
Ti sei mai chiesto quanta acqua serve per produrre il cibo che mangiamo? Oppure i vestiti che indossiamo? In occasione della Giornata mondiale dell'acqua (World Water Day), che dal 1992 – anno in cui venne istituita dall'Onu – si celebra ogni 22 marzo, abbiamo provato a darti qualche risposta in più.
D'altronde "Ma quanta acqua serve per…" è proprio il nome della campagna Ohga pensata per quest'occasione. Quando si parla di spreco d'acqua siamo infatti abituati a puntare il dico contro gli eccessi nell'uso quotidiano di questa risorsa insostituibile, ma per quanto anche su questo fronte si possa fare molto ci sono altre cause dello spreco d'acqua. Alcune anche poco note e intuitive: si va dalla produzione di carne a quella di avocado passando per l'industria di certi indumenti e perfino quella delle sigarette.
Con l'aumento della sensibilità ambientale, se ne è iniziato a parlare più spesso, eppure ancora non siamo davvero consapevoli di quanta acqua richieda la produzione di carne allo stato attuale del mercato. Se te lo stai chiedendo, la risposta è sola una: troppa.
Pensa che per fare un solo hamburger City University of London indica un bisogno di ben 2.400 litri di acqua, ma alcune fonti indicano cifre anche maggiori. Se ti sembra un numero irrealistico, devi pensare che l'acqua è alla base di diverse fasi della produzione della carne, non solo dell'alimentazione degli animali. La maggior parte viene impiegata per l'irrigazione dei campi destinati alla coltivazione dei cereali usati per nutrire gli animali.
Adottare uno stile alimentare che preveda meno carne però non ci assicura di risolvere il problema dello spreco d'acqua. Ci sono alcuni prodotti vegetali che per essere coltivati necessitano l'impiego di grandi volumi d'acqua.
Un esempio? Per produrre un avocado servono 70 litri d'acqua. Per darti un'idea: richiede dieci volte la quantità d’acqua di cui ha bisogno una coltivazione di pomodori, quattro rispetto a quella delle arance.
Il problema non è ovviamente il singolo avocado, ma gli eccessi nel consumo: basta pensare che solo in Italia nel 2019 le vendite di questo alimento e dei prodotti che lo contengono sono aumentate del 92,9%rispetto all'anno precedente. Praticamente raddoppiate in soli 12 mesi, secondo quanto riportato la settima edizione dell'Osservatorio Immagino Nielsen GS1 Italy, che monitora i fenomeni di consumo nel nostro Paese.
Come ti anticipavamo prima il problema non sono solo i prodotti alimentare: molte altre attività industriali richiedono enormi quantità d'acqua. Il problema è che la maggior parte delle persone non è a conoscenza di queste informazioni. Un esempio su tutti? Scommetto che nel tuo armadio c'è e c'è sempre stato un paio – ma anche di più – di jeans.
Bene, sapevi che per produrlo sono stati necessari circa 10.000 litri di acqua. Una quantità non indifferente, no? Tutta quest'acqua è servita perché per diventare denim, il cotone cresciuto e raccolto – grazie quindi a importanti volumi d'acqua – deve attraversare diversi passaggi decisamente poco sostenibili.
Per farti capire come tantissime cose che molti di noi usano abitualmente contribuiscano al consumo d'acqua, ti facciamo un ultimo esempio ancora meno intuitivo: le sigarette. Il tabacco, infatti, fa male anche all'ambiente. Come indicato in un rapporto del 2017 curato dall'Oms, la prima conseguenza ambientale del fumo di tabacco è la deforestazione: gli alberi vengono abbattuti per fare spazio alle piantagioni e per prelevare il legno necessario al trattamento e all’essiccazione delle foglie, dopo il raccolto.
Ma la produzione di sigarette richiede anche grandi quantità di energia e – ovviamente – acqua: pensa che per produrre una sola sigaretta si consumano circa 3,7 litri d'acqua. Significa che un fumatore medio potrebbe risparmiare settantaquattro litri di acqua al giorno se smettesse di fumare.
In conclusione, puoi vedere come siano tanti gli accorgimenti che ognuno di noi può adottare nel suo piccolo per abbattere i consumi d'acqua.