia-polsi, monitor alla giusta altezza, etc.).
  3. Pianifica accuratamente le attività da svolgere, con specificazione di obiettivi, modalità lavorative e del timing.
  4. Condividi gli orari di lavoro con i tuoi familiari/conviventi: questo permette di ridurre eventuali interruzioni e di evitare il rischio di lasciarsi “fagocitare” dal lavoro prevedendo momenti di partecipazione alle attività familiari.
  5. Prevedi delle pause: durante l’attività lavorativa è importante prevedere delle brevi pause ogni 45-60 minuti, per alzarsi e camminare per qualche minuto.
  6. Mantieni un’adeguata postura: non tenere gambe accavallate per troppo tempo, non lavorare utilizzando sedute che non agevolino posture ergonomiche (come i divani o le poltrone), mantieni la corretta posizione della testa sia quando si utilizzano dispositivi elettronici che quando si legge (non tenere la testa piegata, ma prevedere un appoggio rialzato del foglio).
  7. Rimani in contatto con i colleghi o il tuo team o i tuoi clienti, anche più volte al giorno, ciò permette di non sentirsi isolati e favorisce lo scambio di feedback utili per mantenere attiva la motivazione.
  8. Crea uno spazio di lavoro. Ciò può sembrare ovvio, ma uno spazio definito è fondamentale per il lavoro remoto.
  9. Sfrutta al massimo gli spazi che hai a disposizione tramite organizzatori, custodie e portadocumenti, questo aiuterà a rendere il lavoro più agile e veloce e l'ambiente più facilmente sanificabile perchè non ingombro.
Laureata in psicologia clinica dello sviluppo e neuropsicologia, si occupa di sostegno psicologico per individui, coppie e famiglie con particolare attenzione altro…