Perché stanno aumentando i tumori del colon-retto nei giovani? Il professor Malesci: “Vi spiego quali sono le ipotesi”

Diversi studi hanno osservato un aumento delle diagnosi tumore del colon-retto nel Regno Unito così come negli Stati Uniti. Ad oggi non ci sono simili evidenze in Italia ma insieme al professor Alberto Malesci, gastroenterologo del San Raffale di Milano, abbiamo provato a fare luce sulle cause di questo trend, identificando varie ipotesi.
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Kevin Ben Alì Zinati 15 Aprile 2024
* ultima modifica il 15/04/2024
In collaborazione con il Prof. Alberto Malesci Gastroenterologo presso l’Unità di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva dell’IRCCS Ospedale San Raffaele e professore straordinario di Gastroenterologia presso l’Università Vita-Salute San Raffaele.

Scattando una fotografia dello stato della nostra lotta al cancro, la scienza ha individuato lati positivi e negativi.

Il primo è che nel 2024, in Europa, ci aspetterebbero 1,3 milioni di decessi a causa di varie forme di cancro. Quello che potrebbe sembrarti un numero altissimo (e lo è…) porta tuttavia con sé un mezzo sorriso perché si tratta di una quota più bassa rispetto a quanto registrato nel 2018.

In particolare, i tassi di mortalità si sarebbero ridotti del 6,5% nella popolazione maschile e del 4,3% in quella femminile.

Come ha spiegato un gruppo di ricercatori italiani (tra cui l'Università degli Studi di Milano), significa che per quest’anno le stime sarebbero destinate a passare da 132 morti ogni 100mila del 2018 a 123 negli uomini e da 82,5 a 79 ogni 100mila nella donne.

Negativo, invece, è il dato che riguarda il tumore del colon-retto. Nel Regno Unito sarebbe previsto infatti aumento significativo della mortalità e, dettaglio ancora più preoccupante, nella fascia dei giovani adulti, quindi quella tra i 25 e i 49 anni.

Qui, nel 2024, è previsto un rialzo del 26% rispetto al 2018 negli uomini e di quasi 39% nelle donne, favorito da fattori di rischio come il sovrappeso e l’obesità, un maggior consumo di superalcolici unito poi a una ridotta attività fisica, alti livelli di glucosio nel sangue e diabete.

Lo stesso quadro è stato recentemente osservato anche negli Stati Uniti, dove i dati dell’American Cancer Society hanno mostrato lo spostamento del tumore del colon retto nella «classifica» delle cause di morte per i giovani adulti: se prima era al quarto posto tanto per gli uomini quanto per le donne, oggi ha rispettivamente raggiunto la prima e la seconda posizione.

Questa fotografia mostra una situazione “paradossale”, come l’ha definita il professor Alberto Malesci, gastroenterologo presso l’Unità di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva dell’IRCCS Ospedale San Raffaele e professore straordinario di Gastroenterologia presso l’Università Vita-Salute San Raffaele.

Il cancro del colon è sempre stata una malattia propria dell’età avanzata, con un’incidenza progressivamente crescente dopo i 60 anni. “È anche da sottolineare che, negli ultimi decenni, l’incidenza e la mortalità per questa malattia dell’età avanzata è significativamente diminuita in Italia come in altri paesi”. 

Questo, ha spiegato il prof. Malesci, grazie all’implementazione di attività di screening come la colonscopia diretta o guidata dalla presenza di sangue occulto nelle feci che consentono di identificare e rimuovere lesioni precancerose (i famosi polipi) o diagnosticare il tumore in uno stadio precoce e potenzialmente guaribile.

A partire dagli anni ’90, però, il trend si è invertito e si è cominciato a notare quello che la fotografia dell’inizio ha certificato: un aumento dell’incidenza (“parliamo del 20% circa”) del cancro al colon nei soggetti di età inferiore a 50 anni.

“Il dato epidemiologico risulta molto chiaro negli Usa e in altri stati europei – ha spiegato il gastroneterologo del San Raffaele di Milano – mentre non è per ora documentato a livello nazionale nel nostro Paese ove l’unica evidenza in favore di un modesto ma significativo aumento del cancro colo-rettale nei più giovani viene da uno studio condotto pochi anni fa nella area metropolitana di Milano”. 

Stando ai dati statunitensi, l’aumento delle diagnosi di tumore del colon-retto nella popolazione sotto ai 50 anni è decisamente importante tanto che si prevede che, nel 2030, circa il 25% di tutti i nuovi casi di cancro del retto riguarderà soggetti appartenenti a questa fascia d’età.

“L’importanza di questa evoluzione epidemiologica risulta ovvia anche considerando la significativa mortalità che questo tumore comporta se diagnosticato in stadio avanzato. Per questo motivo, negli Stati Uniti, la soglia anagrafica per l’ingresso nei programmi di screening per il cancro colo-rettale è stata abbassata a 45 anni rispetto a quella di 50 anni precedentemente adottata” ha continuato il professor Malesci.

Il punto, però, è che nonostante il crescente interesse scientifico per la forma giovanile del cancro colo-rettale, oggi ancora non abbiamo una spiegazione univoca per questa frequenza di diagnosi aumentata.

studio tumore colon e nitriti

Abbiamo solo delle ipotesi. La prima, a cui fa riferimento il professor Malesci, si rifà a al dato storico secondo cui l’insorgenza di questo tipo di tumore spesso ha colpito persone con sindromi ereditarie geneticamente trasmesse (“complessivamente rendono conto di circa il 5% di tutti i cancri del colon”) e pazienti colpiti da una malattia infiammatoria intestinale, come la colite ulcerosa o il morbo di Crohn.

“Tuttavia – ha spiegato – è stato escluso che l’aumento di incidenza del cancro del colon retto ad insorgenza giovanile sia associato all’incremento del numero di soggetti appartenenti a queste categorie”. 

La principale ipotesi che resta viva, invece, è effettivamente legata a tutti quei fattori ambientali e metabolici di cui ti ho parlato all’inizio, vale a dire l’obesità, il diabete, lo stile di vita sedentario, il fumo, l’abuso di alcool a cui il professor Malesci unisce anche l’uso indiscriminato di antibiotici: “Sono tutti fattori che potrebbero caratterizzare la fascia generazionale attualmente colpita dall’aumento epidemiologico di cancro del colon in età giovanile”.

Meritano attenzione anche altre ipotesi. Il ruolo giocato da un farmaco, non necessariamente un antibiotico, diventato di uso diffuso e la possibilità che nella catena alimentare sia stato introdotto qualche cibo o additivo capace di anticipare l’età di insorgenza del cancro colorettale. “Il fatto che in Italia siamo apparentemente in ritardo su questa variazione epidemiologica sarebbe compatibile con questa ipotesi, corroborando l’idea che la dieta mediterranea sia in qualche modo protettiva”.

Mentre scienza e ricerca cercando di fare maggior chiarezza sulle cause dell’aumentata frequenza di cancro del colon nella popolazione giovanile, è bene cominciare già a pensare alle contromisure.

A come, cioè, adeguare i nostri comportamenti come individui. Oltre all’ovvia raccomandazione di stare lontani da abitudini e stili di vita poco sani che potrebbero anticipare il rischio di cancro del colon (e anche di patologie cardiovascolari), il professor Malesci ha puntato l’attenzione sui sintomi che potrebbero rappresentare il campanello d’allarme.

“È bene non si trascurino, in nome della giovane età, sintomi quali la vista di sangue nelle feci, improvvise variazioni delle abitudini intestinali o una profonda stanchezza con documentata anemia”. A cui, ha concordato il gastroenterologo, va aggiunto anche il nuovo sintomo individuato da uno studio del Center for Gastrointestinal Cancers dello Yale Cancer Center.

Vale a dire feci molto più sottili o caratterizzate da uno spessore e le dimensioni di una matita.

Fonte | American Cancer Society

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