Non solo Cina e Stati uniti, la produzione di carbone è aumentata anche in Europa

La capacità globale di produzione energetica derivante dalle centrali a carbone è aumentata del 2% e la colpa non riguarda solo i Paesi in via di sviluppo, ma anche Europa e America. L’Italia in tutto questo scenario energetico come procede?
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Mattia Giangaspero 12 Aprile 2024

Lo sappiamo, una delle tante soluzioni da dover mettere in campo per contrastare l'aumento delle temperature e lottare con efficacia contro la crisi climatica potrebbe essere quella di chiudere tutte le centrali a carbone. Anzi, no… togliamo potrebbe, non è corretto usarlo in questo caso: "chiudere tutte le centrali a carbone è la soluzione".

Abbiamo parlato più volte del lavoro che Stati, come il Portogallo e Continenti come l'Europa stanno facendo per incrementare l'installazione di fonti rinnovabili, ma questo non basta se dall'altra parte non si cessa la produzione energetica derivata dalle fonti fossili. A sollevare questo tema è stato il Global Energy Monitor che indica come nel 2023 nonostante la consapevolezza di puntare sull'energia green, la capacità globale delle centrali di carbone è aumentata del 2%. E sappiamo come la maggiore causa di questo aumento è dovuta alla crescita dei Paesi in via di sviluppo o sotto sviluppati, quindi: Cina, Indonesia, India, Vietnam, Giappone, Bangladesh, Pakistan, Corea del Sud e Zimbabwe. Il problema è che questo aumento è stato registrato, seppur meno, anche in Europa e negli Stati Uniti.

Global Energy Monitor indica inoltre che: "Nel 2023 si è registrato il livello più alto di produzione, a partire dal 2016, anno in cui è entrato in vigore l'accordo di Parigi". Sono stati installati 69,5 nuovi GW di capacità, mentre sono stati chiusi impianti per appena 21,1 GW. Quindi è avvenuto un'aumento netto annuo di 48,4 GW, che porta la capacità totale globale a 2.130 GW.

Come detto prima il motivo di questo aumento è che sia Stati Uniti sia l'Europa hanno rallentato il ‘phase out'. Metà delle chiusure si sono verificate in America, si parla di un -9,7 GW, ma sono molti meno dei -14,7 GW del 2022. In Europa invece le nazioni che procedono verso una transizione energetica ottimale restano Regno Unito (-3,1 GW), Italia (-0,6 GW) e Polonia (-0,5 GW), ma nonostante ciò il dato complessivo per il continente segna anch’esso un rallentamento. E in questo caso dovuto all'aumento di capacità generato dalla Grecia. 

“Le fortune del carbone quest’anno sono un’anomalia, poiché tutti i segnali indicano un’inversione di rotta rispetto a questa espansione accelerata”, ha dichiarato Flora Champenois, direttore del Programma Carbone di Global Energy Monitor.

Le centrali a carbone in tutto il mondo

Come detto prima il motivo di questo aumento è che sia Stati Uniti sia l'Europa hanno rallentato il ‘phase out'. Metà delle chiusure si sono verificate in America, si parla di un -9,7 GW, ma sono molti meno dei -14,7 GW del 2022. In Europa invece le nazioni che procedono verso una transizione energetica ottimale restano Regno Unito (-3,1 GW), Italia (-0,6 GW) e Polonia (-0,5 GW), ma nonostante ciò il dato complessivo per il continente segna anch’esso un rallentamento. E in questo caso dovuto all'aumento di capacità generato dalla Grecia. 

“Le fortune del carbone quest’anno sono un’anomalia, poiché tutti i segnali indicano un’inversione di rotta rispetto a questa espansione accelerata”, ha dichiarato Flora Champenois, direttore del Programma Carbone di Global Energy Monitor.

C'è, però, un vizio rispetto a questa frenata improvvisa avuta dopo una netta diminuzione nel 2022. Questo vizio è dovuto all'eccessiva chiusura di centrali a carbone avvenuta nel biennio segnato dalla pandemia. In quei due anni la richiesta energetica era inferiore e per quel motivo si pensò di chiudere e dismettere alcuni impianti. Adesso la domanda energetica è tornata a salire e a fronte di una richiesta maggiore, molti Paesi hanno pensato di rallentare la chiusura delle centrali rimanenti.

Fonte | Global Energy Monitor