Perché il 2023 è diventato l’anno più caldo di sempre?

Ancora un’altra volta dobbiamo parlare di anno più caldo di sempre, ma perchè il 2023 ha superato tutti i record legati all’aumento delle temperature? Ecco alcune delle cause che più di altre hanno influito su questa triste notizia.
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Mattia Giangaspero 10 Gennaio 2024

Ancora un altro anno in cui hai sentito pronunciare la frase: "È l'anno più caldo di sempre". Quel che forse è mancato fino a ora è stata una considerazione del "perchè anche il 2023 è stato considerato l'anno più caldo di sempre?". Oltre a parlare dei dati forniti dal servizio satellitare e di mappatura europeo Copernicus, il quale indica che il Pianeta ha raggiunto un riscaldamento globale, pre-industriale di + 1.48 gradi è doveroso entrare nel merito, provando a capire e spiegare che cosa ha generato l'aumento delle temperature. Iniziamo il discorso riportando la notizia più importante a livello climatico del 2023.

Sabato 18 novembre 2023, per la prima volta si era registrata una temperatura media globale di +2 gradi rispetto ai livelli pre-industriali. Si tratta di una temperatura che potrebbe portare un innalzamento dei mari di 12-20 metri. Ora, ti ricordi cosa veniva indicato negli Accordi di Parigi sul clima? Cercare di contenere l'aumento delle temperature non oltre la soglia del +1.5 gradi entro il 2050. Aver invece, per la prima volta, superato già questa soglia ci deve far preoccupare. È vero che il dato registrato sabato sera è stato un unicum, quindi non si tratta di una temperatura stabile, constante. Il problema è che se questo unicum si dovesse registrare in altre occasioni, magari per più giorni consecutivi e con frequenza sempre maggiore nei prossimi anni, allora tanto più unicum non sarà.

La causa di questa eccezionalità è dovuta al continuo aumento delle emissioni a livello globale. Infatti nei primi giorni di Dicembre 2023 è uscito un rapporto pubblicato da Science sul fatto che le emissioni di anidride carbonica (CO2) di origine antropica hanno portato ad un aumento della concentrazione media globale di CO2 atmosferica, da 280 parti per milione (ppm) prima dell'industrializzazione, a un valore medio annuale di 419 ppm nel 2022. Un aumento, quindi, di circa il 50% rispetto alle 280 ppm che caratterizzavano la fine del 1700.

Ora se si volesse trasformare questo dato in "quanto è aumentata la temperatura globale", secondo la rivista scientifica ‘‘Science", il risultato sarebbe +1,1 °C. Inoltre nella ricerca condotta e pubblicata proprio su Science viene specificato che, se le emissioni globali di CO2 continuano ad aumentare, la CO2 atmosferica potrebbe superare le 800 ppm entro il 2100.

Un altro Istituto di ricerca norvegese ha indicato come solo nel 2023 sono aumentate del 1% rispetto al 2022, mentre stando all'Accordo di Parigi, le stesse sarebbero dovute diminuire del 5%.

Nel 2023 si prevede che le emissioni globali di anidride carbonica, dovute principalmente all'uso di combustibili fossili, aumenteranno di circa l'1% per raggiungere un nuovo record. Lo rivela uno studio preliminare pubblicato dall'Istituto di ricerca sul Clima Cicero in Norvegia i cui risultati definitivi verranno pubblicati a dicembre.

Se l'umanità vuole raggiungere i suoi obiettivi di ridurre di quasi la metà le emissioni entro questo decennio e limitare così gli effetti disastrosi sul clima, le emissioni globali dovrebbero essere diminuite di circa il 5% quest'anno, spiega all'Afp Glen Peters, direttore della ricerca. Al contrario però, le emissioni continuano ad aumentare: solo nel 2023, secondo il lavoro di Peters, dovrebbero aumentare dallo 0,5 all'1,5%.

"È molto improbabile che le emissioni diminuiscano", afferma il direttore dello studio, Glen Peters.

Gli incendi boschivi

Questo aumento delle emissioni, che sembra essere la reale causa delle anomalie avute nel 2023 a livello di temperature da cosa deriva? Quali settori o azioni hanno inquinato di più? Partiamo da uno dei fenomeni che ogni anno sembra crescere e non fermarsi più: gli incendi boschivi, che siano dolosi e non.

Il Copernicus Atmosphere Monitoring Service  (CAMS) ha monitorato le emissioni di questi incendi e il loro impatto sull’inquinamento da fumo sull’atmosfera terrestre.

Ne è venuto fuori che "Gli incendi che hanno colpito il Canada nel 2023 hanno generato di gran lunga le più alte emissioni di carbonio mai registrate nel Paese. Secondo i dati, gli incendi scoppiati all’inizio di maggio hanno emesso quasi 480 megatonnellate di carbonio, una quantità quasi cinque volte superiore alla media degli ultimi 20 anni, pari al 23% delle emissioni totali di carbonio da incendi boschivi del 2023. La stima delle emissioni annuali globali di incendi (al 10 dicembre) è di 2100 megatonnellate di carbonio".

Il tipping point rinnovabile

Arriviamo forse al punto più critico. Il 2023 è stato raccontato come l'anno dove è avvenuta la crescita maggiore di rinnovabili, ma allora perchè si parla di aumento delle emissioni? E qui forse la notizia del picco massimo di rinnovabili ottenuto a settembre è stata un po' distorta, perché il tema centrale è: "l'aumento di produzione energetica al mondo, o banalmente in Italia o in Europa".

Le rinnovabili continuano ad aumentare esponenzialmente, ma questo non vuol dire che le fonti fossili si riducano. Dipenderà sempre dalla domanda energetica, da quante infrastrutture esistenti al mondo vorranno energia, dall'aumento demografico che ci sarà in tutto il mondo e da tanti altri fattori. Quando leggiamo queste notizie ci dimentichiamo che non viviamo in una "torta chiusa e finita". Se fosse così basterebbe ripensare alla transizione energetica di quel che si ha. Senza pensare che è possibile che se adesso si ha una torta, domani se ne potrebbero avere 5 e allora se siamo stati in grado di aver trasformato la prima torta in qualcosa di meno impattante per l'ambiente, non vuol dire che le altre 4 torte lo siano. Magari la loro produzione avviene attraverso fonti fossili. E allora siamo punto e a capo.

Stando ai dati pubblicati, il 20 ottobre del 2023, dal think thank energetico Ember climate, oltre al tipping point delle rinnovabili in realtà è avvenuto anche il tipping point delle fonti fossili. Le economie che hanno superato da almeno un anno il picco dell’energia fossile rappresentano il 50% della domanda globale, ponendo le basi per un picco e il successivo calo delle emissioni del settore energetico globale.

L’UE, l’Oceania e il Nord America sono già entrati in un periodo di declino dell’energia fossile, con la produzione fossile in calo rispettivamente del 30%, 20% e 15% rispetto ai picchi regionali. Sembra che l’energia fossile abbia raggiunto un plateau in Africa a livello continentale; un appiattimento simile si verifica per l’America Latina e i Caraibi, ed è così da oltre un decennio. Le uniche regioni che devono ancora raggiungere il picco sono l’Asia e il Medio Oriente. Ma ci sono storie di successo anche in queste regioni: il Vietnam ha ridotto la produzione di fossili del 16% in soli tre anni, mentre la Giordania e gli Emirati Arabi Uniti hanno quasi raggiunto i cinque anni dal loro picco di produzione di fossili.

Metano in atmosfera

Arriviamo allora a parlare di dati sulla produzione fossile che sono cresciuti meno rispetto alla produzione delle rinnovabili, ma sono cresciuti. Si è passati dal 19,2% al 20% (un aumento dello 0,8%) per quanto riguarda il gas. Per non parlare anche dell’energia generata dal carbone: la sua produzione è aumentata del 7%, provocando anche maggiori emissioni dal settore energetico in Europa+3.9% nel 2022 rispetto al 2021.

La produzione d'energia derivata dalle fonti fossili ha generato un aumento di concentrazioni di metano nell'atmosfera, oltre che di CO2.  Infatti, il Global Monitoring Laboratory della National Atmospheric and Oceanic Administration di Mauna Loa (GML/NOAA) nel 2023 ha riportato un picco di concentrazione di anidride carbonica (CO2) in atmosfera di 424 ppm (parti per milione), un aumento dello 0,4% rispetto al 2022. Per il metano, ha riportato un picco di circa 1.922 ppm, un aumento dello 0,6% rispetto al 2022.

Concentrazione di gas serra in atmosfera:

  • +0,4%: aumento nel 2023 rispetto al 2022 della concentrazione di CO2 (anidride carbonica) in atmosfera, che nel 2023 ha raggiunto un picco di 424 ppm (parti per milione) (dati NOAA/GML)
  • +0,6%: aumento nel 2023 rispetto al 2022 della concentrazione di CH4 (metano) in atmosfera), che nel 2023 ha raggiunto un picco di 1.922 ppm (dati NOAA/GML)

Aumento della deforestazione

Un altro elemento che è visto come una delle cause dell'aumento delle temperature è la deforestazione. Anche in questo caso, c'è una buona notizia sulla Foresta Amazzonica. Da quando Lula è diventato il Presidente del Brasile, la deforestazione è calata del 50% rispetto a prima, ma nel resto del mondo cosa sta accadendo?

Il Forest Declaration Assessment, un rapporto sulla salute delle foreste promosso da diverse organizzazioni ambientali e fondazioni pubblicato alla fine di ottobre 2023, indica che nel 2022 il mondo ha perso altri 6,6 milioni di ettari di foreste, una superficie più grande dello Sri Lanka, quasi tutti nel Sud del mondo. Oltre 4 milioni di ettari erano foreste tropicali primarie. Ma, soprattutto, il tasso di deforestazione è aumentato del 4% rispetto al 2021 e gli obiettivi per ridurre la deforestazione sono stati mancati in tutte le regioni tropicali, in particolare in America Latina e Caraibi.

Nel  documento si legge che, di questo passo, potrebbe svanire la prospettiva di azzerare la perdita di copertura forestale entro il 2030. Anzi, ha dichiarato Erin Matson, tra i coordinatori del rapporto, “stiamo andando nella direzione sbagliata”. 

Le emissioni dei voli

Un ultimo elemento che vogliamo prendere in considerazione è quello legato al sistema dei trasporti. In questo caso facciamo una specifica solo sul settore dell'aviazioni, non perchè sia stato l'unico ad emettere nel 2023, ma perchè rispetto a quello della navigazione in mare è cresciuto di più.

Nel 2019, il settore dell’aviazione ha emesso oltre 1.000 mega tonnellate di anidride carbonica nell’atmosfera. Dopo un breve calo registrato negli anni della pandemia, dal 2022 le emissioni climalteranti del trasporto aereo sono tornate a crescere, così come il numero totale dei passeggeri. Secondo alcune stime di IEA, il 2023 si chiuderà con circa 4,7 miliardi di persone trasportate (il dato più alto di sempre) e gli esperti concordano sul fatto che questo numero continuerà a salire anche nei prossimi anni.

Se vuoi approfondire il tema, ecco alcuni dei nostri articoli in cui raccontiamo il perchè la temperatura è aumentata