Potato Plastic: il materiale creato con acqua e patate che potrebbe sostituire la plastica nei fast food

Un materiale biodegradabile in meno di due mesi, con cui realizzare prodotti monouso per i fast food e non solo. Si tratta di un composto creato da un giovane studente svedese a partire da amido di patate e acqua, che potrebbe efficacemente sostituire la plastica che, al momento, a scomparire dal pianeta può impiegare fino a 400 anni.
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Sara Del Dot 7 Maggio 2019

Un oggetto di plastica utilizzato nei fast food viene utilizzato in media venti minuti, ma a biodegradarsi può metterci anche 450 anni. È a questo che pensava Pontus Törnqvist, lo studente svedese di soli 24 anni quando ha ideato il progetto selezionato ai James Dyson Award 2018. Il giovane svedese, che studia Industrial Design presso la Lund University, ha infatti ideato la Potato Plastic, un nuovo materiale totalmente biodegradabile creato dall’amido delle patate mescolato con semplice acqua, che potrebbe rivoluzionare totalmente la produzione e lo smaltimento di oggetti monouso, gli stessi che sono stati recentemente banditi dall’Unione Europea, utilizzatissimi nei fast food, che proprio per questo sono molto criticati. Questo materiale, infatti, si realizza in modo molto semplice e, una volta gettato via, diventa nutriente per il terreno, degradandosi in meno di due mesi. È un composto perfetto per la realizzazione di oggetti che vengono usati una sola volta e poi gettati via, come ad esempio posate, cannucce o sacchi dell’immondizia.

Come si realizza

Come ho già detto, le materie prime utilizzate sono soltanto amido di patate e acqua. La parte tecnica di realizzazione dei prodotti è la creazione del composto in cui entrambi gli ingredienti vengono mescolati assieme e poi riscaldati finché il liquido non si addensa. Successivamente, il composto viene versato in uno stampo ed esposto a una fonte di calore finché non diventa un unico pezzo, asciutto e compatto. Ovviamente, il materiale può avere diverse consistenze: sulla base di quanto liquido viene versato nello stampo, si potrà avere un materiale molto spesso oppure una pellicola sottilissima. Il materiale è termoplastico, questo significa che la forma può essere modellata anche sotto un compressore se esposta a calore e umidità. Questo consente di spaziare molto con la fantasia per quanto riguarda le possibili forme e design del prodotto finale, e dal momento che il calore necessario a modellare il materiale non è esageratamente elevato, è anche possibile utilizzare degli stampi fatti di plastica: questo abbasserebbe notevolmente i costi di produzione rispetto all’utilizzo di stampi di metallo.

L’obiettivo di Pontus

Nella descrizione del suo progetto, Pontus ha voluto specificare che con la sua idea non si pone l’ambizioso obiettivo di risolvere il problema della produzione di rifiuti plastici nel mondo, ma vuole per lo meno dimostrare un’assunzione di responsabilità nel processo di produzione di un oggetto, che viene quindi creato consapevolmente a partire dalla materia prima fino all’idea di cosa ne sarà dopo il suo utilizzo. Lo scopo è quello di riuscire a mantenere le nostre abitudini quotidiane, ormai impossibili da modificare, adottando però un modo più circolare di pensare gli oggetti. Così, questo materiale viene creato con qualcosa che nasce dalla terra, ed è proprio nella terra che ritorna dopo il suo utilizzo, senza alcun tipo di rischio per l’ambiente e per l’uomo.

E in futuro?

Il giovane inventore ha affermato di voler implementare la sua idea, anche perché in Svezia, dove vive lui, le coltivazioni di patate sono tantissime, e tutte quelle brutte che non vengono messe in vendita potrebbero rappresentare un’ottima materia prima per la sua plastica. Inoltre, l’obiettivo a lungo termine sarebbe quello di adattare la formula di creazione di questo materiale ai prodotti tipici di ciascun Paese (riso, mele ecc) e utilizzare loro estratti al posto di quello delle patate.