
La pressione arteriosa è la pressione che il cuore esercita per far circolare il sangue nel corpo: i valori ideali di pressione dovrebbero rientrare per la massima (sistolica) tra i 120 e 129 mmHg, mentre la minima (diastolica) tra gli 80 e gli 84 mmHg.
Degli effetti sfavorevoli dell’alta quota in montagna ne risentono particolarmente coloro che sono ipertesi, quindi con valori pressori che vanno oltre i 140 mmHg per la massima e i 90 mmHg per la minima. Per queste persone un soggiorno in montagna potrebbe presentare dei problemi, soprattutto se si desidera salire a quote elevate e praticare attività fisica.
Salire in quota significa sostanzialmente che la concentrazione di ossigeno tende a diminuire e questo avviene già a partire dai 1.500 metri di altezza: ciò si traduce in un aumento di pressione che, per chi ne soffre già, può causare seri problemi. Salendo oltre i 1.500 metri, ma soprattutto oltre i 2.000, inoltre, si incorre sicuramente in temperature più fredde rispetto alle quote più basse e anche questo può causare difficoltà per chi è iperteso, in quanto il freddo restringe le arterie e le vie di circolo del sangue aumentando a sua volta la pressione. Salire in alta quota, quindi, potrebbe favorire episodi ischemici.
Recarsi in montagna è consentito, ma occorre innanzitutto che, per coloro che ne soffrono, la pressione sia ben controllata. Regole e accorgimenti che si possono seguire sono:
I sintomi che potrebbero presentarsi sono i seguenti:
Se si avvertono sintomi simili è opportuno contattare il proprio medico e tornare ad altitudini consigliate.