Nel 2100 all’Italia (e al mondo intero) il riscaldamento globale costerà più del 7% del Pil

Non va meglio agli Stati Uniti che perderebbero più del 10% del loro Pil o, per esempio, ai nostri vicini svizzeri (-12,24%) e francesi (-5,82%). Sono questi i risultati di uno studio internazionale che ha stimato le conseguenze economiche a livello mondiale dell’emergenza climatica, se non si fa nulla per fermarla.
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Federico Turrisi 28 Agosto 2019

Probabilmente avrai sentito dire più volte che i principali paesi a pagare le conseguenze dei cambiamenti climatici saranno quelli più poveri. Vero. E profondamente ingiusto, se pensi che i principali responsabili delle emissioni di Co2 sono invece i paesi più industrializzati. Attenzione però, le ricadute economiche del riscaldamento globale coinvolgeranno anche i paesi ricchi, tra cui l'Italia, che se non corrono velocemente ai ripari dovranno pagare un conto non meno salato di quello delle nazioni povere. È quanto emerge da uno studio condotto da un team internazionale di ricercatori (tra i soggetti coinvolti c'è anche il Fondo Monetario Internazionale) e pubblicato recentemente dal National Bureau of Economic Research, uno dei centri di ricerca più autorevoli al mondo in campo economico.

Per arrivare a questa conclusione gli esperti hanno analizzato i dati economici e climatologici di 174 paesi del mondo e confrontato due possibili scenari futuri proiettati al 2100: il primo, denominato "business as usual", in cui la tendenza economica generale non cambia e il pianeta sarà più caldo di circa 4 gradi centigradi, il secondo invece in cui i paesi rispettano i limiti fissati dall'Accordo di Parigi rimanendo prossimi alle zero emissioni e contenendo il riscaldamento globale sotto i 2 gradi rispetto all'era pre-industriale.

Se il trend climatico dovesse rimanere immutato, si stima che il Pil mondiale calerebbe di circa il 7% nel 2100

Bene, se l'avanzata del climate change non si fermerà solo una nazione delle 174 prese in esame nel 2100 non registrerà alcuna perdita del Pil procapite: le Bahamas. Tutte le altre, povere o ricche che siano, ci rimetteranno, e anche parecchio. In media il pil mondiale diminuirebbe di circa il 7% per colpa dell'emergenza climatica. Gli Stati Uniti, lo stato più potente del mondo, farebbe registrare un -10,52%, la benestante ed efficiente Svizzera il -12,24%. E così tutta l'Europa verrebbe trascinata nella recessione: dalla Spagna (-6,39%) al Regno Unito (-3,97%), dalla Francia (-5,82%) alla Germania (-1,92%).

Il Pil procapite dell'Italia, nello scenario "business as usual" farebbe registrare a causa dei cambiamenti climatici una perdita del 7,01% nel 2100. Se invece venisse rispettato l'Accordo di Parigi le perdite per il nostro paese verrebbero praticamente azzerate. Insomma, i motivi per prendere misure urgenti contro l'emergenza climatica, facendola diventare una priorità dell'azione di governo, ci sono. Speriamo solo che questo studio finisca anche sui tavoli dei nostri politici.

Fonte | "Long-Term Macroeconomic Effects of Climate Change: A Cross-Country Analysis" pubblicato su The National Bureau of Economic Research pubblicato nell'agosto 2019