Sui social aumentano i contenuti sulla salute mentale, ma può esserci un risvolto negativo: le autodiagnosi

Quante volte facendo scrolling ci imbattiamo in contenuti del tipo “come ho scoperto di soffrire di questo disturbo” seguito da una lista di sintomi legati a quella specifica condizione. Sottinteso: se anche tu manifesti queste problematiche, allora hai lo stesso disturbo. In realtà non è proprio così. Il meccanismo dell’autodiagnosi rischia di patologizzare quelle che sono esperienze fisiologiche. Proviamo a capire meglio.
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Dott.ssa Samanta Travini Psicologa Psicoterapeuta
8 Dicembre 2023 * ultima modifica il 08/12/2023

Negli ultimi anni si è notato un aumento di attenzione rispetto al tema della salute mentale. Questo aspetto è sicuramente positivo in quanto ha permesso di non percepire i disturbi mentali più come un tabù, qualcosa da nascondere e di cui vergognarsi. Al contrario è cresciuto l’interesse verso aspetti legati alla salute mentale con un progressivo aumento delle richieste d’aiuto, soprattutto da parte dei più giovani.

Questa maggior diffusione di informazione di carattere medico sui social ha però un risvolto negativo se porta a una autodiagnosi.

I sintomi e i relativi disturbi sono diversi in tutti e per questo auto diagnosticarsi una malattia mentale basandosi sull'esperienza di qualcun altro o su un elenco di sintomi non ha alcun senso.

La spinta a cercare informazioni di natura medica su internet è dettata dalla necessità di sapere, di avere informazioni immediate e rassicuranti. Purtroppo questo non sempre accade e invece di placare l’ansia quello che si legge potrebbe far agitare ulteriormente, magari senza motivo, perché si è caduti in un’autodiagnosi scorretta. Rischiando, se non si è esperti, di non essere in grado di distinguere notizie vere dalle fake news.

Una autodiagnosi sbagliata può portare a dei trattamenti non corretti e potenzialmente pericolosi per la salute.

È importante ricordare che i sintomi di un disturbo mentale lo rendono tale sulla base di criteri di frequenza, di incidenza sulla vita degli individui e molti altri aspetti presi in considerazione dal clinico.

Soffermandosi solo sui sintomi si corre il rischio di patologizzare esperienze fisiologiche.

La ricerca di informazioni mediche sui social può portare a una dipendenza digitale chiamata cybercondria che induce gli individui a fare autodiagnosi cercando sul web la risposta a sintomatologie comuni, fisiche o psicologiche, ed evitando di ricorrere a un consulto medico-specialistico.

Inoltre questa diffusione di informazioni può essere dannosa anche per chi condivide un malessere personale: le attenzioni che si ricevono funzionano da rinforzo positivo per il mantenimento dei sintomi, prolungando o aggravando il disturbo.

Sarebbe perciò importante una maggiore educazione alla ricerca online in modo da cercare notizie sicure ed affidabili, ricordandoci che non troveremo contenuti che ci daranno risposte certe rispetto ai nostri dubbi.

Queste informazioni devono solo incoraggiarci a rivolgerci a uno specialista e lasciare a lui il compito di fare diagnosi.

Laureata in psicologia clinica dello sviluppo e neuropsicologia, si occupa di sostegno psicologico per individui, coppie e famiglie con particolare attenzione altro…