Ricongelare l’Artico: dagli “ice volcanoes” alle tende in mare, i 4 metodi per contrastare gli effetti del riscaldamento globale

L’Università di Cambridge ha in mente 4 metodi che potrebbero salvare la Terra dalla crisi climatica e dall’aumento delle temperature. L’obiettivo è quello di evitare di far sciogliere il ghiaccio dell’Artico. Ecco le soluzioni in campo.
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Mattia Giangaspero 18 Marzo 2024

Per raccontarti di questa incredibile idea avuta da alcuni scienziati della Cambridge University, bisogna partire da un concetto: quel che accade nell’Artico non resta nell’Artico. Salvare i ghiacciai dallo scioglimento salverebbe tutti noi dal riscaldamento globale e ci aiuterebbe ad evitare una crisi climatica ancora più catastrofica a causa dell'innalzamento dei mari.

L'intenzione dei ricercatori è quella di provare a guadagnare più tempo possibile per far trovare soluzioni di riduzione delle emissioni di CO2, di transizione energetica e di riforestazione e lotta al consumo di suolo ai singoli Governi o alle singole istituzioni che, ancora oggi non hanno messo in campo politiche ambientali degne di questo nome.

Il candore della neve e del ghiaccio artico riflette la radiazione solare nello spazio. Quando la superficie bianca scompare, la radiazione viene assorbita anziché riflessa, contribuendo al riscaldamento globale. Quindi, il vasto ghiaccio nell'Artico fornisce un effetto tampone e stabilizzante sull'intero clima della Terra.

"Se, però, lo dovessimo lasciare andare, sarà assolutamente terribile. E stiamo finendo il tempo. È tempo di cercare misure di emergenza, come giocare al gioco delle radiazioni, proteggendo il ghiaccio dai raggi del sole e riflettendone una maggiore quantità nello spazio." – Afferma Il dottor Shaun Fitzgerald, direttore del Centro per la riparazione del clima e direttore della ricerca presso Cambridge Zero.

I ricercatori allora hanno previsto 4 diversi metodi per ricongelare l'Artico:

  1. Il primo metodo, sotto la direzione del professore Hunt  coinvolge le nuvole riflettenti. In sostanza l'idea è quella di lavorare con la natura per aiutare le nuvole a formarsi sull’oceano (piuttosto che sulla Terra) e questo perché oltre al ghiaccio, anche le nuvole sono un potente mezzo riflettente delle radiazioni solari nello spazio.

"Stiamo lavorando sulla progettazione dell'ugello per formare goccioline della giusta dimensione e sulla progettazione del sistema di spruzzatura, ad esempio con una turbina eolica che alimenta una pompa. Chiameremo questo progetto Marine Cloud Brightening". afferma il professore Hunt a capo della direzione del primo metodo

2. Il secondo metodo prevede l'utilizzo di aerosol a livello stratosferico per proteggere il ghiaccio dal sole. A capo               di questa ricerca c'è un ricercatore italiano, il dottor Francesco Muschitiello. Gli scienziati hanno scoperto che, in               seguito all’eruzione del vulcano Monte Pinatubo nelle Filippine nel 1991, l’intero pianeta si è raffreddato di 0,5                   gradi per un anno intero. Questo perché 20 milioni di tonnellate di anidride solforosa furono espulse nella                           stratosfera sotto forma di aerosol, dove reagirono con il vapore acqueo per formare acido solforico diluito che                     rifletteva parte della radiazione solare, agendo come refrigerante.

3. Il terzo metodo  prevede l'aumento dello spesso del ghiaccio. Il ghiaccio marino più spesso dura più a lungo                   durante tutto l'anno, fornendo una superficie bianca che riflette la radiazione solare anche durante l'estate artica,               quando il sole splende 24 ore su 24, 7 giorni su 7.

I ricercatori dichiarano che: "Stiamo esplorando se pompare acqua sopra, cosa che aumenterà la temperatura superficiale alla quale il calore viene irradiato nello spazio, accelererà il trasferimento di calore e aumenterà il tasso di solidificazione, creando così ghiaccio più spesso".

4. Il quarto metodo è il più particolare e forse amatoriale di tutti. L'intenzione dei ricercatori sotto la guida del                  professor John Moore dell'Università della Lapponia è quello di fissare delle tende in mare. L'idea è quella di                      contrastare l'acqua calda salata poiché questa corrode le punte dei ghiacciai.

"Invece di costruire un muro di cemento, si potrebbe legare una sorta di tessuto al fondale marino, tenuto in posizione da boe sotto la superficie, che ridurrebbe il flusso ma lascerebbe passare la vita marina?"

Fonte | Università di Cambridge