
Tra mischie, prese e spinte, il rugby potrebbe sembrare uno sport poco adatto ai bambini, ma non è affatto così. Questo sport di tradizione anglosassone, ancora poco diffuso in Italia rispetto ad altri Paesi, viene spesso e volentieri associato alla violenza, ma è un preconcetto sbagliato.
Alla base del rugby ci sono una serie di regole che possono contribuire al corretto sviluppo pedagogico e all’educazione del bambino: c’è il gioco di squadra, il rispetto dell’arbitro e degli avversari e il coinvolgimento di tutti i giocatori in campo. E se ancora non ti ho completamente convinto, ho altre ragioni da darti…
Il rugby è uno sport adatto a tutti, ragazzi, adulti, bambini e bambine. C'è chi inizia addirittura all'età di 2 anni rincorrendo un pallone ovale di spugna colorata. Non occorre infatti che il bambino abbia una struttura fisica robusta o già ben sviluppata, perché per giocare a rugby non sono richieste doti fisiche particolari; è un gioco che riesce a coinvolgere tutti i bambini, oltretutto nel rugby non si parla di agonismo fino ai 12 anni: performance e risultati lasciano il posto a partecipazione e apprendimento.
Questa disciplina sportiva, nata in Inghilterra e velocemente diffusasi in ogni parte del mondo, aiuta a sviluppare molteplici capacità motorie: non solo perché sono coinvolte tutte le parti del corpo, ma anche perché offre davvero un’ampia varietà di movimenti che consentono al bambino di sviluppare la coordinazione, la forza e la velocità.
Il principio alla base del rugby è evitare di far male e di farsi male. È assai improbabile che in campo si verifichino falli o comportamenti sbagliati, perché il rispetto per l’avversario è una delle prime cose che vengono insegnate. Una regola di questo sport è infatti che nessun membro della squadra, fatta eccezione del capitano, può parlare e tanto meno contestare l’arbitro. Se qualcuno lo fa, la squadra viene penalizzata.
Il rispetto verso l’avversario è espresso nel modo migliore in quello che viene chiamato Terzo Tempo della partita. In pratica, nel momento in cui la partita finisce e c'è il fischio dell'arbitro, le due squadre mettono da parte la rivalità e vivono insieme un momento di socialità condivisa, magari ritrovandosi in un pub davanti a un boccale di birra (ma questo non succede con i bambini!).
Credere che il rugby sia adatto solo ai maschietti è un'altra idea che non ha fondamento. Fino ai 12 anni, bambini e bambine possono giocare tranquillamente insieme, solo intorno ai 14 anni inizia a verificarsi una scarsa adesione delle ragazze dovuta anche al fatto che è difficile raggiungere i numeri per creare una squadra. Le bambine tuttavia sono molto portate per lo sport e si appassionano di più: sarebbe un peccato non dare l'opportunità anche a loro di imparare le basi di una disciplina sportiva che ha così tanti buoni principi da trasmettere.
Abbiamo sentito sull'argomento il parere di Silvia Vaccarone di Rugbytots Monza: "Una volta i bambini avevano più libertà di fare esperienze motorie autonome in ambienti destrutturati, ma ora le nostre vite frenetiche e molto controllate lasciano meno spazio a queste esperienze autonome. Ecco perché è importante iniziare già da 2 anni ad aiutare i bambini a consolidare i loro schemi motori di base in un ambiente divertente, stimolante e sicuro come quello offerto nei corsi Rugbytots. Sicuro perché non ci sono contrasti o contatti tra bambini, e i materiali utilizzati sono morbidi e colorati e igienizzati prima e dopo ogni lezione.
Inoltre la partecipazione attiva del genitore che sostiene, trasmette entusiasmo e dedica attenzione al proprio bambino pone le basi per una maggiore autostima del bambino, elemento importantissimo per permettergli di affrontare le sfide della vita con serenità e fiducia nei propri mezzi. Alcuni genitori si pongono il problema se sia un’attività adatta a tutti: non ci sono limitazioni, ogni bambino o bambina con le sue specificità è accolta in squadra con attenzione, e il divertimento è assicurato per tutti.
Infine i bambini che dopo aver fatto 2 o 3 anni con Rugbytots passano a una successiva attività sportiva anche diversa dal minirugby, arrivano agli allenatori già più pronti sul profilo della coordinazione e dell’attitudine al rispetto delle regole e dei compagni".