Tra aspettative e domande inopportune, gli errori da non fare al primo appuntamento

Se non indicato espressamente, le informazioni riportate in questa pagina sono da intendersi come non riconosciute da uno studio medico-scientifico.
Il segreto dell’attrazione è la naturalezza, da “portare” con sé al primo appuntamento. ci sono poi domande che non andrebbero fatte e monologhi da evitare. Ne abbiamo parlato con la scrittrice e love coach Mary G. Baccaglini.
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Gaia Cortese 22 Dicembre 2022

La scelta del luogo. L'indecisione sull'outfit. E mille altre paranoie. Al primo appuntamento con una persona che ci interessa, è difficile arrivare rilassati.

Al primo appuntamento, infatti, non si ha solo il timore di non piacere, ma anche quello di trovarsi in una situazione di disagio, di scoprire quanto poco gradevole sia l'altra persona e di vedere ogni aspettativa delusa.

Abbiamo trattato la questione con la scrittrice e love coach Mary Baccaglini, non caso parlando anche delle aspettative, e abbiamo scoperto che a mettere a rischio il successo di un primo appuntamento sono soprattutto alcune domande scomode.

Quali sono i più comuni errori che si fanno al primo appuntamento?

Va innanzitutto fatta una premessa doverosa: non ci possono essere strategie giuste per tutti perché un segreto dell’attrazione è la naturalezza. Anche perché, se esci con uomo e il tuo focus è “voglio piacergli”, automaticamente rischi di non chiederti se effettivamente lui ti piace. Così, nella frenesia di piacergli finisci per avere fretta, non scegliere e mostrarti per quello che non sei.

Quindi meglio non usare strategie impostate, considerando tuttavia che ci sono cose che devi evitare di fare, come certe domande. Attenzione, non è una tattica. È semplicemente psicologia umana perché di fatto stai uscendo con uno sconosciuto e non puoi permetterti di essere invadente con domande inappropriate.

La prima domanda da NON fare?

Non chiedere dell’ex perché di fatto si rischia di aprire un vaso di Pandora che poi non si sa come chiudere. Non puoi sapere se l'altra persona si è appena lasciata o se il rapporto è stato rovinoso, di conseguenza rischi di mettere chi hai di fronte in condizione di risponderti e quindi di riaprire vecchie ferite.

Altre domande sconvenienti?

“Perché sei single?” è in genere una domanda molto gettonata, da non fare mai perché facendola sei invadente e oltretutto non esiste una risposta certa. Altra domanda sconveniente è: “Con quante persone stai uscendo?”. Anche questa molto gettonata, ma da evitare perché se una donna la fa ad un uomo, il sottotesto è che lui è un playboy e che lei è una delle tante e quindi automaticamente la donna va a sminuire se stessa; diversamente, se è l’uomo a farla ad una donna, è comunque imbarazzante perché può apparire come un insulto; di sicuro è una domanda che non va fatta.

È una domanda scomoda anche tra due persone che si conoscono su un'app di incontri e si piacciono. Al primo appuntamento non puoi avere la pretesa di essere l’unica persona in quel momento e, fino quando non c'è l'esclusiva, chiunque ha il diritto conoscere più persone contemporaneamente. Un conto se sei fidanzato, ma se sei su un'app come Tinder e ti stai sentendo con due persone, come fai a scegliere sulla base della "non conoscenza"?

Queste sono un po’ le domande che non vanno fatte perché mettono in imbarazzo. E poi c'è la domanda: “Cosa stai cercando?”, una frase sbagliata perché se significa “Cosa stai cercando da me?”, come fai a rispondere a questa domanda, se ancora non conosci bene chi hai di fronte? È una domanda utile se lo scopo è quello di capire in che momento della vita si trova una persona: vuole un’avventura, vuole una storia? Se in questo senso le due persone sono allineate, domandarlo è un modo per capire se ha senso iniziare una conoscenza, ma “Cosa stai cercando da me?” è una domanda da bollino rosso che porta inevitabilmente le persone a mentire.

C’è anche chi rischia anche di parlare troppo…

È una di quelle cose che si fa fatica a definire, se veramente uno dei due stia parlando troppo o no. Secondo me la regola è evitare i monologhi. Uno scambio va bene, ma se fai un monologo e l’altro sta pensando già ad altro, non va bene. Io consiglio sempre di parlare di se stessi, perché succede spesso di uscire con una persona e non capire niente di come sia o cosa voglia, e questo è un problema.

"La prima impressione conta e non c’è una seconda occasione per fare una buona prima impressione".

Quindi meglio evitare il monologo, ma piuttosto favorire una conversazione con uno scambio di informazioni. Raccontare qualcosa di te sapendo che quello che dici servirà all’altro per farsi un’opinione non è sbagliato, anzi. Oltretutto la prima impressione è quella più difficile da sradicare: se passi ore a parlare del lavoro, passerai per uno stakanovista, se parli solo del tuo cane sembrerà che nella tua vita ci sia solo quello. L'abito fa il monaco? Sì, è dimostrato dalle neuroscienze. E come dicono gli americani, la prima impressione conta e non c’è una seconda occasione per fare una buona prima impressione. Devi sempre ricordare che quello che dici determina l’opinione che l’altro avrà di te.

Come comportarsi se l’altro non chiede nulla di te?

Da evitare innanzitutto la domanda “Tu non hai curiosità su di me?”. Con questa domanda l'altro potrà farti una domanda, ma sarà poco naturale, oppure rispondere che non ha alcuna curiosità. Questa situazione ha due risvolti: l'altra persona non è interessata a una conoscenza o è in imbarazzo a fare domande personali. Entrambe le possibilità ti permettono di farti un’idea di quella persona. C’è da preoccuparsi? Se la persona è disinteressata, sì. Diversamente dipende da te, se la cosa ti fa stare bene o meno. In alternativa, si può provare a raccontare qualcosa di sé e chiedergli “E tu?”, così da creare uno scambio di informazioni.

Quanto è rischioso andare ad un appuntamento con troppe aspettative?

Le aspettative sono sempre sabotanti, perché le creiamo secondo la nostra struttura psicologica, secondo l’educazione ricevuta e secondo i nostri sogni; di conseguenza non mettendo al corrente l’altro delle nostre aspettative, è quasi impossibile che l’altro riesca a soddisfarle perché ha una struttura differente. Le aspettative sono umane, quello che puoi fare è imparare a gestirle. Come? Uscendo con un uomo senza pensare che sarà l’uomo della tua vita, ma piuttosto spostando il focus sulla serata, proponendosi di passarla nel modo migliore possibile, qualsiasi cosa significhi per te. Se ti concentri su questo, essendo aspettative basate sulla tua persona, difficilmente saranno dannose.

E dopo il primo appuntamento, come è meglio comportarsi?

Voglio rispondere raccontando la storia di una mia corsista. Era uscita con uomo che dopo il primo appuntamento non l’aveva più richiamata. Le ho quindi chiesto se non fosse stata un po’ respingente, magari aggressiva o sarcastica, e lei mi risponde che forse in parte lo era stata. A quel punto le ho suggerito di scrivergli, nonostante fosse convinta che non fosse una cosa da fare. In verità, pensare che non si debba scrivere per prima a un uomo è una strategia disfunzionale: nessuno al mondo può decidere se sia giusto o meno che l’uomo scriva. Perché deve essere per forza lui? Non è infatti detto che al primo appuntamento lui abbia percepito il tuo interesse nei suoi confronti.

Alla fine lei gli ha scritto e si sono rivisti. Lui non aveva capito di interessargli e rivedersi ha permesso loro di chiarirsi. Queste due persone oggi convivono. Siamo proprio sicuri che quello che abbiamo fatto trasparire durante un primo appuntamento sia quello che l’altro ha capito? In casi "dubbi", non c'è nulla di male a scrivere un messaggio se vogliamo rivedere una persona: se poi a questo messaggio, come risposta, c’è freddezza, allora è il momento di cancellare quel numero dalla propria rubrica telefonica.