Sei più da tè o da caffè? La risposta è nel tuo Dna

Secondo una nuova ricerca, pubblicata su Scientific Reports, la predisposizione a preferire una tazza di tè o il consumo regolare di caffè si trova nei nostri geni, in particolare nella presenza di quelli maggiormente ricettivi al gusto amaro. La vera sorpresa? Più sei sensibile al sapore amaro, più caffè bevi.
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Sara Del Dot 19 Novembre 2018
* ultima modifica il 29/02/2024

Amaro, nel gergo comune, non è un aggettivo positivo. Quante volte ci capita di usare espressioni come “amaro come la vita”, oppure “mi ha lasciato l’amaro in bocca”, per indicare situazioni spiacevoli con ripercussioni assolutamente negative? Eppure, sebbene l’essere umano sia tendenzialmente predisposto ad associare il gusto amaro a emozioni ed eventi negativi o pericolosi, un nuovo studio ha rivelato che chi è dotato di geni maggiormente sensibili a questo tipo di sapore, è anche più propenso a consumare in maggiori quantità prodotti da esso caratterizzati.

Questione di Dna

Nel corso di questo studio, guidato dall’istituto di ricerca medica QIMR Berghofer, in Australia, pubblicato il 15 novembre 2018 sulla rivista Scientific Reports, un team di ricercatori ha analizzato le informazioni genetiche di oltre 400.000 individui provenienti dal Regno Unito, di età compresa tra i 37 e i 73 anni. Il risultato? Le persone in possesso di specifici geni recettori del sapore amaro della caffeina, sono maggiormente predisposti a bere più di quattro tazzine di caffè al giorno, e al contrario sono meno propensi al consumo di tè.

È tutta questione di geni: se, a causa loro, sei più sensibile al gusto amaro della caffeina, è più probabile che tu sia un regolare, appassionato consumatore di caffè. Dall’altra parte, una maggiore sensibilità nei confronti di elementi come il propiltiouracile (Prop) e il chinino, indica una maggiore predisposizione al consumo regolare di tè. Come dicevamo all’inizio, questo meccanismo sembra quasi un controsenso. Infatti, parrebbe più logico pensare che un individuo più sensibile al gusto amaro sia meno propenso a consumare caffè, mentre invece accade esattamente il contrario. In ogni caso, questo non è necessariamente un male: è ormai comprovato che il caffè, ovviamente se consumato con moderazione, porti con sé tutta una serie di proprietà benefiche per l’organismo, come il minor rischio di problemi al cuore, protezione dal diabete, sostegno contro morbo di Parkinson e di Alzheimer.

Quindi, ascolta il tuo Dna!

Fonte| "Understanding the role of bitter taste perception in coffee, tea and alcohol consumption through Mendelian randomization" pubblicato su Nature il 15 novembre 2018

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