Ogni anno gli uccelli anticipano la loro migrazione: sì, la crisi climatica interferisce anche con la vita degli animali

Uno studio ha analizzato oltre 5.500 serie storiche di dati fenologici, osservando che molte specie anticipano di 2-3 giorni ogni decennio la migrazione e la riproduzione, per far fronte all’aumento delle temperature.
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Gianluca Cedolin 12 Ottobre 2022

La crisi climatica in corso ha già avuto un impatto molto grave sulla biodiversità nel mondo e l'alterazione dei ritmi degli eventi biologici è uno degli effetti più documentati del cambio del clima.

Tutti gli esseri viventi (sì, anche noi umani) stanno cambiando con il tempo abitudini, luoghi e tempi di vita, per far fronte all'emergenza, e gli uccelli non fanno differenza. Della relazione tra fattori climatici e manifestazioni stagionali dei fenomeni della vita vegetale e animale come la riproduzione e le migrazioni si occupa la fenologia.

Una ricerca uscita a settembre su Ecological Monographs ha raccolto oltre 5.500 serie storiche di dati fenologici compresi tra il 1811 e il 2018 e relative a 684 specie di uccelli a livello mondiale.

I risultati hanno evidenziato che, a causa della crisi climatica, la migrazione primaverile pre-riproduttiva degli uccelli verso i siti di nidificazione e la loro riproduzione sono state anticipate di circa due, tre giorni ogni decennio negli ultimi duecento anni.

Il fenomeno riguarda in particolare le specie residenti e i migratori parziali, perché probabilmente percepiscono maggiormente le alterazioni del clima e dell'ambiente dei loro luoghi di riproduzione.

Anche gli uccelli con una dieta più generalista hanno dovuto anticipare le migrazioni rispetto invece alle specie con diete più specifiche, perché le prime sono più propense a sfruttare le risorse disponibili nel momento in cui si presentano le condizioni idonee per migrare. Nel complesso, poi, ad anticipare maggiormente queste attività sono gli uccelli dell'emisfero boreale alle latitudini più elevate, dove cioè il riscaldamento globale ha colpito con maggiore intensità.

Lo studio è stato realizzato da un ricercatore ungherese e da tre ricercatori italiani del Dipartimento di scienze e politiche ambientali dell’Università degli studi di Milano.

Come scrive GreenReport, il primo firmatario della ricerca, Andrea Romano, ha detto che «gli organismi stanno rispondendo in modo adattativo alle variazioni ambientali ed ecologiche causate dall'aumento della temperatura, ad esempio modificando la propria distribuzione verso regioni che sono diventate climaticamente più idonee oppure, come mostriamo nel nostro lavoro, attraverso un cambiamento delle tempistiche delle attività, come riproduzione e migrazione, nel corso dell’anno. Tuttavia, queste risposte si dimostrano spesso insufficienti per tenere il passo del cambiamento climatico e molte popolazioni hanno manifestato profondi cali demografici, tanto che si stima che il cambiamento climatico possa rappresentare la principale fonte di estinzione locale nei prossimi decenni».