
Non si nasconde più dietro le tue gambe quando incontrate una persona a lui estranea, ma tende a rimanere in disparte dal gruppetto dei coetanei al parcogiochi o a elargire larghi sorrisi solo quando vede la sua mamma e il suo papà.
E poi te ne danno conferma le maestre della scuola materna e di quella elementare poi: “Il suo bambino è un po’ timido”, e il tuo senso di protezione e preoccupazione in men che non si dica sale alle stelle. Il carattere di un bambino non si può cambiare del tutto, ma sicuramente durante l’infanzia si può fare qualcosa perché si plasmi e un'eventuale timidezza lasci un po’ più di spazio a un po' più di intraprendenza.
Quello che potrebbe aiutare il tuo bambino è praticare uno sport, perché è un modo per relazionarsi con i propri coetanei ed è uno strumento utile per acquisire sicurezza, aumentare la propria autostima e la consapevolezza delle proprie capacità.
Anche in una gara non arrivi primo, quando scendi in pista sei il protagonista di te stesso, ti senti importante.
Quello che è importantissimo è non forzare mai il bambino verso una disciplina sportiva che non gradisce. Alla base di qualunque scelta ci deve essere sempre il suo interesse, altrimenti non solo ogni volta sarebbe un’impresa convincerlo a prendere parte alla lezione, ma ne deriverebbero più svantaggi che vantaggi. L’ideale sarebbe fargli provare più tipi di sport: in questo modo il bambino è messo nella condizione di avere un'idea più chiara di quali siano le sue preferenze e di scegliere con serenità.
Forse la maggior parte dei genitori pensa che gli sport più indicati per superare la timidezza dei bambini siano gli sport di squadra come il calcetto, il basket, la pallanuoto o la pallavolo. Non sono completamente d’accordo. Un bambino timido può avere difficoltà a inserirsi in un gruppo o soffrire in qualche modo la "necessità" di relazionarsi con i compagni di squadra, o ancora, di patire l’inevitabile confronto che in questo caso non è tanto con l’avversario, ma inevitabilmente con i propri compagni.
Certo dallo sport di squadra derivano anche molti fattori positivi: l’aiuto reciproco, le confidenza, lo spirito di squadra, gioie e dolori condivisi. Ma mettendo tutti i pro e i contro insieme, non mi sentirei di consigliare gli sport di squadra come gli sport più indicati per superare brillantemente la timidezza. Gli sport di squadra sono utili per i bambini che hanno già conquistato un minimo di sicurezza in se stessi. Altro discorso invece per quanto riguarda il nuoto, l’atletica leggera e le arti marziali. Vediamo perché.
Il nuoto è uno sport che non richiede eccessiva interazione con gli altri. Si nuota da soli, anche se ci si è iscritti a un corso di lezioni con altri cinque, sei bambini. Oltre questo fattore positivo dato da quella che chiamo "solitudine in vasca", attraverso il nuoto il bambino timido può diventare più sicuro delle proprie capacità, migliorare la sua resistenza, la forza fisica e anche la sua postura. Il nuoto è anche uno dei primi sport che viene proposto ai bambini in età prescolare, dando la possibilità di lavorare sulla timidezza a partire già dai quattro, cinque anni.
Anche l'atletica leggera, come il nuoto, viene proposta in età prescolare. Si tratta di uno sport ideale per sviluppare la coordinazione neuromotoria, ma soprattutto, non è richiesta una diretta cooperazione con altri bambini; questo aspetto permette al bambino timido di avere il tempo a lui necessario per socializzare nel gruppo, cosa che farà nel tempo, stringendo amicizia con i bambini a lui più congeniali (e come dargli torto).
Con le arti marziali non solo si apprendono le arti della difesa personale, ma si acquisisce una maggiore autostima che può aiutare a supererare le proprie insicurezze e le proprie paure. Judo, Karate, Muay Thai, Kung Fu sono tutte discipline che aiutano il bambino a diventare più sicuro di se stesso e, sperando che non ce ne sia mai bisogno, di affrontare eventuali manifestazioni di bullismo con i coetanei.