Il tumore del colon-retto è uno dei tumori più frequenti nei paesi industrializzati e una delle cause più comuni di mortalità. Fortunatamente negli ultimi anni, grazie al miglioramento della prevenzione, diagnosi e terapia, stiamo assistendo a una diminuzione della mortalità e all’aumento della sopravvivenza.
Il tumore del colon-retto colpisce l’ultima parte dell’intestino, il colon e il retto, e rappresenta il tumore più frequente di tutto il tratto gastro-intestinale. Parliamo di una malattia complessa dal punto di vista delle cause, poiché si sviluppa dall’interazione di più fattori (genetici, ambientali, alimentari e infiammatori).
Per quanto riguarda la prevalenza, quello al colon-retto rappresenta il terzo tumore più frequente di tutti e la seconda causa di mortalità per neoplasia in Europa, con una mortalità più alta nei paesi in via di sviluppo. Colpisce in egual misura gli uomini e le donne, mentre alcune etnie sono più suscettibili di altre nello sviluppare la malattia: gli afroamericani e gli ispanici sembrano più a rischio delle popolazioni caucasiche, mentre quelle asiatiche mostrano un rischio molto basso.
Il tumore è solitamente scoperto intorno a 68 anni, anche se recentemente si sta assistendo a un aumento dei casi prima dei 50 anni. Fortunatamente, l’incidenza e la mortalità della malattia stanno diminuendo negli ultimi anni grazie alla diagnosi precoce e la prevenzione dei fattori di rischio.
Il tumore del colon-retto è una malattia multifattoriale: vuol dire che non esiste una singola causa implicata, ma diversi i fattori che giocano un ruolo fondamentale nello sviluppo e decorso.
Questi fattori s’influenzano a vicenda e aumentano il rischio di sviluppare la neoplasia.
I sintomi del tumore del colon-retto sono l’espressione della crescita tumorale. Inizialmente, questa può non dare sintomi o dare manifestazioni poco specifiche; nei casi più avanzati può produrre un’ostruzione intestinale e compromettere altri organi (fegato).
Il periodo di tempo in cui il tumore procede da una lesione precancerosa precoce alla neoplasia vera e propria è circa 10-20 anni. Il sistema di stadiazione TNM è utilizzato per classificare il tumore in stadi secondo 3 variabili:
La combinazione delle entità di queste variabili determina i 4 stadi tumorali, dove il numero sta a indicare la progressione della malattia:
Nello stadio 0 il tumore è molto piccolo, non sono coinvolti i linfonodi e sono assenti le metastasi. Negli stadi successivi il tumore infiltra progressivamente le cellule circostanti, raggiunge dimensioni più cospicue (stadi I e II), coinvolge i linfonodi (stadio III) e può dare metastasi a distanza (stadio IV).
Lo screening del carcinoma del colon (cioè la ricerca dei pazienti con tumore ancora non diagnosticato) dovrebbe iniziare all’età di 50 anni, in base alla presenza o meno dei fattori di rischio (ad esempio una storia familiare di polipi, tumori o malattia infiammatoria cronica intestinale, sospetto di tumore ereditario).
Gli esami utilizzati per lo screening (ricerca del sangue occulto nelle feci e colonscopia) permettono la diagnosi precoce delle lesioni precancerose (che possono diventare maligne) e dei tumori in fase iniziale.
La precocità della diagnosi è quindi indispensabile, poiché:
La diagnosi è sospettata dal medico in presenza di:
Gli esami di laboratorio possono essere di aiuto nella diagnosi e mostrare reperti compatibili con la presenza di un tumore del tratto gastro-intestinale, in particolare:
La certezza della diagnosi si ha dopo aver eseguito la colonscopia, l’esame che prevede l’inserimento di una sonda ottica (endoscopio) attraverso il retto che viene fatta risalire lungo il colon, e che permette di:
Per la stadiazione tumorale si utilizzano diversi esami strumentali (ecografia,TAC, risonanza magnetica, radiografia, PET).
L’intervento chirurgico è la cura definitiva per il tumore del colon-retto e consiste nell’asportazione della lesione o del tratto di colon o retto coinvolti.
I tipi di intervento sono:
Ci possono essere delle situazioni in cui non è possibile eseguire l’intervento chirurgico (stadio IV); in questi casi si scelgono altri trattamenti con lo scopo di eliminare la massa tumorale (crioterapia, termoablazione, chemioterapia, radioterapia e farmaci biologici).
Il concetto di guarigione in oncologia è piuttosto variabile e dipende dal tipo di tumore e dal suo stadio. Generalmente, si conviene sul fatto che, dopo la diagnosi e in seguito alle terapie, cinque anni in assenza di recidiva tumorale sia un periodo oltre il quale ci si può considerare guariti.
È per questo motivo che le stime della sopravvivenza si concentrano sui primi cinque anni dopo la diagnosi. La percentuale di sopravvivenza e la mortalità sono variabili e dipendono dallo stadio della malattia. Per i tumori localizzati, ad esempio, la sopravvivenza è la più alta (circa 89.3%), scendendo man mano che la malattia si estende, con una media di sopravvivenza di circa 64.4%.
Nonostante queste stime, alcuni studi hanno dimostrato che nei casi avanzati, in seguito a resezione chirurgica delle metastasi, alcuni pazienti riescono a sopravvivere a 10 anni.
Fonti| Brouwer NPM, et al. An overview of 25 years of incidence, treatment and outcome of colorectal cancer patients. Int J Cancer. 2018 Dec,143(11),2758-2766; Recio-Boiles A. et al, StatPearls Publishing, 2020 ; Medscape