Se per controllo si intende una forma adeguata di verifica dell’andamento delle cose, possiamo considerarlo una strategia funzionale e utile. Quando, invece, diventa un bisogno molto radicato nella vita della persona e la sola idea di perderlo genera spaesamento, inquietudine, nervosismo, spavento o terrore, allora parliamo di ipercontrollo.
La mania di controllo è un “tentativo di prevenire l’imprevedibilità e la variabilità del comportamento altrui e delle situazioni”.
La mania di controllo si manifesta quando non si riesce a vivere le situazioni incerte con serenità, si ha sempre paura di commettere errori, si ha difficoltà a gestire lo stress, si sente un bisogno costante di essere rassicurato, non si prova fiducia nelle capacità altrui, ci si sente addosso un eccessivo senso di responsabilità e non si riesce a lasciare al caso neanche il dettaglio più insignificante.
I fattori che predispongono all’ipercontrollo sono l'intolleranza per l’incertezza e l’ignoto, la difficoltà a gestire lo stress, il timore di commettere errori o il perfezionismo eccessivo, un senso di responsabilità eccessivo, il bisogno di sicurezza e la sfiducia negli altri.
Il bisogno di controllo si accompagna spesso a intransigenza, perfezionismo, rigidità e distacco. La persona si sforza di fare ordine, di prevedere l’imprevedibile, di non farsi trovare impreparata. Non si tratta di impegno e di responsabilità, ma di un bisogno interiore.
Il bisogno di controllo aiuta a mantenere l’immagine ideale di sé, di indipendenza ed efficienza, ma diventa una maschera che blocca la spontaneità della persona.
L’ipercontrollo può essere considerato un difetto nell’interpretazione del pericolo e dell’imprevisto, cui si accompagna una sottovalutazione delle capacità individuali di farvi fronte. Alla base comunque c’è una credenza illusoria: che il mondo e la vita possano e debbano essere sotto controllo (cosa pressoché impossibile!).
L’ipercontrollo non è dunque sinonimo di diligenza, senso del dovere e scrupolosità. È piuttosto il risultato di credenze disfunzionali che possono diventare una gabbia, causando il persistere di quell’ansia da cui ci si tenta di proteggere.
Le principali dinamiche comportamentali che vengono messe in atto da chi soffre di manie di controllo, e che quindi permettono di riconoscerle, sono:
L’ipercontrollo non si manifesta solo con l’intolleranza per l’incertezza o la difficoltà a gestire le situazioni di stress emotivo, ma anche con un comportamento “asfissiante” verso le persone che ci circondano. Il bisogno di controllare le persone, infatti, nasce dalla necessità che tutto proceda secondo la volontà del ‘controllore’ utilizzando ogni mezzo, dalla manipolazione, sino alla violenza psicologica e fisica per mantenere lo status quo della relazione.
L’idea che le cose possano andare diversamente da come programmato, scatena nella persona stati d’ansia con conseguente frustrazione e aggressività. Inoltre ogni pensiero diverso dal proprio viene rifiutato e/o considerato come una minaccia.
Il bisogno ossessivo di controllo coinvolge:
Essere maniaci del controllo vuol dire essere incapaci di gestire il pericolo e l’imprevisto. Le persone ipercontrollanti hanno una scarsa autostima, che gli fa credere di non essere in grado di affrontare le situazioni. Accanto alla paura di deludere gli altri, di mostrarsi vulnerabili, di tradire la fiducia che gli altri hanno riposto in te, c’è il costante sospetto di essere traditi e di non aver ricevuto in cambio nulla rispetto a quello che si ha donato.
Generalmente, il ricordo negativo di una esperienza di “mancanza di controllo” terrorizza la persona, che, per scongiurare tale evenienza, evita tutte le situazioni simili, rinforzando tuttavia il circuito dell’ansia.
Tutto questo si riflette sul fisico: la mania di controllo provoca infatti uno stato continuo di tensione muscolare, di rigidità corporea. La conseguenza è un costante senso di stanchezza e spossatezza.
A livello emotivo, invece, l’ipercontrollo blocca le emozioni profonde: sensi di colpa, rabbia, tristezza rimangono inespressi, generando un senso di frustrazione.
Il bisogno disperato di esercitare forme di controllo sul partner e giudicarlo in ogni azione che compie è ritenuta dai psicologi una vera e propria “ossessione” che mina al rapporto di coppia e al proprio benessere psicologico.
Il bisogno di controllo dell’altro si esercita attraverso controlli e giudizi denigranti. Ci si aspetta che l’altro faccia tutto alla perfezione. Si spiano gli accessi ai social, gli sms, la posta elettronica. Si pretende che l’altro sia perennemente impeccabile e all’altezza della situazione. L’altro che ci deve far sentire al centro del suo universo e si pretende che le sue attenzioni e la sua vita giri tutta intorno a sé.
La persona che ha bisogno di controllare vive in uno stato perenne di ansia e di malessere, che riesce a placare solo nel momento in cui ha sotto controllo la situazione.
Ovviamente chi vive vicino a questi individui percepisce un malessere quasi soffocante e ha l'impressione di non essere protagonista della propria vita, dato che è sempre controllata da qualcun altro. Inoltre non ha uno spazio e un tempo personale per esprimere liberamente emozioni e desideri.
Coloro che hanno questo atteggiamento ipercontrollante anche sul lavoro possono portare a situazioni disastrose perché bloccano la creatività dei collaboratori e li demotivano.
Per contrastare le proprie manie di controllo nei confronti del partner occorrerebbe:
Naturalmente ci sono casi in cui il bisogno di controllo è una spia di problemi più gravi come i disturbi d’ansia e di alcuni disturbi di personalità: in casi come questi è bene rivolgersi ad uno specialista. Ma nei casi meno gravi puoi mettere in atto alcune strategie per imparare a limitare o superare la mania di controllo.
La prima regola è: imparare a guardare il flusso delle cose, senza necessariamente dover intervenire, lasciando alcuni dettagli al caso. Imparare, insomma, ad essere un po’ fatalisti. Così vale anche per gli affetti: devi lasciare ai tuoi cari lo spazio per prendere decisioni in autonomia.
La seconda regola è: gli errori non sono necessariamente qualcosa di negativo. Devi smetterla di considerarli come delle etichette che ti si attaccano addosso e ti definiscono: la tua personalità è molto più complessa. Dagli errori si può imparare e soprattutto, piuttosto che focalizzarsi sulle scelte sbagliate, prova ad analizzare i tuoi bisogni e a capire cosa c’è alla base delle tue decisioni.
La terza regola è: impara a delegare. Non tutto può andare esattamente come vuoi che vada, devi imparare a fidarti del giudizio e delle capacità altrui.
Infine, ultima ma preziosa regola: cerca di uscire dall’ordinario. Impara a deviare dalla routine e capirai che affrontare le novità significa soprattutto acquisire stimoli ed energie nuove.