Perché ci piacciono le emoji? Il nostro cervello le comprende prima delle espressioni facciali

Se non indicato espressamente, le informazioni riportate in questa pagina sono da intendersi come non riconosciute da uno studio medico-scientifico.
Una ricerca guidata da tre studiose italiane ha indagato i meccanismi neurali alla base del riconoscimento delle emoji, le icone colorate che arricchiscono ii messaggi digitali. L’emozione descritta dalle emoji felici, disgustate e tristi viene identificata più rapidamente che sul volto umano.
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Martina Alfieri 25 Agosto 2023

C’è chi le utilizza in abbondanza e chi addirittura, a volte, le preferisce alle parole per esprimere un’emozione in un testo scritto. Le emoji sono senza dubbio un elemento caratterizzante del linguaggio digitale. E, secondo un recente studio, riescono a svolgere fin troppo bene la funzione per cui sono state ideate: il nostro cervello le saprebbe decodificare prima, e meglio, rispetto a un volto umano.

Descrivere le emozioni, soprattutto all’interno di una chat, un'e-mail o un breve post social, richiede tempo e può risultare difficile. È in questi casi che le emoji ci vengono in soccorso: colorate, schematiche e immediate, trasmettono in un attimo sentimenti complessi. Linda Dalle Nogare, Alice Cerri e Alice Mado Proverbio, del dipartimento di Psicologia dell’Università Milano-Bicocca, hanno indagato attraverso un esperimento i meccanismi neurali che si attivano quando osserviamo le “faccine”.

Un gruppo di 51 persone si è trovato di fronte a 48 diverse emoji: tristi, felici, sorprese, disgustate. Ciò che è stato osservato è che le emozioni raffigurate dalle emoji venivano riconosciute più rapidamente e con maggior precisione rispetto alle espressioni facciali.

I partecipanti – si legge nello studiohanno riconosciuto meglio le emoji felici, disgustate e tristi, e i volti felici e arrabbiati. La paura, invece, è stata difficile da riconoscere sia nei volti che nelle emoji. La natura schematica degli emoji potrebbe determinare una più facile classificazione del loro contenuto emotivo”.

Il nostro cervello non le identifica come veri e propri volti, ma vengono inizialmente elaborate – in quanto piccoli oggetti – dall’area temporale sinistra. Grazie a un processo di antropomorfizzazione, però, saremmo poi capaci di assimilarle a un volto, e di capire così ciò che ci vuole trasmettere.