Microbiota e aumento di peso: ecco i microbi che potrebbero farti ingrassare

Svelata la correlazione tra microbiota intestinale e aumento di peso: appartenere all’enterotipo B può essere un rischio per la tua linea. Ma cos’è un enterotipo? E cosa puoi fare per non ingrassare (o dimagrire) anche se il tuo è proprio il B?
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Dott.ssa Silvia Soligon Biologa nutrizionista
9 Gennaio 2023 * ultima modifica il 09/01/2023

Ormai non è più un mistero: il nostro organismo non è sterile. Anche sulla tua pelle e in diversi altre zone del tuo corpo vivono vere e proprie comunità di microbi che non devi necessariamente temere, anzi, sono alleate della tua salute. Quella che vive nel tuo intestino si chiama “microbiota intestinale” e ti può aiutare da diversi punti di vista. Pensa, per esempio, che influenza le tue difese immunitarie e il tuo benessere psicologico! Questi due esempi potrebbero sorprenderti, mentre può darsi che ti sembri meno strano il fatto che il microbiota intestinale possa influenzare il tuo aumento di peso. In fin dei conti, ciò che mangi viene digerito e assorbito nel tubo digerente e il pensiero che i microbi che vivono al suo interno possano influenzare questi processi non è così bizzarro.

Il legame tra microbiota intestinale e bilancia è studiato ormai da molto tempo. Molte delle ricerche sul tema sono state condotte su modello animale; per questo alcuni dettagli aspettano di essere confermati in studi sull'essere umano. Una di queste conferme sembra essere arrivata pochi giorni fa. Uno studio pubblicato lo scorso 26 dicembre sulla rivista scientifica Microbiome ha infatti fornito le prove che la tua possibilità di ingrassare può dipendere anche dai microbi che vivono nella tua pancia.

Una questione di enterotipo

Lo studio in questione è stato condotto da un gruppo di ricercatori coordinato da Henrik Roager dell'Università di Copenhagen (Danimarca). Il loro primo obiettivo era verificare se la quantità di energia che riusciamo a estrarre dagli alimenti dipende dal tempo di transito intestinale – ossia da quanto impiega il cibo ingerito a percorrere l'intestino prima di essere espulso sotto forma di feci. Le misurazioni, condotte su 85 adulti sovrappeso, hanno portato a una conclusione sorprendente, perché rispetto a quanto potresti aspettarti (e, a dirla tutta, rispetto a quanto si aspettavano anche Roager e collaboratori) ne è emerso che le persone che riescono a estrarre più energia dagli alimenti sono quelle in cui il cibo rimane per meno tempo nell'intestino.

Il secondo obiettivo è stato verificare l'esistenza di un'associazione tra la capacità di ricavare energia dal cibo e la composizione del microbiota intestinale. I dati raccolti indicano che, effettivamente, questa associazione esiste e che le persone che riescono a estrarre più energie dal cibo sono quelle caratterizzate dal cosiddetto enterotipo B (o 1). Ma cos'è un enterotipo? Come spiego nel mio libro, si tratta, essenzialmente, di un “tipo di microbiota intestinale”. Attualmente se ne conoscono almeno tre, ognuno caratterizzato dalla presenza predominante di un tipo di batteri: Bacteroides (enterotipo B o 1), Prevotella (enterotipo P o 2) o Ruminococcus (enterotipo R o 3). Secondo lo studio pubblicato su Microbiome, le persone di enterotipo B sono quelle che estraggono più energie dagli alimenti, mentre quelle con enterotipo R sono quelle che ne estraggono di meno.

Ma c'è di più: l'enterotipo B corrisponde anche al tempo di transito intestinale minore, mentre l'enterotipo R corrisponde al tempo di transito intestinale maggiore. Sembra quindi che appartenere all'enterotipo B possa corrispondere ad avere un transito intestinale più veloce e a saper ricavare più energie dal cibo rispetto ad appartenere all'enterotipo R. L'enterotipo P, invece, sembra collocarsi in una situazione intermedia.

Un altro dettaglio interessante riguarda le caratteristiche di questi enterotipi. Infatti Roager e collaboratori hanno scoperto anche che l'enterotipo B corrisponde a un microbiota intestinale meno eterogeneo rispetto all'enterotipo R. Anche in questo caso, l'enterotipo P si colloca in una posizione intermedia. Insomma, l'eterogeneità del tuo microbiota intestinale, già considerata vantaggiosa per la tua salute, potrebbe darti dei vantaggi anche in termini di possibilità di non ingrassare.

L'associazione con il peso

In tutto ciò, un dettaglio non trascurabile è l'associazione tra peso ed enterotipo. Infatti, le persone di enterotipo B sono risultate anche essere quelle che pesano di più. Gli autori ammettono che i dati a disposizione non permettono di dimostrare il legame diretto tra questo maggior peso e la maggiore capacità di estrarre energia dagli alimenti. «Le possibili relazioni sono complesse», sottolineano sulle pagine di Microbiome. Tuttavia, continuano, «l'inferiore densità energetica delle feci [quindi una possibile maggiore capacità di estrarre energie dal cibo, ndr] [delle persone] di enterotipo B è in linea con un precedente studio che ha mostrato che [le persone] di enterotipo B hanno una maggiore capacità di metabolizzare gli zuccheri e le proteine rispetto agli altri enterotipi».

Come sottolineano Roager e collaboratori, l'enterotipo B è stato spesso associato anche a uno stile di vita occidentalizzato, caratterizzato dal consumo di pochi carboidrati che possono nutrire il microbiota, mentre l'enterotipo P è stato spesso associato a un'alimentazione ricca di fibre fermentabili dai batteri intestinali. Non solo, esistono anche prove del fatto che, rispetto alle persone con enterotipo P, le persone di enterotipo B facciano più fatica a dimagrire quando seguono diete ricche di fibre e cereali integrali.

Agire sul microbiota

Tutti questi dati confermano quanto agire sul tuo microbiota possa essere importante anche quando il tuo obiettivo è mantenere o riportare il tuo peso nella norma. Come spiego nel mio libro, non è opportuno pensare di dimagrire agendo solamente sul microbiota. Sappiamo però che la composizione della comunità di microbi che vive nel nostro intestino può influenzare diversi fattori di rischio per la nostra salute cardiometabolica che sono associati al sovrappeso e che gioca un ruolo attivo nel dimagrimento.

Puoi scoprire il tuo enterotipo sottoponendoti all'analisi del microbiota: è semplice e indolore, perché richiede solo un campione di feci!

Fortunatamente, il microbiota intestinale può essere rapidamente modulato dall'esterno. Pensa, per esempio, a come puoi “sconquassarlo” assumendo un antibiotico: è per quello che spesso, dopo una terapia antibiotica, puoi avere problemi di regolarità intestinale! Allo stesso modo, puoi influenzarlo con la tua alimentazione, con integratori di probiotici e prebiotici e, più in generale, con il tuo stile di vita. Per questo l'eventuale scoperta di un'associazione tra il tuo enterotipo di appartenenza e la tendenza a ingrassare o la difficoltà a dimagrire non dovrebbe essere vista come un ostacolo insormontabile al raggiungimento di una forma fisica salutare, ma come un punto di partenza da cui partire per prendere decisioni più consapevoli e intraprendere percorsi più personalizzati per raggiungere i tuoi obiettivi.

Laureata in Scienze Biologiche con un dottorato in Scienze Genetiche e Biomolecolari, ha lavorato nel campo della ricerca fino al 2009 altro…
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