Perché non dovremmo costringere i bambini a mangiare

Possono esserci molte ragioni dietro al fatto che un bambino si rifiuta di mangiare. A volte può essere il sintomo di un malessere fisico, come un’infezione virale, altre volte esprime un disagio psicologico che deve essere ascoltato. Ma in generale dovremmo evitare di fargli pressioni o privarlo di un’attività che gli piace solo perché non sta mangiando.
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Dott.ssa Samanta Travini Psicologa Psicoterapeuta
15 Aprile 2023 * ultima modifica il 15/04/2023

Julio Basulto, dietologo, nutrizionista e scrittore di diversi libri afferma che: “Non dobbiamo insistere affinché i nostri figli mangino qualcosa che non gli va, una quantità di cibo maggiore di quella che desiderano o il più veloce che possono”. La nostra insistenza porta solo a risultati negativi.

Numerosi esperti, infatti, concordano sul fatto che non bisogna obbligare i bambini a mangiare. Come accade per tutti gli esseri umani,  anche loro si accorgono di quando mangiare è una necessità e quando invece sono sazi.

Inoltre dobbiamo tenere a mente che nell’infanzia le dimensioni dello stomaco sono ridotte rispetto a quelle del nostro, pertanto non possiamo aspettarci che le porzioni siano di pari quantità.

Se facciamo loro pressioni costanti affinché puliscano il piatto, il rischio è che non baderanno alle esigenze del loro corpo ma solo a quello che stiamo imponendo loro.

La nostra insistenza può provocare il rifiuto verso un determinato alimento che vogliamo fargli mangiare per forza.

D’altro canto, se il piccolo continua a mangiare anche quando si sente sazio, ingerisce più alimenti di quelli di cui ha bisogno e, a lungo andare, possono presentarsi anche problemi di sovrappeso.

Inoltre si rischia di trasformare quella che è un’attività normale in qualcosa più simile a una punizione che a un’attività piacevole.

Dobbiamo quindi evitare di minacciare il bambino di privarlo di svolgere un’attività che gli piace, farlo sentire male, raccontargli bugie, fargli pressioni, intimorirlo o maltrattarlo dal punto di vista psicologico per costringerlo a mangiare.

Dobbiamo al contrario dare loro tempo affinché possano mangiare a modo loro e secondo il loro ritmi. Offrirendogli, un poco alla volta, alimenti nuovi in modo che abbiamo modo di abituarsi ad ogni nuovo alimento. Se offriamo loro nuovi ingredienti nello stesso pasto, gli sarà più difficile assimilarli. Le cose andranno meglio, invece, proponendo loro pochi alimenti nuovi a pasto, senza forzarli a mangiare se in un primo momento li rifiutano.

Ricordiamo di dare l’esempio! Se vogliamo che nostro figlio mangi qualcosa, dovremo mangiarlo anche noi.

Un’altra regola importante è evitare le distrazioni e mangiare in famiglia. Nel momento in cui si mangia, non si deve fare altro, inoltre è importante acquisire l’abitudine di mangiare quando lo fanno anche gli altri.

Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un’attenzione sempre maggiore all’alimentazione sana, varia ed equilibrata. Questo ha contribuito ad accrescere, da parte dei genitori, la cura all’educazione alimentare. Occuparsi dell’alimentazione dei propri figli è un buon modo anche per riflettere sulle proprie abitudini alimentari, perché i bambini le prenderanno da modello.

Come dimostrato da una ricerca condotta nel 2002 da un team di studiosi del Dipartimento di Nutrizione dell’Università del Tennessee, all’età di due anni i bambini hanno già sviluppato le loro preferenze alimentari. Per questo è importante che possano sperimentare diversi sapori e consistenze fin dalle prime esperienze. Infatti se già da quando sono piccoli vengono esposti a diversi sapori, viene stimolata la loro curiosità che li porterà ad avvicinarsi a nuovi cibi anche molto diversi tra loro, permettendo un’alimentazione ricca e varia.

Se il bambino è veramente in un periodo di inappetenza bisogna scoprire cosa c’è che non va.

Se, per esempio, si tratta di allergie alimentari, potrebbe avere sintomi quali mal di pancia ogni volta che mangia, e quindi associare il cibo al dolore e rifiutarlo di conseguenza.

Se, invece, notiamo un malessere generale collegato all'inappetenza, potrebbe trattarsi di qualche patologia virale; è bene che lo portiamo dal pediatra, che gli prescriva degli esami per vederci chiaro.

A volte il bambino non mangia per ribellione contro qualcosa che lo infastidisce. In questo caso, dovremo essere attenti al suo atteggiamento. Se lo vediamo irritato quando gli porgiamo il piatto, forse stiamo forzando troppo nostro figlio a mangiare un cibo che detesta; se è indifferente, potrebbe essere un segnale per qualche disagio psicologico o di stress in famiglia, a scuola, con i compagni di giochi.

L'importante, in ogni caso, è essere sempre pronti a variare il menù e proporgli cose nuove, ma non eccessivamente elaborate o pesanti, cibi naturali e che abbiano un sapore ben distinguibile dagli altri che gli proponete.

Laureata in psicologia clinica dello sviluppo e neuropsicologia, si occupa di sostegno psicologico per individui, coppie e famiglie con particolare attenzione altro…