Tipping point per le rinnovabili in Europa e in Italia, ma siamo sicuri che le fonti fossili stanno diminuendo?

Non è detto che al salire delle rinnovabili, scendano le fonti fossili e infatti la notizia è che nello stesso momento si sta raggiungendo il tipping poin anche delle fonti fossili. Vediamo tutti i dati sulla produzione energetica.
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Mattia Giangaspero 27 Ottobre 2023

Il 2023 è partito benissimo per le fonti rinnovabili e sembra concludersi anche meglio. Una crescita esponenziale in tutta Europa e in Italia, culminata addirittura con il tipping point, ovvero il picco assoluto di produzione d'energia da fonti rinnovabili. Tutte notizie bellissime, ma potrebbero essere anche un po' distorte, perché il tema centrale è: "l'aumento di produzione energetica al mondo, o banalmente in Italia o in Europa". 

Nel senso… Adesso proviamo a spiegare. Le rinnovabili continuano ad aumentare esponenzialmente, ma questo non vuol dire che le fonti fossili si riducano. Dipenderà sempre dalla domanda energetica, da quante infrastrutture esistenti al mondo vorranno energia, dall'aumento demografico che ci sarà in tutto il mondo e da tanti altri fattori. Quando leggiamo queste notizie ci dimentichiamo che non viviamo in una "torta chiusa e finita". Se fosse così basterebbe ripensare alla transizione energetica di quel che si ha. Senza pensare che è possibile che se adesso si ha una torta, domani se ne potrebbero avere 5 e allora se siamo stati in grado di aver trasformato la prima torta in qualcosa di meno impattante per l'ambiente, non vuol dire che le altre 4 torte lo siano. Magari la loro produzione avviene attraverso fonti fossili. E allora siamo punto e a capo.

Il concetto finale di questo esempio è che se salgono le fonti rinnovabili non vuol dire che automaticamente scendano le fonti fossili. Non funziona così. Il tutto sarà sempre collegato alle crescite urbana, industriali e demografiche che richiederanno nuova energia. Detto questo però andiamo ad analizzare anche e se la produzione d'energia da fonti fossili è aumentata.

Stando ai dati pubblicati, il 20 ottobre del 2023, dal think thank energetico Ember climate, oltre al tipping point delle rinnovabili in realtà è avvenuto anche il tipping point delle fonti fossili. Le economie che hanno superato da almeno un anno il picco dell’energia fossile rappresentano il 50% della domanda globale, ponendo le basi per un picco e il successivo calo delle emissioni del settore energetico globale.

L’UE, l’Oceania e il Nord America sono già entrati in un periodo di declino dell’energia fossile, con la produzione fossile in calo rispettivamente del 30%, 20% e 15% rispetto ai picchi regionali. Sembra che l’energia fossile abbia raggiunto un plateau in Africa a livello continentale; un appiattimento simile si verifica per l’America Latina e i Caraibi, ed è così da oltre un decennio. Le uniche regioni che devono ancora raggiungere il picco sono l’Asia e il Medio Oriente. Ma ci sono storie di successo anche in queste regioni: il Vietnam ha ridotto la produzione di fossili del 16% in soli tre anni, mentre la Giordania e gli Emirati Arabi Uniti hanno quasi raggiunto i cinque anni dal loro picco di produzione di fossili.

Per quanto riguarda invece i dati globali e annuali, per il momento possiamo rifarci solamente al 2022 e l'anno scorso il fotovoltaico ha fatto registrare una vera e propria impennata: 39 i Terawattora prodotti, che hanno contribuito a evitare 10 miliardi di euro di costi del gas.

Questo dato che potrebbe essere sorprendente a leggerlo così porta con se, però, degli scheletri nell’armadio. Infatti anche se la produzione di gas è inferiore a quella delle fonti rinnovabili i numeri, nel complesso, sono rimasti invariati rispetto al 2021, anzi sono anche di, qualche decimale, lievemente aumentati, Si è passati dal 19,2% al 20% (un aumento dello 0,8%). Per non parlare anche dell’energia generata dal carbone: la sua produzione è aumentata del 7%, provocando anche maggiori emissioni dal settore energetico in Europa+3.9% nel 2022 rispetto al 2021.

È vero anche che, senza la crescita delle rinnovabili e senza un calo della domanda di energia, dovuta all’aumento dei prezzi e alla guerra in Ucraina, lo scenario poteva essere anche disastroso. I dati sul carbone comunque restano entro i limiti che l’Europa aveva indicato nel 2018. Vero anche che, questo ragionamento deve essere proposto in un lasso molto più ampia di tempo. Perché se da un lato abbiamo una minima crescita o un minimo stazionamento della produzione di energia da carbonio e gas in tutto lo scorso anno, dall’altro lato, se volessimo prendere in esame gli ultimi 4 mesi del 2022, potremmo vedere come le due produzioni citate sono, in realtà, in forte calo, oltre il 6%. L’Unione Europea ha importato 22 milioni di tonnellate di carbone in più ma ne ha usato solo un terzo, rivela il rapporto, e i Paesi non hanno rinunciato ai propri impegni per eliminare gradualmente il suo utilizzo.

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