Multe e pene severe per chi uccide o maltratta una medusa (lo dice il Codice Penale)

Quello che spesso è un intrattenimento per i bambini in spiaggia, è severamente vietato e considerato come reato dallo stesso Codice Penale. Le meduse (per quanto possano non piacerci) sono a tutti gli effetti degli animali e per questo non vanno maltrattate. Proteggi loro e te stesso semplicemente standone alla larga.
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Gaia Cortese 28 Luglio 2020

Alcune sono pericolose, altre del tutto innocue. Nonostante siano creature curiose e affascinanti, da sempre le meduse non godono di buona fama. I loro tentacoli provocano bruciori e irritazioni più o meno dolorosi, per via delle tossine che l’animale rilascia nel momento in cui avviene un contatto con un altro essere vivente.

Così, oltre a vere e proprie reti anti-meduse che vengono installate in alcuni centri di balneazione per non rimanere senza bagnanti, sulla spiaggia non è raro vedere meduse catturate con reti e retini per essere poi lasciate morire sulla sabbia. Una pratica tanto diffusa da interessare sia gli adulti che i bambini, impegnati a una vera e propria caccia alla medusa con tanto di paletta e secchiello colmo di acqua per poterle osservare da vicino. Ma siamo proprio sicuri che questo comportamento sia corretto?

La medusa è, a tutti gli effetti, un animale invertebrato appartenente ai celenterati, di cui fanno parte anche i coralli, le idre e gli anemoni di mare. L'aspetto gelatinoso della medusa è dovuto al fatto che per il 98% questo animale è composto da acqua, ma ciò non significa che non sia riconosciuto come animale marino.

Ecco allora che nel Codice Penale, l’Articolo 544 ter richiama tutti i bagnanti all’ordine, chiarendo che “Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche è punito con la reclusione da tre mesi a diciotto mesi o con la multa da 5.000 a 30.000 euro. La stessa pena si applica a chiunque somministra agli animali sostanze stupefacenti o vietate ovvero li sottopone a trattamenti che procurano un danno alla salute degli stessi. La pena è aumentata della metà se dai fatti di cui al primo comma deriva la morte dell’animale”.

Insomma, da oggi occorrerà pensarci due volte prima di infliggere torture alla meduse: vietato tormentarle fuori e dentro l'acqua, vietato lasciarle sciogliere al sole sulla battigia, vietato non considerarle animali a tutti gli effetti. Stesso discorso per le stelle marine che, se portate fuori dall'acqua o semplicemente toccate con le mani, rischiano di morire.