Quando va fatto il vaccino per la pertosse e perché non è obbligatorio in gravidanza

Il vaccino contro la pertosse rientra tra quelli obbligatori previsti per tutti i bambini dal calendario vaccinale. Non è obbligatorio ma raccomandato, invece, alle donne in gravidanza: siccome i neonati non possono essere vaccinati prima dei due mesi, è importante trasferire al feto anticorpi materni già pronti e capaci di proteggerlo prima che abbia inizio il suo normale ciclo di immunizzazioni.
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Kevin Ben Alì Zinati 8 Febbraio 2024
* ultima modifica il 18/02/2024

Quando si parla di bambini ci sono vari tipi di vaccinazioni, che non cambiano solamente in base alla malattia contro cui devono proteggere.

Ci sono, per esempio, vaccini obbligatori e altri raccomandati così come immunizzazioni da somministrare non appena il bambino nasce e altre che invece devono essere effettuate a uno o due mesi di distanza.

Ci sono vaccinazioni che il ministero della Salute raccomanda di effettuare anche durante la gravidanza, in modo da trasferire al feto anticorpi materni già pronti e dunque capaci di proteggerlo prima che abbia inizio il suo normale ciclo di vaccinazioni.

Una di queste è quella contro la pertosse, comunque obbligatoria dal 2017. Ovvero contro quella malattia infettiva causata dal batterio Bordetella pertussis, altamente contagiosa e cateterizzata da tosse persistente, febbre e progressivamente anche difficoltà a respirare e convulsioni.

Ne avrai sentito parlare in queste ore dopoché purtroppo, una bambina di 15 giorni è morta all’ospedale materno infantile Salesi di Ancona a causa di un due infezioni occorse contemporaneamente: la bronchiolite, nella maggior parte dei casi provocata dal virus respiratorio sinciziale, e appunto la pertosse.

La storia, di quelle drammatiche che non vorremmo mai raccontare, nelle ultime ore ha portato con sé anche le parole dei genitori che, scegliendo di restare anonimi, hanno comunque voluto lanciare un messaggio molto forte.

“Non vogliamo che quello che stiamo passando noi venga vissuto da altre famiglie. Bisogna fare informazione, a noi nessuno aveva detto in gravidanza di fare il vaccino della pertosse” le parole riportate dall’Ansa.

Sì, perché la mamma durante la gravidanza non era stata vaccinata: nessuno, nemmeno il suo ginecologo, le avrebbe raccomandato l’immunizzazione.

In Italia, la vaccinazione contro la pertosse è obbligatoria per tutti i bambini: rientra tra le dieci previste dal calendario vaccinale.

Quello contro la Bordetella pertussis è un farmaco acellulare, costituito cioè da alcune componenti del battere purificate e inattivate e viene somministrato con un’iniezione intramuscolare.

Nel primo anno di vita è previsto un ciclo di tre dosi, contenuto nel vaccino esavalente con una dose di richiamo contenuta nel vaccino quadrivalente prevista intorno ai 5-6 anni, in modo da rinvigorire l’effetto protettivo.

Un’altra dose viene somministrata tra gli 11 e i 18 anni insieme al vaccino contro la difterite e il tetano.

Siccome però i neonati non possono essere vaccinati prima dei due mesi di età e fino ad allora sono a rischio di contrarre infezioni, l’immunizzazione contro la pertosse viene raccomandata anche a tutte le donne in gravidanza intorno alla 28esima settimana.

L’obiettivo è quello di dotare il nascituro di una adeguata concentrazione di anticorpi in grado di proteggerlo per il tempo che rimane “scoperto”.

Come ribadisce l’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, non si tratta di una vaccinazione obbligatoria ma raccomandata. E la sua giusta comunicazione è strettamente necessaria.

Fonti | Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma; Ministero della Salute

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