felicità nella vita

Perché siamo così ossessionati dalla ricerca della felicità?

Se non indicato espressamente, le informazioni riportate in questa pagina sono da intendersi come non riconosciute da uno studio medico-scientifico.
Sorrisi ovunque, foto e video di momenti di gioia. La felicità sembra essere ciò che la società si aspetta da ognuno di noi e raggiungerla è diventato un obiettivo di vita. Ma perché tutta questa pressione attorno a questo stato d’animo?
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Evelyn Novello 20 Marzo 2024

Felicità raggiunta, si cammina per te sul fil di lama, scriveva Eugenio Montale. Se essere felici è un cammino non di così facile percorrenza, mantenere questo stato emotivo lo è ancor di più. L'uomo, da sempre, ha la felicità come obiettivo di vita, ne è praticamente ossessionato, tanto che nel 2012, l'Assemblea generale delle Nazioni Unite sanciva la nascita della Gionata mondiale della felicità da festeggiare ogni 20 marzo adducendo come motivazione il fatto che la ricerca della felicità fosse "uno scopo fondamentale dell'umanità".

Ma ti sei mai chiesto cosa sia per te la felicità? E soprattutto, vivere bene significa essere sempre felici? È davvero questo ciò che dobbiamo ricercare o dovremmo proiettarci su altro, come la serenità o il giusto equilibrio tra le emozioni? Il segreto della felicità, insieme al senso della vita, è al centro del dibattito filosofico fin dall'antichità e tuttora è oggetto di tantissime teorie, più o meno fondate. Cerchiamo di capirne di più con l'aiuto della dott.ssa Ilaria Bruschi, psicologa e psicoterapeuta.

Partiamo dalla prima vera domanda, perché abbiamo il chiodo fisso del dover raggiungere la felicità? "L'ossessione per la felicità – spiega la psicologa – deriva dalla necessità di costruirci un nostro spazio interno in cui poter affrontare le nostre paure, le nostre emozioni negative. E abbiamo talmente paura di non riuscire ad affrontare i momenti no che cerchiamo in tutti i modi di essere felici. Per questo, tutto ci inculca l'imperativo di essere felici, i social media, soprattutto".

Ma il problema sta alla radice. "Siamo portati a pensare che la felicità – continua la dottoressa – sia una condizione statica che raggiungeremo a un certo punto nella vita, ma si tratta di un'illusione, è solo un'esperienza temporanea e molto personale, non esiste in senso assoluto. Un altro punto spinoso è che, troppo spesso, la nostra felicità è fatta di ottenimenti esterni costruiti sui valori di mercato. Oggetti costosi, denaro, ecc, ma da esami etnografici e antropologici, il Paese più felice è il Buthan, uno stato molto ancorato ai costumi antichi connessi alla semplicità. Quella rurale, fatta di natura e tradizioni. Noi abbiamo un concetto di felicità che è privo di contenuti concreti".

Realizzare ciò che siamo è la felicità

Per quanto sia retorico parlare di segreto della felicità, per avere più probabilità di sperimentarla "devi avere il coraggio di perseguire quello che ti fa stare bene – spiega Bruschi. – La felicità è il completamento di sé stessi, il giusto equilibrio tra aspetti materiali, affettivi e spirituali. Realizzare ciò che siamo è la felicità, infatti dopo i 40 anni siamo più predisposti a provarla perché ci conosciamo e sappiamo cosa ci appaga. Abbiamo completato le tappe fondamentali legate alle pressioni sociali (matrimonio, figli, carriera, ecc) e possiamo raccogliere i frutti di quello che abbiamo seminato".

Insomma, la felicità non dovrebbe essere intesa come scopo della vita anche perché la felicità è fatta di obiettivi, sì, ma "non è detto che il raggiungimento di quell'obiettivo ti porti davvero la felicità – spiega Bruschi. – Ciò che dovremmo ricercare, invece, è la serenità, che equivale a una felicità più moderata, che dà più equilibrio. Se la felicità è la forza, la serenità è la quiete. È più duratura e ti può aiutare anche a superare i momenti dolorosi".