Quali rimedi esistono contro l’aracnofobia, la paura dei ragni

Di aracnofobia si parla spesso, ma ci sono sintomi specifici che la caratterizzano e soprattutto vi possono essere delle cause precise all’origine del problema. In ogni caso, dopo avere imparato a riconoscerla, è possibile anche provare a superarla. Vediamo insieme come.
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Dott.ssa Samanta Travini Psicologa Psicoterapeuta
11 Dicembre 2020 * ultima modifica il 11/12/2020

L’aracnofobia o paura dei ragni è probabilmente la paura più vecchia e diffusa nella cultura occidentale. La parola aracnofobia deriva dalla combinazione di due parole greche: arachno (ragno) e phobos (paura). Molto spesso, la sensazione di paura non è confinata ai soli ragni, ma si estende anche ad altri animali con molte zampe: può includere, ad esempio, anche la paura degli scorpioni. Le persone aracnofobiche, in generale, tendono a manifestare comportamenti irrazionali alla sola vista di ragni o anche solo se ne sentono parlare.

Cos'è?

Come ogni altra fobia specifica, l’aracnofobia determina una paura spropositata ed elevata di fronte a uno stimolo specifico, in questo caso i ragni e talvolta animali molto simili, definito stimolo fobico. Il livello di attivazione generato dalla vista o dal solo pensiero, nei casi più gravi, di un ragno, è eccessivo rispetto al reale pericolo e minaccia presentata dal piccolo animale.

A livello diagnostico è necessario osservare, oltre a paura e ansia marcata rispetto a uno stimolo specifico, con attivazione elevata e immediata ogni volta che esso si presenta, nonché un livello sproporzionato di attivazione, anche una persistenza delle condizioni cliniche per almeno 6 mesi con marcata alterazione del funzionamento dell’individuo in diverse aree.

Il comportamento attivato, infatti, tende a evitare qualsiasi condizione o situazione in cui possa presentarsi la presenza di un ragno, con ripercussioni a livello lavorativo, sociale e relazionale, con stati di disagio. Questo accade soprattutto perché la reazione eccessiva viene, il più delle volte, percepita come tale anche dalla persona stessa, seppur fatichi a controllarla e gestirla.

I sintomi

Se di sintomatologia si può parlare, l'aracnofobia genera reazioni diverse in base alla “gravità” del disturbo: nei casi di severità, la paura dei ragni s'innesta semplicemente visionando uno scatto fotografico di un aracnide. Le reazioni alla vista di un ragno, sia questi di dimensioni minute o giganti, sono incontrollate e possono risultare esagerate agli occhi non solo degli altri, ma anche dell'aracnofobico stesso.

Esistono vari livelli di gravità, a partire dalla semplice repulsione alla vista del ragno, sino alla degenerata ossessione per gli stessi, che sfocia in attacchi di panico e reazioni irrazionali, oltre che sproporzionate. In alcuni aracnofobici, i tipici prodromi di paura si presentano al solo pensiero che all'interno di una stanza possa presentarsi un ragno; il soggetto, di conseguenza, è in grado di entrare in quella camera solo dopo uno sforzo mentale abnorme, unico modo per superare la fobia.

Tipica degli aracnofobici è la sensazione di essere infestati dai ragni, di percepire le zampette correre sulla pelle.

I sintomi iniziali dell’aracnofobia possono far la loro prima comparsa durante l’infanzia o l’adolescenza. Ad ogni modo, in seguito ad un evento traumatico i sintomi possono presentarsi a qualsiasi età quando la persona in questione entra a contatto con l’oggetto della propria fobia. Un aracnofobico quando vede un ragno può avere i seguenti sintomi:

  • aumento della frequenza cardiaca
  • attacchi di panico
  • dolore al petto
  • sensazione di soffocamento
  • difficoltà a distinguere la realtà dall’immaginazione
  • sudorazione abbondante
  • nausea

Le cause

In genere le fobie verso un animale sono causate da esperienze traumatiche con l’animale in questione o sono legate all’apprendimento. È comune, per esempio, che uno dei genitori presenti la stessa fobia e che, consapevolmente o meno, la trasmetta ai propri figli. La paura, inoltre, viene trasmessa anche geneticamente; ciò, tuttavia, non sufficiente per sviluppare una fobia.

L’aracnofobia consiste nella paura irrazionale o nella repulsione viscerale nei confronti degli aracnidi. La sensazione di disgusto tipica di questa fobia ha portato gli esperti a pensare che possa trattarsi di una paura evolutiva. Una sorta di vantaggio che ci ha permesso di sopravvivere a possibili morsi letali e altri pericoli ignoti.

Uno studio condotto dai ricercatori dell’Istituto Max Planck di Lipsia (Germania) afferma che l’aracnofobia ha un’origine innata ed evolutiva. Tramite l’analisi della dilatazione pupillare, è stata misurata l’ansia di alcuni bambini mentre osservavano foto di ragni e serpenti. La ricerca ha dimostrato che i bambini mostravano segni d’ansia (dilatavano le pupille) quando guardavano foto di ragni e serpenti; non accadeva lo stesso con fiori o pesci.

I rimedi

Tutte le fobie possono essere trattate con successo grazie all’aiuto di uno psicologo; il professionista insegnerà tecniche di rilassamento utili a calmare i sintomi e come supporto alla desensibilizzazione sistematica. Questa tecnica consiste nella graduale esposizione del paziente all’elemento temuto. Nelle fasi iniziali, gli esercizi di rilassamento verranno eseguiti presentando fotografie dell’elemento, fino a quando l’individuo non sarà in grado di mantenere la calma in presenza dell’animale.

Aiuta anche lavorare sulle convinzioni soggettive riguardo agli aracnidi, poiché spesso la scarsa conoscenza dell’animale intensifica la paura. Risulta estremamente utile, pertanto, ottenere accurate informazioni. Il paziente, dunque, potrebbe reperire informazioni sui rischi connessi al morso di ragno, sul ruolo di questi animali nell’ecosistema o sui decessi per avvelenamento da aracnidi.

Alcune tecniche di rilassamento, come la meditazione, rappresentano un altro tassello fondamentale del percorso terapeutico. Alcuni farmaci, come le benzodiazepine, sono utili nel ridurre l’intensità delle reazioni scaturite dalla vista di un ragno. Questi farmaci vanno assunti solo se si è sotto la supervisione di un medico.

Laureata in psicologia clinica dello sviluppo e neuropsicologia, si occupa di sostegno psicologico per individui, coppie e famiglie con particolare attenzione altro…