Provi ansia e paura solo all’idea di metterti alla guida di un’auto? Forse soffri di amaxofobia

Del tutto irrazionale, incontrollabile, ma decisamente limitante. L’amaxofobia è una paura persistente in grado di impedire ad una persona di mettersi alla guida di un’automobile. Moltissime possono esserne le cause ma, una volta riconosciuta ed accettata, si può fare qualcosa per controllarla fino a farla scomparire del tutto.
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Gaia Cortese 10 Novembre 2020
In collaborazione con Dott.ssa Samanta Travini Psicologa

C’è chi cede volentieri il posto al volante quando è buio. Chi preferisce di gran lunga prendere i mezzi pubblici. Chi non guida se non c’è seduto qualcuno a fianco. Chi non vuole passare sotto ponti e gallerie, così come non vuole trovarsi bloccato nel traffico. Chi addirittura prende la patente, ma poi si rifiuta di guidare l’automobile.

Dietro questo blocco che impedisce di mettersi alla guida di un’auto c’è una vera e propria paura, che ha un nome: amaxofobia. Si tratta di una paura che persiste nel tempo, difficile da scalfire e del tutto irrazionale, ma di fatto, chi ne è vittima prova quasi terrore solo all’idea di guidare un autoveicolo. Se ne rende conto, ma non riesce a fare nulla per placare questa fobia.

Come si spiega la paura di guidare l'auto

I sintomi

L'amaxofobia, infatti, si presenta con diversi sintomi. Chi ne soffre, si agita solo al pensiero di mettersi al volante. Non solo prova ansia, ma a livello fisico può essere sopraffatto da un senso di nausea, dall’aumento del battito cardiaco, dalla sensazione di avere la bocca secca e dalla respirazione con affanno.

A soffrire di questa fobia situazionale sono sia gli uomini che le donne, di qualunque estrazione sociale; l'amaxofobia si manifesta in situazioni diverse e con modalità differenti.

Le possibili cause

Tra le possibili cause per l’insorgere dell’amaxofobia potrebbero esserci dei disturbi di natura ansiosa o dei disturbi legati a un’altra fobia, la claustrofobia. Diversamente l'amaxofobia potrebbe essere la diretta conseguenza di un evento traumatico come un incidente causato o subito in prima persona. Un’altra causa ancora potrebbe essere legata all’età non più giovane del conducente: è infatti risaputo che con l’avanzare dell’età, ci possa essere un calo dell’attenzione e della concentrazione alla guida; allo stesso modo, i riflessi stessi della persona sono più lenti di quelli di una persona giovane, e trovarsi in mezzo al traffico automobilistico può creare non pochi problemi a chi è più lento nei movimenti.

Come superare la fobia

Il modo migliore per superare la paura di guidare è proprio guidare. Sembra un paradosso, ma è solo così che si può affrontare questo ostacolo. Scegli un momento della giornata in cui le strade sono libere, in assenza di traffico e procedi per piccoli passi. Inizialmente avrai paura, ma diventando consapevole che guidando con attenzione e tranquillità, non succede nulla di spaventoso, acquisterai a poco a poco sempre più sicurezza, fino a non avere più paura di guidare.

Ci siamo passati un po’ tutti da neopatentati: fare un sorpasso, affrontare un incrocio di strade complicato, viaggiare circondati da altre automobili erano tutte situazioni che non ci mettevano a completo agio, anzi. Con la pratica, i timori iniziali sono spariti e la guida è diventata un'azione così naturale da non dover neppure pensare a come si cambiano le marce o a quale pedale stai premendo per frenare.

Se dovessi avere un attacco di panico, fermati e respira profondamente. Se può aiutarti, ripetiti anche delle affermazioni positive a voce alta, come per esempio: "sto guidando bene mantenendo anche un velocità moderata”“. Chissà che non ti aiuti a credere un po’ di più nelle tue capacità.

Il parere dell'esperto

Abbiamo sentito il parere sull'argomento alla Dottoressa Samanta Travini, psicologa. Ecco cosa ci ha detto:

"L’amaxofobia è la paura invalidante di guidare un automezzo. Clinicamente, è possibile classificare l’amaxofobia, nel DSM-5 come fobia specifica del sottotipo situazionale.

La fobia specifica è definita come una paura persistente, della durata di almeno sei mesi, sproporzionata e irrazionale verso oggetti o situazioni specifiche, spesso causa di stati ansiosi che possono assumere anche la forma di attacchi di panico. La persona, pur riconoscendo che la paura è esagerata rispetto al pericolo reale, tende ad evitare o a sopportare con forte ansia lo stimolo fobico. La fobia specifica, per essere clinicamente significativa, deve provocare uno stato di stress psicofisiologicamente rilevante e interferire con la vita della persona. Nel caso del sottotipo situazionale si tratterebbe di un’ansia invalidante causata da una situazione specifica.

I fattori e le cause che potrebbero essere alla base dello sviluppo di questo disturbo sembrerebbero molteplici. La paura di guidare potrebbe presentarsi all’interno di un quadro generale di disturbo d’ansia o essere correlata a un disturbo claustrofobico (timore di restare bloccati in una galleria o nel traffico) o agorafobico (paura di attraversare ponti). L’amaxofobia potrebbe essere, altrimenti, conseguenza diretta di una situazione traumatica (incidenti causati o subiti o meno in prima persona, incidenti subiti da persone care o ai quali si ha assistito) o dipendere da stati di depressione secondari all’invecchiamento del conducente che diventa insicuro delle sue capacità.

Inoltre, l'amaxofobia potrebbe insorgere in soggetti con elevate pulsioni aggressive che temono di poterle attualizzare alla guida, in preda a raptus improvvisi. Infine, la paura può nascere da una generale condizione di bassa fiducia in se stessi e nelle proprie abilità

Questa fobia può essere diagnosticata qualora siano soddisfatti tutti i criteri per una fobia specifica del sottotipo situazionale. Al fine di meglio indagare e comprendere la gravità della sintomatologia del paziente è possibile, inoltre, indagare la “storia automobilistica” del soggetto. Le diverse possibili cause e le eterogenee caratteristiche cliniche dell’amaxofobia, pongono l’accento sull’importanza di valutare in modo scrupoloso la personale “cornice” all’interno della quale il disturbo si colloca, al fine di avvalersi del trattamento terapeutico più adeguato al singolo paziente.

Lo scopo della terapia sarà quello di aiutare i pazienti a identificare e modificare i pattern distorti di pensiero riguardanti se stessi, l’evento traumatico e il mondo e consentire, inoltre, sia di ridurre i sintomi ansio-depressivi post traumatici che di promuovere l’incremento di fiducia, sicurezza e di regolazione emotiva".