Record negativo per l’Italia: vendita di antibiotici negli allevamenti più alta di tutta l’UE

Nel nostro Paese si utilizzano soprattutto a scopo preventivo, nonostante l’Organizzazione mondiale della sanità abbia chiesto di smettere. A essere in pericolo non è infatti solamente il benessere animale o il Pianeta, messo a dura prova dalle emissioni inquinanti degli allevamenti intensivi, ma anche la tua salute: aumenta infatti il serio fenomeno dell’antibiotico-resistenza.
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Giulia Dallagiovanna 25 Novembre 2019

In Italia si continuavo a vendere tanti, tantissimi antibiotici destinati agli allevamenti intensivi. E non perché bovini e suini italiani si ammalino più facilmente, ma perché nel nostro paese si ricorre in maniere più frequente all'utilizzo di medicinali a scopo preventivo. Una pratica che l'organizzazione mondiale della sanità ha chiesto di cessare, perché sta mettendo in pericolo anche la tua salute, oltre naturalmente al Pianeta. Sono i dati dell'ultimo report dell'EMA (l'Agenzia Europea del Farmaco) a confermare un trend che, nonostante sia in calo, dovrebbe comunque far preoccupare: la carne che hai acquistato al supermercato contiene, probabilmente, una quantità di antibiotici pari a 2,5 volte la media europea. Anzi, Paesi del nord, come la Svezia e l'Islanda, ne usano fino a 50 volte meno.

La denuncia arriva direttamente da CIWF (Compassion in World Farming) Italia Onlus, un'associazione no profit impegnata sul fronte del benessere degli animali negli allevamenti. E proprio loro spiegano come il 90% di questi prodotti venga aggiunto al mangime o all'acqua serviti poi a tutto il bestiame e più di rado per trattamenti individuali in presenza di un'effettiva patologia. Non si conoscono ancora le dosi utilizzate specie per specie, ma grazie alle ricette elettroniche non dovrebbe essere troppo difficile nei prossimi mesi raccogliere dati più completi e dettagliati.

Le ripercussioni incidono sul benessere degli animali, ma anche sulla tua salute

Ma perché è un problema? Innanzitutto, come sempre accade negli allevamenti intensivi, il benessere degli animali non è all'ultimo posto nella scala delle priorità: non viene nemmeno tenuto in considerazione. Se infatti si rendono necessari più medicinali potrebbe significare anche che gli esemplari vivono in contatto strettissimo l'uno con l'altro, costretti in spazi angusti e senza la minima possibilità di muoversi. Si ottengono così due pessimi risultati: nessun rispetto per maiali, mucche e qualsiasi altra specie allevata e un'impatto ambientale notevole.

C'è però un risvolto importante e diretto anche per la tua salute. L'eccessivo impiego di antibiotici da parte di queste aziende favorisce l'aumento di batteri resistenti proprio ai farmaci che dovrebbero combatterli. E così tu ti ammali, ma non ci sono più prodotti efficaci contro la tua patologia. In uno studio dell'ECDC (Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie) è emerso come l'Italia abbia il numero più elevato di morti provocate proprio da infezioni antibiotico resistenti. Insomma, non è un scherzo e le cifre sono infatti abbastanza impressionanti: su 33mila decessi in tutta l'Europa, 10.700 erano nel nostro Paese.

Certo, è anche l'uso scorretto che se ne fa in medicina o l'insistenza di alcune persone affinché gli venga prescritto, salvo poi non rispettare le indicazioni del medico per l'assunzione, ad aver condotto a un risultato così negativo. Ma gli allevamenti intensivi hanno fatto la loro non piccola parte.

Perciò, lancia anche tu un segnale al mercato e cerca di comprare carne da allevamenti biologici e, possibilmente, a chilometro zero ed evita quelle marche dove sai che l'uso degli antibiotici è pane quotidiano.