Se ti trasferisci in un altro Paese, cambia anche il tuo intestino

Due studi, uno olandese e un altro americano, hanno scoperto che un regime alimentare di un’altra nazione modifica anche i batteri e gli enzimi che regolano la digestione. Potresti quindi diventare più soggetto a patologie come diabete e obesità.
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Giulia Dallagiovanna 16 Novembre 2018
* ultima modifica il 13/04/2021

Paese che vai, flora intestinale che trovi. La tua digestione è regolata da batteri che si trovano all'interno di intestino e colon, e questo probabilmente lo sapevi già. Ma la novità è che i microorganismi possono cambiare a seconda della nazione in cui vivi. Lo hanno confermato due studi, uno dell'Academic Medical Centre di Amsterdam e il secondo dell'università del Minnesota: se ti trasferisci in un'altra parte del mondo, la tua digestione si modifica. E la conseguenza è che varia anche la probabilità che avrai di contrarre malattie croniche come obesità e diabete.

In Olanda, un team diretto dall'epidemiologa Mélanie Deschasaux ha preso in esame più di 2mila persone: alcune erano olandesi, altri erano immigrati provenienti da Ghana, Marocco, Turchia e America latina, il più delle volte quando erano già adulti. I ricercatori hanno scoperto che non tutti avevano lo stesso tipo di flora intestinale e che questa variava in base al gruppo etnico d'appartenenza.

Qualcosa di simile hanno fatto anche Pajau Vangay e Dan Knights, dell'università del Minnesota. In particolare, si sono focalizzati su due minoranze che vivono negli Stati Uniti, gli Hmong, provenienti dal Laos, e i Karen, originari del Myanmar. Entrambe le comunità hanno iniziato a insediarsi in America a partire dagli anni Settanta. Nei loro intestini, i batteri acquisiti nel Paesi dov'erano nati se ne erano pian piano andati via, lasciando il posto a microorganismi più a stelle e strisce. Una tendenza che aumentava nei loro figli, immigrati di seconda generazione.

Ma c'è di più. I nuovi microbi non riescono a svolgere tutti i compiti di quelli precedenti e queste carenze fanno aumentare il rischio per la persona di contrarre una forma di diabete o di diventare obesa.

Alimenti, medicinali e stili di vita diversi modificano anche la flora intestinale

La domanda a questo punto è: perché avviene questa sorta di sostituzione interna con una flora più autoctona? Secondo i ricercatori dei due Paesi, buona parte delle ragioni sono da ricercarsi nel cambio di dieta. Allontanandosi dal Sudest asiatico, a Hmong e Karen non servivano più i batteri e gli enzimi per digerire ad esempio il tamarindo, il cocco o il cuore di palma. Molto più utili sostanze che permettessero di mangiare hamburger, zuccheri e altri tipi di grassi.

I casi presi in esame dalla dottoressa Deschasaux invece mostravano che il cambiamento era stato più lento in Olanda, rispetto agli Stati Uniti. Probabilmente questa discrepanza è facilmente spiegabile con i diversi regimi alimentari: nei Paesi Bassi si tende a consumare più verdure e ortaggi crudi e meno proteine, rispetto all'America.

E oltre all'alimentazione, antibiotici e medicinali differenti e uno stile di vita occidentale, al quale hanno dovuto abituarsi, hanno influito su una riorganizzazione del loro organismo.

Ma questi risultati sarebbero tutti semplici curiosità se non influissero sulla salute. Cosa che invece fanno in modo consistente. Per quanto i batteri licenziati vengano sostituiti, si producono lo stesso dei posti vacanti e, in generale, una gran confusione nell'intestino. Ne derivano problemi al metabolismo e una maggior propensione a contrarre alcune patologie legate alla nutrizione.

Rispetto agli olandesi per nascita, gli immigrati marocchini erano più soggetti a sviluppare l'obesità, mentre chi proveniva dal Sudamerica era più facilmente affetto da diabete di tipo 2, cioè quello che compare solitamente dopo i 40 anni. E anche le comunità del Sudest asiatico trapiantate in Minnesota dovevano gestire una tendenza al sovrappeso.

In sostanza, possono verificarsi due situazioni: chi ha desiderio di integrarsi fin da subito, adottando nel suo regime alimentare quotidiano i piatti tipici del Paese nel quale si trasferisce e chi, al contrario, rimane all'interno della propria comunità ma inevitabilmente entra in contatto con un modo di vivere e di mangiare diverso dal suo. In entrambi i casi, l'intestino dovrà vedersela con un mix di cibi e sostanze nutritive diverso rispetto a quello abituale. Inizierà quindi a sostituire i batteri, ma non è un processo così immediato. Il suo lavoro sarà rallentato e potrebbero esserci delle ripercussioni sulla salute.

Fonti| "US Immigration Westernizes the Human Gut Microbiome" pubblicato su Cell 1 novembre 2018; "Depicting the composition of gut microbiota in a population with varied ethnic origins but shared geography", pubblicato su Nature il 27 agosto 2018

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