Il pensiero divergente (in inglese, divergent thinking – DT) è definito come la capacità di pensare molte e differenti possibili soluzioni, anche inusuali e originali, di fronte a una determinata domanda, questione, compito o problema (Runco, 1986).
Il pensiero divergente è alla base della creatività, ovvero la capacità di trovare soluzioni alternative a un problema.
Guilford nel 1967 fece una distinzione tra pensiero divergente e convergente. Secondo l’autore il pensiero divergente sarebbe espressione di un pensiero artistico e creativo, mentre il pensiero convergente sarebbe espressione delle materie scientifiche.
Il pensiero divergente e caratterizzato da alcuni elementi, in particolare:
Il pensiero divergente si basa sul presupposto di trovare prospettive diverse. Analizzare il problema sotto vari punti di vista dando così origine a nuove soluzioni e possibilità. È perciò stato definito pensiero produttivo, poiché introduce nuove idee per la soluzione del problema.
Il pensiero divergente non è migliore del pensiero convergente che può esserci maggiormente di aiuto in certe situazioni. Sarebbe quindi necessario utilizzare entrambe le forme di pensiero a seconda della situazione che ci capita.
Ad oggi il pensiero convergente sembra aver avuto la meglio, viene utilizzato maggiormente e stimolato anche a scuola, al contrario del pensiero divergente che viene poco valorizzato. Infatti tutti noi siamo dotati di pensiero divergente ma non siamo abituati ad utilizzarlo.
Il concetto alla base del pensiero divergente è uscire dagli schemi del ragionamento logico per sviluppare idee più ingegnose e originali.
Il pensiero divergente sembrerebbe legato al benessere. In situazioni di minore pressione, in cui siamo più riposati e meno stressati è più facile che nasca tale pensiero.
Inoltre un maggiore equilibrio tra pensiero divergente e convergente permetterebbe maggiore autoconsapevolezza, empatia, attività sociali e motivazione.